L’apicoltura rappresenta perfettamente l’integrazione tra ambiente, animali e uomo: la “società delle api” è un concreto esempio di equilibrio nelle interazioni tra gli insetti e con l’ambiente, da cui derivano, tra l’altro, i prodotti alimentari che vengono poi utilizzati dall’uomo.
Questo ha detto Giovanni Leonardi, a capo del dipartimento One Health del ministero della Salute, nel suo intervento al workshop “Sanità e apicoltura: sfide e opportunità”.
Dottor Leonardi, perché proprio l’apicoltura?
Non possiamo dimenticare il ruolo delle api come sentinelle ambientali e come la loro sopravvivenza possa essere influenzata dall’attività umana. Un apiario sano e con prodotti sicuri indica un modello integrato e sostenibile di produzione con il coinvolgimento, non solo dell’area agricolo-zootecnica, ma anche del settore industriale della produzione di fitofarmaci, di farmaci veterinari e del settore alimentare fino alla tavola dei consumatori.
Questa peculiarità della produzione apistica porta naturalmente ad adottare una modalità di intervento non più puntiforme (insorge la malattia, si risponde con la terapia) ma secondo un imprescindibile approccio One Health. Vuol dire che in caso di malattia si osserva com’è gestita l’arnia, com’è l’ambiente agricolo attorno all’apiario, quali fitofarmaci o contaminanti sono presenti, quali farmaci si possono somministrare, quali residui ricercare nei prodotti etc. In questo senso l’apicoltura rappresenta un modello “didattico” replicabile.
Ha definito le api “un ottimo modello di One Health”. Cosa rende questi insetti così preziosi non solo per la biodiversità, ma anche per la ricerca scientifica e per la comprensione dei sistemi sociali complessi?
Le api ci proiettano naturalmente verso una visione One Health, sono un ponte tra l’ambiente, l’agricoltura, l’allevamento e la produzione di alimenti. Come dicevo, abbiamo visto negli ultimi anni come le api siano vere e proprie sentinelle della salute degli ecosistemi e come la loro moria comporti danni irreparabili all’impollinazione e quindi alla biodiversità. Il mondo della ricerca, pubblica e privata, si è fatto carico sia nel cercare di individuare le singole molecole di contaminanti ambientali per cui le api possono essere utilizzate come indicatori di presenza, sia nel trovare soluzioni alternative all’utilizzo di fitofarmaci tossici.
Ha parlato di “intelligenza di sciame” e di “organismo multidisciplinare”: può spiegare come queste caratteristiche naturali delle api possano ispirare nuove strategie di cooperazione e resilienza anche nel campo della sanità pubblica?
Le api rappresentano un modello particolare di organizzazione che concretamente ci porta a definire l’alveare come un unico organismo vivente di cui le singole api costituiscono le cellule specializzate nei vari compiti (riproduzione, ricerca di cibo, pulizia ecc.). In tale ottica la similitudine con la sanità pubblica appare chiarissima. Chiunque sia chiamato a concorrere all’obiettivo “salute”, che sia pubblico o privato, che sia produttore o consumatore, non può pensare di operare in maniera autonoma perché, come un’ape senza alveare, è destinato a fallire.
Sul piano tecnico, il ministero sta lavorando all’applicazione del nuovo sistema di registrazione e identificazione degli alveari previsto dall’Animal Health Law. In che modo questo strumento rafforzerà la sorveglianza epidemiologica e la capacità di risposta alle malattie delle api?
Il sistema di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali (sistema I&R), rappresenta uno degli strumenti individuati dal Regolamento europeo 2016/429 necessari per raggiungere l’obiettivo di rafforzare la prevenzione delle malattie che colpiscono gli animali. L’inserimento nella Banca dati nazionale di informazioni sugli allevamenti con l’identificazione dei proprietari e dei singoli apiari, la georeferenziazione degli apiari, la registrazione dei furti e delle movimentazioni, la segnalazione obbligatoria alle autorità competenti di morie di api anomale, permetteranno di sviluppare un sistema di epidemio-sorveglianza in grado di prevenire e controllare le principali patologie che interessano il settore.
Guardando al futuro, quali sono le priorità per consolidare la rete tra istituzioni, mondo scientifico e apicoltori, e per trasformare la salute delle api in un vero indicatore dello stato di salute del nostro ecosistema?
Faccio una premessa. La crescente attenzione del ministero della Salute al settore apistico si è consolidata negli anni, ponendo l’Italia tra i Paesi europei più avanzati nella tutela e nello studio delle api. Già nel 2003, con l’istituzione presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie del Centro di referenza nazionale per l’apicoltura, si gettarono le basi di una collaborazione stabile tra ricerca, controllo sanitario e supporto tecnico agli operatori. Un riconoscimento internazionale è arrivato nel 2022, quando la Fao ha designato lo stesso Izs delle Venezie, insieme all’Izs del Lazio e della Toscana, come Centro di referenza per l’apicoltura, la salute delle api e la biosicurezza, confermando l’eccellenza scientifica raggiunta in questi anni.

Detto ciò, stiamo lavorando con gli operatori del settore su nuovi piani strategici che ci permetteranno di sviluppare attività di controllo, sorveglianza e prevenzione finalizzati a sistemi di epidemio-sorveglianza in grado di monitorare l’andamento o lo sviluppo di nuove malattie o emergenze (come ad esempio il problema del coleottero aethina tumina) e di stimolare nuovi percorsi di ricerca per lo studio di soluzioni adeguate al problema.
Sul piano operativo, si rafforzano anche gli strumenti giuridici e di governance: accordi e memorandum d’intesa favoriscono lo scambio di dati, la consultazione scientifica e la condivisione delle migliori pratiche. Parallelamente, la formazione obbligatoria per gli operatori diventa leva strategica per diffondere modelli produttivi sostenibili e valorizzare il ruolo degli apicoltori quali vere e proprie “sentinelle del territorio”, capaci di rilevare tempestivamente i segnali di alterazione degli ecosistemi.
Guardando al futuro, la priorità è consolidare questa rete di sinergie tra istituzioni, mondo scientifico e realtà produttive, affinché la salute delle api diventi un indicatore stabile e riconosciuto dello stato di salute ambientale complessivo. In un’epoca segnata da cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e crisi degli habitat naturali, le api non sono soltanto produttrici di miele: sono la voce anticipatrice della salute del pianeta.
Apicoltore Moderno