“salvaguardia e selezione in purezza dell’ape italiana Apis Mellifera Ligustica Spinola e dell’Apis Mellifera Sicula Montagano e incentivazione dell’impiego di api regine italiane con provenienza da centri di selezione genetica” Vi alleghiamo, in anteprima, l’inserto speciale “Ape Italiana” che il CRT4 ha prodotto e veicolato attraverso la Rivista APITALIA.
Cosa si diceva dell’APE SICULA
(pubblicato sulla rivista APITALIA n. 10 del 1992)
C’è anche l’ape sicula: una razza da recuperare
L’Apis mellifjca Sicula é stata riconosciuta come specie a sè stante nel Congresso Internazionale di Apicoltura del 1911, da allora ha suscitato interesse in alcuni studiosi quali: Grassi, Giavarini, Vecchi, Alber, Badino; essa rappresenta una parte del nostro patrimonio biologico ed è il risultato dell’adattamento spontaneo e millenario alle condizioni pedo-climatiche estreme delle regioni meridionali realizzatosi in condizioni di assoluto isolamento.
In Sicilia esistono, anzi sarebbe meglio dire esistevano, due linee geneticamente distinte, una diffusa nella Sicilia Orientale importata dai colonizzatori greci e la seconda, tipica della Sicilia Occidentale, introdotta dagli arabi circa mille anni fa.
L’interesse scientifico per Questa ape non è mai andato oltre la pura e semplice classificazione contrariamente alla ligustica che è stata oggetto di intensa pressione selettiva.
Massicce importazioni di api ligustiche hanno portato alla quasi completa estinzione dell’ape sicula nella parte orientale della Sicilia mentre è possibile trovare dei ceppi con prevalente carattere di questa razza nelle zone centro-occidentali; la commistione delle due razze in modo incontrollato ed irrazionale ha portato alla formazione di ibridi di vario tipo.
Per molti anni e quindi per molte generazioni di api non è stato possibile avere una completa separazione del materiale genetico pertanto la razza Sicula, come unica razza geografica, risulta attualmente fortemente compromessa. Vi sono però varie considerazioni ed esperienze che ci inducono a pensare ad una riselezione dell’ Apis mellifica Sicula.
Abbiamo osservato e registrato, fin dal 1987, il comportamento di alcuni ceppi di ape sicula provenienti da varie parti della provincia di Trapani reperiti grazie alla fattiva collaborazione dei soci dell’Associazione provinciale “La Regina” e confrontati con ceppi di ligustica provenienti dal Veneto sui seguenti aspetti di interesse pratico: produttività, adattabilità all’ambiente, docilità, resistenza alle malattie e sciamatura.
Le produzioni sono paragonabili e in famiglie di uguale forza non si notano differenze significative; l’ape sicula sfrutta forse meno intensamente le grandi fioriture, ma non conosce soste anche in condizioni ambientali estremamente difficili quali elevate temperature, siccità, scarsità di fioriture, mostrando così il suo perfetto millenario adattamento.
I ceppi originari mostrano tutti una certa aggressività, recentemente sono state isolate alcune famiglie con particolari caratteristiche di docilità e di tenuta del favo e si è cercato di mantenere inalterata la spiccata tendenza alla pulizia dei favi che si traduce in una particolare resistenza alle malattie della covata.
Mediamente si deve registrare una maggiore tendenza alla sciamatura, con l’allevamento di molte decine di celle reali, in concomitanza con la fioritura del mandorlo, tendenza che deriva dal forte sviluppo della covata durante il periodo invernale, non dobbiamo dimenticare però che stiamo trattando di un’ape che non ha mai subito pressioni selettive.
È facile dimostrare, tramite le pubblicazioni del tempo, che l’ape ligustica presentava, tra la fine dell’ottocento e l’inizio di questo secolo, tante caratteristiche negative che solo la lunga azione selettiva operata dall’uomo ha potuto mitigare o eliminare.
L’ape sicula non é mai stata sottoposta a selezione anzi, il vecchio “Aparo” operava inconsapevolmente una selezione negativa favorendo la produzione di sciami ed il rinnovo spontaneo delle regine che, se non opportunamente pilotato, porta alla naturale prevalenza degli ecotipi più aggressivi.
Con queste premesse e con il materiale genetico reperibile è stata tentata una prima fase di recupero secondo un criterio prettamente fenotipico operando delle scelte in base alla colorazione del corpo, alle caratteristiche delle ali ed al comportamento che rappresentano parziali espressioni del materiale genetico.
Per mantenere ed accrescere il numero di famiglie con caratteristiche interessanti è stato utilizzato l’accoppiamento naturale in periodo autunnale dopo aver stimolato la produzione di fuchi con prevalente carattere di ape sicula.
Questa prima fase oltre a confermarci la fattibilità della selezione ha gettato le premesse per una più ampia collaborazione di enti interessati, indispensabile per portare avanti con successo questa difficile e lunga operazione.
E’ quasi scomparsa dopo le massicce introduzioni di ligustica dal “continente”. Eppure anche l’ape sicula rappresenta un prezioso patrimonio biologico. E’ un’ape instancabile; lavora senza sosta anche con le elevate temperature, la siccità, la carenza di fioriture. Dopo il caos biologico si sta tentando il recupero. Un progetto per il salvataggio della razza.
Nel 1990 ha avuto inizio un rapporto di collaborazione tra il prof Stampa, presidente dell’associazione provinciale apicoltori “La Regina” e la Dott.ssa Bruckner, biologa ricercatrice di Apidologia dell’Università di Brema; alcune regine fecondate naturalmente, scelte tra quelle in allevamento a Trapani, sono State inviate all’Università di Brema per una più approfondita indagine biochimica. I risultati, confrontati con il lavoro di Badino (1985), hanno permesso di ricavare delle utili informazioni per la pianificazione della seconda fase.
La necessità di minimizzare l’ibridismo nelle generazioni future e di pianificare con certezza una discendenza genealogica controllata ci ha fatto scegliere la via della inseminazione strumentale.
È evidente che un lavoro così complesso e presumibilmente della durata di alcuni anni non può essere affrontato e sostenuto soltanto dalla buona volontà di singole persone, per tale motivo si è creato un pool di esclusivo interesse scientifico costituito da tre parteners: l’Università di Brema nella persona della Dott.ssa Bruckner e dei suoi collaboratori Dott.ssa Tiemann e Dr. Schmidt-Uhlenkamp; l’ispettorato Ripartimentale delle Foreste nella persona del Dott. Cavarretta; l’Associazione Provinciale Apicoltori “La Regina” nella persona dci Prof. Stampa.
La seconda fase, attualmente in corso, ha avuto inizio nell’autunno del 1991 con la produzione di 120 regine, provenienti da famiglie scelte negli anni precedenti, che sono state introdotte in altrettanti alveari suddivisi in tre apiari. Le nuove famiglie così ottenute saranno tenute sollo osservazione per tutta la durata della campagna produttiva 1992.
Utilizzando il laboratorio attrezzato e messo a disposizione dall’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste si stanno eseguendo sia le necessarie misure bio-metriche sia le inseminazioni strumentali, i ceppi che mostreranno le migliori caratteristiche sia morfologiche che comportamentali verranno ulteriormente selezionati in base alle risultanze di accurati controlli biochimici con metodi elettroforetici.
Stiamo tentando in questo modo di ottenere una o più linee che andranno a costituire quel serbatoio genetico stabilizzato indispensabile per il proseguimento del piano di selezione attivato.
A conclusione di questa breve relazione mi si conceda una banale considerazione ed una domanda; è stato sicuramente molto facile introdurre in Sicilia delle famiglie di razza Ligustica, non si sa con quali vantaggi, creando un indescrivibile caos biologico ma, altrettanto sicuramente occorrerà un enorme impiego di risorse umane cd economiche per tentare di rimediare al mal fatto sperando di poterci riuscire. Non sarebbe meglio, invece di forzare la mano alla natura, cercare di migliorare ciò che già esiste? CRT4-Inserto_Ape_Italiana.pdf
Vincenzo Stampa