All’inizio della primavera, o durante la stagione apistica, quando il nido si riempie di covata e provviste e le api imbiancano la parte superiore dei favi nel nido, è tempo di inserire il melario, anche se studi recenti hanno dimostrato che può essere tardi. Questo perché, quando le api costruiscono cera nuova sulla parte superiore dei favi, in mancanza dei favi da melario il nido si è già intasato di miele e polline, questo comporta una notevole riduzione della covata, causando un forte calo di bottinatrici proprio nel momento indispensabile all’importazione.
Il nido essendosi ristretto, per mancanza di spazio, favorisce l’ozio delle api bottinatrici che sostano davanti all’ingresso favorendo la sciamatura, con perdita di raccolto in quanto i fiori non aspettano nessuno.L’apposizione del melario contenente favi vuoti, evita la congestione nel nido, stimola la raccolta del nettare e la deposizione della regina. Per attirare subito le api bottinatrici nel melario si suggerisce di spruzzare i favi vuoti con acqua zuccherata, dato che è controproducente inserire l’escludi regina, prima che le api si sono impossessate del melario, perché favorirebbe la congestione del nido stimolando la sciamatura, mentre quando si è sicuri che le api bottinatrici abbiano preso possesso del melario, in altre parole stanno già immagazzinando il nettare nel melario, s’inserisce l’escludi regina assicurandosi però che la regina, non vi sia già trasferita avendo trovato celle vuote per la deposizione.
Perché la regina, quando trova i favi nel nido pieni di covata e provviste, può trasferirsi nel melario a deporre, per evitare che ciò avviene s’inserisce l’ escludi regina, che favorisce solo il passaggio delle api, tra il nido dove avviene la produzione di materiale biologico e il melario, un vero e proprio laboratorio chimico dove avviene la trasformazione del nettare in miele.
Per chi pratica l’apicoltura biologica, l’uso dell’escludi regina è obbligatorio, poiché, il regolamento CE 1804/99 sulla zootecnia biologica al punto 8.4 recita testualmente “è vietato l’impiego di favi che contengono covata per l’estrazione del miele”. L’apicoltore quindi deve già incominciare a valutare all’interno degli alveari le condizioni d’igiene e salubrità dei prodotti delle api. Anche se poi le condizioni d’igiene e salubrità dei prodotti dell’alveare s’incominciano già a valutare nel corso delle visite che si fanno alle aziende apistiche, quando si osserva che tutto intorno all’apiario e al laboratorio prevale la sporcizia e il disordine più assoluto.
Analizziamo adesso in dettaglio i molteplici vantaggi dell’escludi regina che sono:
- l’assenza di covata nel melario migliora la qualità del miele, in particolare quelli chiari che possono assorbire sapori estranei dalle celle che hanno contenuto covata;
- i telaini da melario, privi del contenuto di covata, non sono attaccati dalla tarma della cera, quando sono depositati in magazzino;
- la riduzione del rischio di orfanizzare, la famiglia quando la regina si trova nel melario, durante il prelievo dei telaini di miele con il soffiatore;
- l’assenza totale della regina nel melario durante la ricerca;
- l’assenza di celle reali nel melario.
Mentre gli svantaggi, sull’uso dell’escludi regina, sono anch’essi molteplici e sono:
- la difficoltà delle api ad attraversare l’escludi regina per raggiungere il melario;
- fa aumentare l’intasamento d’api nel nido, nel momento che possono salire a melario, favorendo la sciamatura;
- la riduzione della ventilazione, poiché si creano numerosi vortici che ostacolano la circolazione d’aria fresca, comportando un notevole costo energetico nell’alveare perché le api devono interrompere le operazioni di raccolta, quando hanno la necessità prioritaria di mantenere costante il microclima nell’alveare;
- i fuchi trovandosi nel melario dopo l’inserimento dell’escludi regina sono condannati a morte certa, perché rimangono imprigionati nelle maglie dell’escludi regina nel tentativo d’uscire dal melario;
- l’apposizione della griglia richiede più lavoro, anche dovuto alla pulizia della rete dalla propoli e dalla cera.
Per far evitare alle api il passaggio attraverso l’escludi regina, molti apicoltori praticano sul melario inserito sopra al nido un foro, perché secondo loro quest’entrata e/o uscita secondaria permette di aumentare la produzione di miele grazie all’eliminazione dei fastidi che subiscono le api attraversando l’escludi regina.
Però da osservazioni eseguite, quest’uscita secondaria è insufficiente per la sua ridotta dimensione, infatti, in tempo d’importazione sulla parete del melario si notano assembramenti d’api che ostacolano il rientro delle bottinatrici e non incrementa la ventilazione. Personalmente, per l’alto costo dei melari non si condivide questo tipo di foratura sui melari, perché si rovinano facilmente e in magazzino non sono ben protetti dalla tarma della cera e dai topi.
Un ottimo sistema per by – pass l’escludi regina, ed incrementare la ventilazione negli alveari senza rovinarli, eliminando in parte gli svantaggi sopra citati e ottenere dei buoni risultati, con il minimo dispendio d’energia, sono descritti attraverso questi due metodi.
Il 1° metodo si applica all’inizio del raccolto, o durante una visita, quando ci accorgiamo che le api stanno già immagazzinando il nettare nel primo melario e la regina non si sia già trasferita a deporre, altrimenti la dobbiamo costringerla a farla scendere nel nido. Durante la visita s’inserisce l’escludi regina, tra il nido e il primo melario, e il secondo melario ma spostato all’indietro di 1,5 centimetri, ( foto 1) creando così una seconda entrata e/o uscita sovrastante l’ingresso principale, sul primo melario.
Le bottinatrici che ritornano dai campi, con questa nuova entrata e/o uscita secondaria a diretto contatto con il deposito degli alimenti, risparmiano tempo e fatica nell’ascesa a melario.
I fuchi che durante l’inserimento della griglia escludi regina restano nel deposito degli alimenti, possono uscire da quest’entrata e/o uscita secondaria posta nella parte alta dell’alveare, senza rischiare di rimanere imprigionati nelle maglie dell’escludi regina.
La messa in opera di questa nuova entrata e/o uscita crea condizioni ambientali di microclima interno all’alveare tale da richiedere un consumo d’energia minimo da parte delle api, per assicurare la termoneutralità nell’alveare. Infatti, le api ventilatrici, creando una leggera sovrappressione sull’ingresso principale immettono aria fresca nell’alveare, tale da far uscire l’aria calda interna carica d’umidità dovuta alla disidratazione del nettare dal primo melario, attraverso la seconda entrata e/o uscita ottenuta dalla traslazione del secondo melario rispetto al primo, dove altre api ventilatrici creando una leggera depressione aspirano aria dall’alveare. Questo processo non inficia e non interrompe la maturazione del miele e l’opercolatura dei favi nel melario sottostante.
In estate molti apicoltori hanno cercato di migliorare la ventilazione negli alveari, sostituendo il coprifavo con una rete da zanzariera, che ha anche la funzione di raccogliere la propoli.
Tecnicamente questo sistema è sbagliato, perché togliendo il coprifavo, si crea l’equilibrio tra la temperatura e pressione interna con quell’esterna proprio quella che le api vogliono evitare. Questo comporta un super lavoro che le api ventilatrici dovranno sostenere, per abbassare la temperatura interna resa molto difficile dalla notevole dispersione di corrente d’aria, attraverso la sostituzione del coprifavo con la rete raccoglie propoli.
Ecco perché le api, per ripristinare di nuovo le caratteristiche interne all’alveare diverse da quelle esterne, si accingono immediatamente a propolizzare la rete, in quanto non svolge un’azione benefica nei loro riguardi.
Un’altra schiera d’apicoltori consiglia di allargare la porticina d’ingresso, per favorire la fuoriuscita dell’aria calda, senza prestare attenzione a come quest’aria deve essere rimpiazzata all’interno dell’alveare. Questo perché secondo loro è sufficiente espellere un certo quantitativo d’aria per poter raffreddare l’alveare, ma in questo modo costringono le api ventilatrici ad un notevole dispendio d’energie, per creare nello stesso tempo e nello stesso luogo una sovrappressione e una depressione.
Con la soluzione dei due ingressi e/o uscite proposte, si riduce lo stress e l’ascesa delle api a melario, l’attraversamento della griglia escludi regina e l’inversione dei melari vuoti sotto a quelli pieni, anche se in pratica è stato dimostrato che in presenza d’importazione massiccia, non vi è riduzione del tempo d’immagazzinamento del nettare, quando il secondo melario vuoto è inserito sopra a quello pieno.
All’inizio della primavera quando le escursioni notturne sono notevoli, i due ingressi, trovandosi sulla stessa verticale, non creano un abbassamento consistente del microclima interno all’alveare, perché l’aria fresca che entra dalla porticina principale, l’ambisce solo la parete anteriore dell’alveare, per poi uscire dall’entrata e/o uscita secondaria posta all’estremità della pila dei melari.
Data la ridotta dimensione della seconda entrata e/o uscita, le api riescono egregiamente a difenderla dagli intrusi e il coperchio piano riesce benissimo a proteggerla dalla pioggia estiva.
Il 2° metodo si applica quando si sovrappone il terzo melario, si chiude l’entrata e/o l’uscita in precedenza realizzata spostando in avanti d’alcuni centimetri il secondo melario e aprire un’altra entrata e/o uscita, sovrastante l’ingresso principale sul secondo melario ( foto 2).
In estate se la temperatura si mantiene alta è costante, per migliorare la circolazione d’aria, invece di aprire la seconda entrata e/o uscita, sovrastante l’ingresso principale, si può aprire sul lato opposto. Perché la posizione di due ingressi diametralmente opposti, è sicuramente un buon sistema per permettere l’ottimale ricambio d’aria. Perché la corrente d’aria fresca che entra dalla porticina principale provocata dall’azione delle ventilatrici, o dovute al tiraggio termico causato dalla differenza di densità fra l’aria fredda e quella calda, oppure dal vento, l’ambisce tutta la superficie dei favi, riscaldandosi e arricchendosi d’umidità dovuta alla maturazione del miele, per poi uscire dall’entrata e/o dall’uscita secondaria opposta all’ingresso principale ubicata all’estremità del penultimo melario, facendo risparmiare energia alle api. Questo sistema di ventilazione per espellere l’aria calda ricca d’umidità e raffreddare l’alveare a parità di superficie aerante è il migliore in senso assoluto, perché permette di raggiungere e garantire prestazioni spesso non ottenibili con l’utilizzo di un solo ingresso o con le due entrate poste sulla stessa verticale.
La soluzione è ottima per chi ha alveari distanti tra loro, per apiari che hanno alveari accostati per lunghe file l’entrata e/o l’uscita secondaria posteriore, crea problemi nelle visite, perché, durante l’ispezione nell’alveare, l’apicoltore ostacola il volo delle bottinatrici che entrano ed escono dall’ingresso secondario e quando si tolgono i melari si crea un po’ di confusione per un paio di giorni affinché le api trovino il nuovo ingresso.
Per ovviare a questi problemi, a discapito dell’eccellente ventilazione, si consiglia che l’entrata e/o l’uscita si trovi sempre sulla verticale dell’ingresso principale (foto 2) ma lascio all’apicoltore regolarsi in funzione delle condizioni locali del suo apiario.
Pasquale Angrisani
Mi piace come descrivi le tecniche chiare e semplici visto che sono una principiante