Come veterinario/apicoltore gestisco un numero contenuto di alveari che utilizzo soprattutto per svolgere ricerche e per produrre miele per autoconsumo. Una quindicina di anni fa, in alcuni dei miei alveari ho sostituito i coprifavi in legno con dei coprifavi in polietilene: visti i risultati, negli anni successivi ho deciso di adottarli per tutte le mie arnie.
Con il presente articolo desidero condividere con gli altri apicoltori l’esperienza positiva che ho maturato sull’utilizzo del coprifavo in polietilene che ho ideato.
Fase costruttiva.
Per realizzare i coprifavi ho acquistato dei listelli di legno lunghi 2 metri, larghi 2,5 cm e con uno spessore di 1 cm, che ho tagliato e assemblato in modo da ottenere cornici di forma rettangolare e quadrata che si sovrapponessero esattamente al bordo superiore delle arnie da 6 – 10 e 12 favi. Mi sono procurato una bobina di polietilene larga 50 cm e dello spessore di 0,1 mm. Per assemblare i telai in legno e fissare a questi il polietilene ho utilizzato una graffettatrice. Per ritagliare a misura il polietilene ho impiegato un taglierino.
Importante: il foglio di polietilene deve avvolgere sia la parte superiore che inferiore della cornice di legno. Le api depositano solo un piccolo strato di propoli fra il bordo dell’arnia e il foglio di polietilene: in questo modo l’apicoltore non ha più la necessità di utilizzare la leva perché il coprifavo in polietilene si stacca dal bordo dell’arnia e si solleva con estrema facilità.
Per evitare che si creino delle intercapedini, dove potrebbero nidificare le formiche, bisogna posare il coprifavo in modo tale che il film di polietilene sia direttamente a contatto con il pannello isolante posto sotto il coprifavo.
Rispetto ai coprifavi in legno lo spazio tra le stecche porta favi e il coprifavo in polietilene aumenta di 1 o 2 cm in base allo spessore dei listelli di legno utilizzati per costruire le cornici.
Per riparare le api dal caldo e dal freddo è indispensabile posizionare un pannello isolante fra il tetto di lamiera e il coprifavo in polietilene. Le api non manifestato alcun disagio se viene ampliato lo spazio sopra le stecche portafavi; negli inverni molto rigidi, in questo spazio, diventa agevole posare pani di candito direttamente sopra il glomere così come fanno alcuni apicoltori che, raggiungono lo stesso obiettivo, capovolgendo il coprifavo di legno.
Considerazioni.
Numerosi apicoltori avevano sollevato obiezioni asserendo che l’intervento avrebbe creato seri problemi alle api favorendo la formazione di umidità e di condensa soprattutto nel periodo invernale. L’esperienza acquista in oltre tre decenni di attività apistica mi ha insegnato che questa situazione si verifica in tutte le arnie, sia che abbiano il coprifavo in polietilene che in legno, quando l’apicoltore, nella convinzione di evitare la dispersione di calore, le tiene ermeticamente chiuse garantendo la ventilazione esclusivamente attraverso una ridotta porticina d’ingresso. La condensa è praticamente inesistente nelle arnie dotate di fondo in rete. La si può riscontrare nelle arnie in polistirolo da 6 favi quando la piccola apertura in rete, posta sul fondo, viene ostruita da materiale vario o dalle api che muoiono durante l’inverno. Il coprifavo/tetto delle arnie in polistirolo da 6 favi ha le stesse dimensioni dell’arnia: se non viene posizionata una protezione (tetto in lamiera, ondulato, ecc.) spesso l’acqua piovana si infiltra sotto il coprifavo/tetto in polistirolo e si raccoglie fra questo e il coprifavo in polietilene.
Se lo spessore del foglio di polietilene è troppo sottile (0,05 mm) occasionalmente le api riescono a praticare dei piccoli fori e a venire a contatto con il pannello isolante. In questi casi si può utilizzare del nastro adesivo trasparente per chiudere i forellini. E consigliabile utilizzare polietilene con uno spessore di 0,1-0,2 mm perché è più resistente e le api non riescono a bucarlo. Il coprifavo in polietilene impedisce l’utilizzo del nutritore esterno (tipo Baravalle, a tazza, a depressione, ecc.) per cui, per somministrare lo sciroppo, si devono utilizzare i nutritori a tasca che possono essere impiegati anche come diaframmi.
Vantaggi.
L’impiego del coprifavo in polietilene offre la possibilità di osservare le api fra i favi in qualsiasi periodo dell’anno e a qualsiasi ora del giorno senza dover indossare la maschera. Gli alveari sono più leggeri. In media un coprifavo in legno pesa più di 2 Kg mentre un coprifavo in polietilene circa 150 gr. Dopo aver tolto il tetto è possibile:
- osservare le api in glomere nel periodo invernale anche quando la temperatura è di diversi gradi sotto zero.
- somministrare il candito anche in presenza di temperature molto rigide. Dal momento che il candito contenuto nei sacchetti ha uno spessore di alcuni centimetri,dopo aver riposizionato il coprifavo in polietilene, si deve comprimere il candito esercitando una pressione sul foglio di po
lietilene: lo spessore del candito si riduce perché penetra fra i favi per effetto della pressione esercitata con le mani. Per capire se le api in glomere se ne stanno cibandoè sufficiente ritornare in apiario dopo un paio di giorni, togliere il tetto e toccare coprifavo in polietilene dove si trova il candito: se le api lo stanno mangiando il candito sarà diventato caldo e avrà assunto una consistenza morbida.
- Sollevare il coprifavo in polietilene con facilità, senza far ricorso alla leva, perché le api depositano solo un lieve strato di propoli fra il polietilene che riveste la cornice e il legno dell’arnia.
- Verificare se bisogna dare spazio aggiungendo nuovi favi da nido: lo si capisce perché le api costruiscono ponti di cera fra le stecche portafavi e il foglio di polietilene e presidiano la parte esterna del diaframma.
- Capire se le api, più nervose ed agitate, si stanno preparando alla sciamatura.
- Accertare quale famiglia dell’apiario ha sciamato perchè il numero delle api sui favi si è improvvisamente ridotto.
- Verificare c’è stato uno spopolamento conseguente ad un avvelenamento acuto che ha impedito alle bottinatrici di far ritorno agli alveari.
- Controllare lo stato sanitario: togliendo velocemente il tetto, il polietilene trasparente permette di osservare se sulle stecche portafavi, oltre alle api, ci sono altri insetti o coleotteri come ad esempio l’Aethina tumida.
- Intuire la diffusione di forme batteriche o parassitarie che possono affliggere l’alveare: nei casi di peste, americana, peste europea, varroatosi, virosi e nosemiasi le api, oltre ad una progressiva riduzione numerica, manifestano un aumentato nervosismo e agitazione e a volte tremori.
- Confermare se è in corso un saccheggio dopo aver osservato un volo disordinato di api davanti ad un alveare.
Durante il raccolto il coprifavo in polietilene viene appoggiato sopra il melario. In questo modo è possibile verificare rapidamente se le api sono andate a melario, quanti favi hanno occupato, se c’è la necessità di aggiungere un nuovo melario.
Il primo melario è quasi pieno e le api richiedono la posa di un melario vuoto. Anche sopra il melario deve essere posato un tetto in lamiera coibentato.
Rispetto ai coprifavi in legno è raro rinvenire la presenza di formiche sotto i coperchi in lamiera. Nel corso dell’anno normalmente le api non costruiscono ponti di cera tra le stecche porta favi e il coprifavo in polietilene. E’ un’evenienza che si verifica nel periodo primaverile quando le api hanno bisogno di spazio, di nuovi telaini o della posa del melario.
A differenza del coprifavo in legno sono pochissime le api che restano aggrappate al coprifavo in polietilene: in inverno, in assenza di volo, dopo aver tolto il tetto le api si distribuiscono sulle stecche portafavi per godere del tepore emanato dai raggi di sole (effetto serra).
Conclusione.
I coprifavi in polietilene possono essere auto costruiti ed utilizzati soprattutto da quella miriade di apicoltori stanziali che utilizzano arnie Dadant-Blatt e che trovano soddisfazione nel poter osservare le loro api durante tutto l’anno e in qualsiasi momento del giorno senza essere punti. Un’opportunità che può essere sfruttata anche dai docenti delle scuole materne, elementari e medie per parlare e far conoscere, senza rischi, l’affascinate mondo delle api.
Nel far le valutazioni si devono prendere in considerazione anche questi due aspetti: il costo e la durata. Anche se i costi dei coprifavi in polietilene sono molto contenuti la loro durata nel tempo è inferiore rispetto ai coprifavi in legno. Tuttavia, nel caso il polietilene si dovesse rovinare o tagliare è possibile sostituirlo riutilizzando la cornice di legno. Un altro costo aggiuntivo da calcolare è quello relativo alla posa dei pannelli isolanti che devono essere collocati sotto i tetti di lamiera. Personalmente ho riciclato dei pannelli di polistirolo da imballaggio che ho tagliato a misura utilizzando il filo di acciaio inox, per armare i telaini, che ho reso incandescente collegando le estremità al trasformatore.
dr. Giulio Loglio veterinario Bergamo
by Apimarca
Qual’è il prezzo di un coprifavo in polietilene sul mercato?
Interessante, faccio pure io questo esperimento, che ritengo molto valido. Complimenti.