La sciamatura è il fenomeno più vistoso, meraviglioso e ammirato della vita delle api.
Le persone che vivono in campagna, hanno quasi tutte assistito a questo sbocciare primaverile dell’alveare che precede di poco, accompagna o segue immediatamente la fioritura degli alberi fruttiferi più importanti. In passato questo avvenimento veniva accompagnato dall’apicoltore e famiglia con frastuono di padelle, bandoni, raminelli battuti con bastoni ad uso tamburo.
Questa usanza ha origine antichissima; ha pure una giustificazione scientifica e una storica. E’ noto agli apicoltori che il tuono che precede il temporale induce le api sciamanti a riunirsi immediatamente in grappolo; il frastuono dei bandoni e padelle si faceva per imitare il tuono :e quindi fermare lo sciame.
Il motivo storico è un altro: quando quasi tutti i contadini avevano api, e in primavera accadeva spesso che gli sciami uscivano, quasi contemporaneamente, il proprietario dello sciame che usciva, doveva accompagnarlo battendo il tamburo o il bandone per affermarne la proprietà. Il fatto che le api sciamanti sono miti, ha permesso all’uomo di avvicinarsi e perfino di catturarle. Offrendo loro un rifugio, sicuro, più riparato dalle intemperie che non il vuoto d’un albero, o l’anfratto d’una roccia, le ha fatte diventare come animali domestici. L’uomo è diventato padrone delle api e dei loro prodotti.
La sciamatura come fenomeno naturale che si ripete puntualmente ad ogni ritorno di primavera, è simile a quello che avviene nel regno vegetale: il tepore primaverile risveglia in piante ed animali le forze che portano alla moltiplicazione della specie. Fiorisce l’erica, fiorisce il ciliegio, il melo, il bianco spino, e con essi fioriscono gli alveari invitati dalle condizioni favorevoli a moltiplicare la specie con la sciamatura. Esamineremo i fatti che la ostacolano e quelli che la favoriscono. Ma soprattutto cercherò di essere chiaro ed esauriente nella esposizione dei metodi che una lunga esperienza ha ritenuti migliori nel trattamento degli sciami e nella conduzione dell’alveare durante il periodo in cui questo fenomeno si manifesta. Come avviene coi fiori che sbocciano in primavera e poi non si vedono più nelle altre stagioni, così la sciamatura, arriva e si svolge con prepotenza in questo periodo e poi non si ripete più, se non raramente come fenomeno che denuncia una situazione anormale.
Questo fatto ha suggerito agli apicoltori l’opportunità di prepararsi con cura a valorizzare il comportamento straordinario delle api, che in questo momento è veramente sorprendente. La preparazione alla sciamatura induce le api a lavorare più alacremente; allevano spontaneamente abbondante covata e le migliori regine; dopo la sistemazione nella nuova dimora costruiscono i favi con celerità e perfezione; sono più miti, anche perché l’impegno nei complessi lavori le assorbe totalmente.
So che molti apicoltori temono la sciamatura come se fosse una calamità, mentre sono pochi coloro che la desiderano ; tuttavia insisto nell’affermare che il miglioramento della razza, la salute degli alveari e la maggiore produzione si realizzano proprio per mezzo d’una sciamatura razionalmente guidata e indirizzata nei modi che vedremo sotto.
Ho già scritto in marzo sulla scelta degli alveari che vogliamo far sciamare, ora seguiamone Io sviluppo tenendo conto delle condizioni naturali che favoriscono la sciamatura.
- Nutrizione abbondante proveniente dall’andamento stagionale favorevole e dall’aggiunta di nutrizione stimolante.
- La presenza di regina che per l’età o per altri motivi le api decidono di rinnovare. Dove c’è una regina di tre anni, le api sciamano anche se hanno molto spazio, con regina di due anni non sciamano se hanno il giusto spazio, mentre con una regina d’un anno non lo fanno, se non trattasi di razza motto incline alla sciamatura, che va cambiata, oppure di posizione troppo esposta al sole.
- La presenza di molti fuchi e l’abbondanza di operaie che ingombrano il passaggio e rallentano il ricambio dell’aria.
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La posizione troppo soleggiata e la mancanza di spazio nel nido.
- Presenza di regina d’un anno, meglio quando sia stata selezionata per la provenienza come descritto molte volte.
- Con regina di due anni, dare spazio al tempo opportuno, cioè aggiungere i favi quando le api occupano il diaframma; e il melario quando occupano le pareti lateraIi; non dare troppe scorte, aggiungere il melario più presto del solito, attirandole in esso con alcuni bicchieri di sciroppo di zucchero immesso nei favi da melario.
- Fare in modo che il sole non riscaldi troppo gli alveari ombreggiandoli con rami verdi, pergolato od altro, a spruzzandovi sopra dell’acqua.
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Aumentare l’aerazione dell’alveare, alzando il nido dal fondo mobile con un cuneo, oppure spostando in avanti le assicelle coprifavo, in modo che passi I’aria dal basso in alto. II pigliapolline Fedrizzi e molto adatto a questo scopo.
- E’ assai difficile scoprire tutte le celle reali, anche liberando il favo dalle api con spazzolatura. Se si riesce ad eliminare tutte le celle, si ha tuttavia un danno grave nel disturbo arrecato all’alveare che reagisce con l’irritazione permanente delle guardiane. L’apiario trattato col sistema delle eliminazione delle celle reali, si distingue per l’aggressività che costringe l’apicoltore a brigose difese. II tempo sprecato diventa un costa pesante.
- Spesso le api reagiscono allevando nuove regine, esaurendo in questo compito molte energie, annullando il frutto di tanto incomodo lavoro.
- Si perde un’ottima occasione per avere le migliori regine e per sfruttare l’ardore con cui lavorano le api negli sciami.
Si tratta di una sciamatura artificiale fatta per prevenire quella naturale, agevolando il rinnovamento delle regine e senza perdere il prodotto.