sabato , 9 Dicembre 2023
Vista di un arnia con spazio ape

Il tallone di Achille, nell’arnia razionale modificata

In un mio precedente articolo, pubblicato su varie riviste del settore apistico, descrissi una piccola modifica sull’arnia razionale, dove le api e l’apicoltore potevano trarre enormi vantaggi ( Disegno 1).

Questa modifica consisteva nell’approfondire le scanalature superiori delle pareti anteriori e posteriori, da 18 mm a 26 mm, dove si appoggiano le orecchiette dei telaini, ed inserendo il distanziatore dentato a 18 mm, in modo che era rispettato anche lo spazio d’ape sotto l’orecchietta del telaino (Disegno 2).

differenza_tallone

Questa modifica comportava:
  1. la riduzione dell’aggressività delle api;
  2. la facilitazione nell’estrarre i telaini;
  3. la facilità nell’inserimento dei telaini;
  4. la riduzione dei ponti termici;
  5. la riduzione del diffondersi delle patologie.
Questa miglioria proposta, che poteva sembrare insignificante al momento, è stata ripresa e descritta in vari articoli da altri autori che l’hanno trovata rispondente ai vantaggi descritti nei cinque punti sopra citati.
Attualmente, in varie fiere, ho visto molte arnie in esposizione che erano state costruite sfruttando il principio di lasciare lo spazio d’ape anche sotto l’orecchietta dei telaini.

tallone_achille3Personalmente dopo vari anni di utilizzo e osservazione, su queste arnie razionali modificate, ho notato soprattutto su quelle che presentavano segni di vecchiaia una rottura frequente delle battite, proprio in corrispondenza del brusco restringimento delle pareti. (Disegno 3).

Questo succede, perché, quando si cerca di togliere il coprifavo, per vincere la resistenza della propoli che le api usano per chiudere la fessura tra il coprifavo e l’alveare, applichiamo uno sforzo di trazione ortogonale, alle venature del legno proprio nella parte più debole delle pareti.

Questo problema pensai di averlo risolto quando alla fiera di Piacenza, “Apimell” vidi su un banco di vendita dei distanziatori sagomati, (foto 1) che sfruttavano il principio di lasciare lo spazio d’api sotto l’orecchietta dei telaini e che potevano eliminare il problema della rottura delle battite.

Dopo averli acquistati ed utilizzati per svariati anni sulle mie arnie, ho costatato che questi tipi di distanziatori sagomati, riescono egregiamente ad eliminare il problema della rottura delle battite, ma hanno creato altri problemi.

L’eterogeneità di forma e/o di materiale che si manifesta proprio in corrispondenza di variazioni di direzioni nelle parti costruttive dell’alveare, ad esempio, angoli, scanalatura, e nei punti in cui vi è materiale ad alta conducibilità termica, come il lamierino dentato sagomato collegato con l’esterno, che crea un incremento delponte termico localizzato proprio sulla scanalatura dell’alveare dove si appoggiano i telaini, favorisce l’abbassamento della temperatura, sulle pareti interne, inferiore a quella di rugiada e quindi si ha la formazione di condensa, ristagno di acqua sulla sagomatura dei distanziatori e man mano che aumenta si sviluppano funghi e muffe sulle pareti.

distanziatoriQuindi questi tipi di distanziatori che si notano nella foto, a mio avviso, devono essere modificati, realizzandoli non con una lamiera liscia ma con una lamiera bucherellata, per fare in modo che il legno sotto al distanziatore che si impregna di condensa durante il metabolismo delle api durante l’inverno, possa traspirare con l’esterno, facendo rimanere inalterato l’assorbimento dello sforzo di trazione al distanziatore.

Si ripristina quasi l’omogeneità del materiale e la continuità della resistenza termica e, si evitano flussi preferenziali di calore che provocano la dispersione di calore verso l’esterno.

Si può così conseguire un maggiore risparmio energetico ( legato anche alla maggiore capacità dell’alveare di trattenere il calore) un maggior comfort termico e l’eliminazione di muffe sulle pareti interne all’alveare, originate dalla condensa in corrispondenza dei ponti termici.

Pasquale Angrisani

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