venerdì , 1 Dicembre 2023
Goncilo
Il 'tiraciatu' o gongilo: rettile temuto dai siciliani

Un insolito intruso nell’alveare: il Goncilo

Fra i vertebrati nemici delle api, i rettili sono molto attivi e frequenti soprattutto negli ambienti meridionali. È noto che lucertole e ramarri «più che di api sane, si cibano di quelle che cadono a terra dai predellini, poiché vecchie o ammalate» (Zappi Recordati, 1947). Biri (1980), ricorda che «i rettili posono nutrirsi di api, arrecando danni molto limitati; ne troviamo alcuni esemplari nell’ordine dei Sauri: Lacerta muralis (lucertola delle muraglie) e Lacerta viridis (ramarro)».

In Sicilia vari rettili: goncili, ramarri e lucertole, fra cui le endemiche Lacerta wagleriana e Lacerta sicula, catturano api operaie cadute al suolo o in sosta sui muri e, in qualche caso, le ghermiscono mentre sono intente a bottinare sui fiori di varie piante; in nessun caso, però, tali predatori, destano preoccupazioni di sorta negli apicoltori.

Un curioso rinvenimento all’interno di un alveare, è stato registrato nel corso di una visita effettuata in primavera in un apiario sito in provincia di Catania. Si tratta di un esemplare di Chalcides ocellatus tiligugu (Gmelin) che, introdottosi nel corso dell’inverno nell’arnia, è stato ucciso dalle api di casa e ricoperto con uno strato di propoli ; i soli segni apparenti di morte violenta erano due lacerazioni nella parte mediana ventrale del corpo.
Il sauro in questione afferisce al genere Chalcides della famiglia degli Scincidi; tale genere comprende circa 10 specie, diffuse nei Paesi mediterranei, nell’Africa orientale fino alla Somalia, nella penisola Iberica, nonché dall’Iran fino al Pakistan e all’India (Fuhn & Klenner, in Grzimek, 1971).
In Italia oltre a varie sottospecie di C. ocellatus, sono segnalate anche C. chalcides e C. lineatus (Schmidt e Inger, 1966).

Il Calcide ocellato o Goncilo, ha un’ampia geonemia che si estende dai Paesi mediterranei fino al Sudan, alla Somalia, alla penisola Arabica e all’Asia meridionale. In Italia è stato riscontrato in Sicilia, Sardegna, Lampedusa, Linosa e nei dintorni di Napoli (Schimdt & Inger, 1966).

L’esemplare di C. ocellatus in questione, riconducibile alla sottospecie tiligugu, ha una lunghezza di 21 cm, 9 dei quali di pertinenza della coda cilindro-conica.

La struttura corporea è robusta: il capo, non delimitato dal tronco, è tozzo, appiattito, col muso arrotondato. Il tronco, lungo e depresso, è munito di zampe corte e robuste pentadattili. Il corpo è rivestito di squame lisce e splendenti di colore bruno-verdastro con, al dorso, due strisce longitudinali chiare e numerose macchie nere striate di bianco.

La specie, che può raggiungere i 28 cm di lunghezza ed ha una colorazione molto variabile, è ovovivipara e ciascuna femmina partorisce fino a tre piccoli alla volta.

In Marocco C. ocellatus popola preferibilmente località che dispongono di superfici libere ove riscaldarsi al sole e di cespugli in cui nascondersi, ovvero i territori argillosi coperti di tamerici, utilizzando come nascondigli le fenditure che si formano nel terreno reso arido dalla siccità.

Attivo dal mattino al tramonto, cattura in prevalenza grilli (Bon, in Grzimek, 1971). Secondo Schmidt e Juger (1966) il Goncilo vive nei terreni sabbiosi ove scava lunghe gallerie. Ha abitudini prevalentemente crepuscolari e notturne e si nutre di insetti; passa buona parte del giorno all’interno di gallerie che scava nel terreno sabbioso o soffice utilizzando il suo muso a forma di cuneo.

Le abitudini crepuscolari di C. ocellatus tiligugu, trovano conferma nel fatto che è molto difficile rinvenire esemplari di giorno, durante il quale se ne stanno protetti sotto i sassi.

Osservazioni, condotte in vari apiari siti nella piana di Catania e sulle pendici dell’Etna, hanno evidenziato che solo durante la notte qualche esemplare di Goncilo si porta nei pressi degli alveari nutrendosi di api morte o moribonde cadute a terra dai predellini. L’alveare, all’interno del quale è stato riscontrato l’esemplare mummificato di Goncilo era stato posto, durante il periodo invernale, in un’area incolta della piana di Catania in prossimità di agrumeti e l’apicoltore non aveva provveduto a restringere adeguatamente l’apertura di volo. Nonostante l’insolita presenza la famiglia, dotata di una efficiente regina, era numerosa e l’alveare non mostrava danni riconducibili alla presenza del sauro.

Prof. Santi Longo
Istituto di Difesa delle Piante Università degli Studi di Reggio Calabria

Fonte: “L’Ape nostra Amica, Anno XIII – n.2”

Bibliografia
BIRI M. (1980). L’allevamento moderno delle api. De Vecchi ed. pp. 275.
GRZIMEK, (1971). Vita degli animali. Enciclopedia del regno animale. Vol. 6, Bramante ed. pp. 597.
SCHMIDT K.P. & JNGER R.F., 1966. Il libro dei rettili. Mondadori Ed. pp. 216.
ZAPPI RECORDATI A. 1947. Apicoltura. Unione Tipografica Editrice Torinese: pp. 488.

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