E’ questione di pochi giorni, poi tutti i melari saranno tolti e si penserà alla lotta alla varroa: questo è in realtà il vero “lavoro del mese”, il più importante, tanto che dalla sua riuscita dipenderà la sopravvivenza dei nostri apiari.
Una volta, agosto rappresentava un mese interessante anche dal punto di vista produttivo (almeno in montagna): ora l’urgenza del trattamento contro la varroa e la necessità di operare tutti nello stesso periodo ci inducono ragionevolmente a rinunciare a quelle ultime gocce di miele.
In altre zone, come nel vicino Veneto, dove a causa di grosse importazioni di melata poco pregiata, i melari si riempiono anche a fine estate, molti apicoltori coscienziosi trattano ugualmente contro la varroa e preferiscono formare sciami artificiali e sfruttare così l’importazione. Altri fanno riempire i melari e tengono il miele per alimentare le api.
Comunque mi limito a sottolineare l’importanza di operare con tempismo ed organizzazione.
Nonostante tutto la fine dell’estate riserva ancora diversi lavoretti all’apicoltore che deve preparare i suoi alveari per la stagione invernale. Si dice spesso che dall’invernamento dipende la riuscita della stagione successiva: in realtà la preparazione alle fasi successive dell’allevamento rappresenta sempre la carta vincente dell’apicoltore provetto. Così c’è anche una fase di preparazione all’invernamento che comincia proprio ad agosto.
Approssimativamente se in val d’Adige sopravvivono bene famiglie anche su 4 telaini, con opportuni accorgimenti, in montagna bisognerà invece contare su almeno sei – sette favi colmi di api. Il mese di agosto tuttavia si presta poco ai travasi di api da una famiglia all’altra, dato che le api sono propense al saccheggio e quindi sono anche all’erta contro l’intrusione di estranee. Ogni operazione deve essere fatta con estrema cautela. È anche meglio ridurre l’entrata con la porticina anti saccheggio.
È possibile comunque unire famiglie con il sistema del foglio di giornale frapposto. Per i neofìti ricordiamo questa semplicissima tecnica di unione: si sovrappongono le famiglie da unire separate solo da due fogli di giornale punti con un chiodino sottile per consentire il passaggio degli odori; in poche ore le api “simpatizzano” confondendo i propri odori ed entro un giorno avranno provveduto ad allargare i fori entrando in diretto contatto. L’apicoltore dovrà allora togliere il resto del giornale e sistemare tutti i favi con covata e scorte in un solo nido allontanando l’altra arnia.
Comunque non c’è fretta di riequilibrare le famiglie ed eventuali aggiustamenti si potranno fare più favorevolmente quando la stagione sarà un po’ più fredda e le api penseranno meno ai saccheggi. Non si insisterà mai abbastanza nel sottolineare che lo scambio di telaini da famiglia a famiglia e l’unione stessa delle famiglie rappresentano un’importante fonte di trasmissione delle malattie: è indispensabile accertarsi dell’assenza di eventuali processi patologici in atto.
Durante la visita alle famiglie è opportuno, se già non si possono togliere, spostare i favi più vecchi o mal costruiti ai bordi dell’alveare poiché così sarà più semplice toglierli quando si restringeranno le famiglie: la sostituzione dei favi è un’operazione fondamentale per avere delle belle famiglie sane.
Certamente si tratta di un importante traguardo della ricerca in apicoltura.
Comunque sia, tutti sono concordi nel dire che in autunno è meglio fornire l’alimento piuttosto concentrato.
Al contrario poi di quanto si consiglia in primavera, si dovrà nutrire con pochi interventi per evitare di indurre l’effetto di stimolo della covata che in questa stagione non è più gradita in quanto richiede uno sforzo eccessivo da parte della famiglia provocando un invecchiamento precoce delle api. Questo è un aspetto molto importante, soprattutto nelle zone ad inverno rigido, che ancora molti apicoltori non considerano sufficientemente.
Con alveari ben nutriti e puliti dalle varroe sarà facile, più avanti, sistemarli bene per superare senza problemi l’inverno.
Sono in molti a sostenere, forse più per abitudine che per reale esperienza, che si tratta di un’ operazione essenziale perché la conservazione dei melari “sporchi” può causare dei fenomeni di fermentazione e soprattutto di ammuffimento. In realtà se una volta ben smielati i melari vengono accatastati in un luogo asciutto non c’è assolutamente nessun pericolo di fenomeni di deterioramento. Molti esperti apicoltori che da anni non fanno ripulire i melari alle api, affermano che non c’è alcun problema di conservazione, c’è chi afferma che perfino gli attacchi della tarma sono più difficili e soprattutto nella stagione successiva la posa di melari “dolci” favorisce il lavoro delle api.
Il fatto che saltando questa operazione si possa anticipare il trattamento contro la varroa credo vada valutato con attenzione. Un altro vantaggio è rappresentato dal fatto che la posa di melari per la pulizia in agosto provoca con facilità fenomeni di saccheggio che possono avere anche gravi conseguenze.
Per quanto riguarda il metodo migliore di immagazzinamento si consiglia, come già accennato, di mettere i melari in un locale asciutto e possibilmente fresco (la tarma attacca meno) accatastati in maniera che circoli l’aria fra i telaini: per far ciò è sufficiente sovrapporli leggermente spostati alternativamente uno avanti e uno indietro. Naturalmente il locale non deve essere accessibile alle api.
Maurizio Valentinotti “il mondo delle api”