Il posizionamento dell’apiario, sia nella pratica dell’apicoltura nomade, che in quella stanziale, gioca sicuramente un ruolo importante per la buona riuscita della stagione apistica. Infatti una buona postazione permette all’apicoltore di avere maggiori soddisfazioni ed un indubbio vantaggio per le colonie che compongono l’apiario. Vi sono nozioni comuni che tutti gli apicoltori sicuramente conoscono; scegliere un luogo ventilato in modo che non ristagni l’umidità, possibilmente ombreggiato durante le ore più calde della giornata in modo da evitare un eccessivo lavoro delle api che devono ventilare e raccogliere acqua per la colonia; non in prossimità di strade, tranquillo e possibilmente con buone fonti nettarifere per ottenere buoni raccolti.
Circa le fonti nettarifere solo chi pratica il nomadismo riesce nell’intento di avere sempre le proprie colonie in piena attività, intente a bottinare sempre su nuove fonti nettarifere, Chi non pratica il nomadismo ed è un apicoltore stanziale si deve accontentare delle fioriture che offre la zona in cui si trova l’apiario. L’unica possibilità che ha è quella di migliorare il posizionamento del proprio apiario; questo vale anche per chi pratica il nomadismo.
Purtroppo gli apicoltori nomadi non sempre hanno il tempo e la possibilità materiale di posizionare gli apiari come e dove vogliono. Molto spesso bisogna considerare le necessità di chi ospita l’apiario, la praticabilità del terreno, il tempo a disposizione per la movimentazione meccanica o manuale degli alveari. In breve molti apicoltori sia stanziali che nomadisti, posizionano i loro apiari su lunghe file, molto belle da vedersi; questa fila o file sembrano tanti soldatini per la parata.
Molto spesso il lato frontale delle arnie è colorato con colori vivaci, che rendono ancor più caratteristico l’ apiario, anche se non risolvono il problema di cui discuteremo ora: la «deriva delle api» meglio conosciuta anche con il termine di «drifting hehaviour».
Quasi sicuramente gli apicoltori che posizionano gli alveari in lunghe file si saranno accorti che alcune famiglie, dell’apiario diventano molto più forti, rispetto alle altre colonie, mentre alcune, in particolare quelle che si trovano al centro della fila perdono forza (le api), e così pure la capacità produttiva dell’intero apiario varia. Su alcuni alveari, specialmente quelli che si trovano ai lati, il numero dei melari è superiore rispetto a quello degli alveari posti al centro.
Questo è l’effetto della deriva delle api bottinatrici. Alcune colonie acquisiscono le api a danno delle altre colonie poste al centro. Così, anche se l’apiario è organizzato su diverse file, la distanza da una fila all’ altra deve essere superiore ai sei metri altrimenti, anche in questa ipotesi, gli alveari posti sulla prima fila acquisiranno le api della fila successiva Con la deriva, l’apicoltore ha una maggiore difficoltà nella conduzione dell’apiario. Ciascun alveare deve essere gestito in modo unitario, anziché come parte di un gruppo di alveari da gestire unitamente. Alcune famiglie richiedono un numero maggiore di melari ed il controllo della sciamatura.
Altre possono essere in difficoltà, improduttive e rischiare di morire di fame. Per non contare che la deriva delle api può diffondere malattie o causare la perdita di regine, durante il volo di accoppiamento.
Per ridurre l’incidenza di questi problemi causati dalla deriva delle api vi è un sistema molto semplice; modificare l’orientamento delle entrate degli alveari, modificando il posizionamento degli stessi, con gli alveari su linee rettilinee e magari senza punti d’orientamento come alberi o cespugli per le api bottinatrici è molto facile entrare nell’alveare errato. Sicuramente per gli apicoltori nomadisti è più facile modificare il posizionamento degli alveari, dato che spostano gli apiari per seguire o meglio rincorrere le fioriture.
L’apicoltore stanziale per posizionare gli alveari del proprio apiario in uno dei modi descritti nelle prossime righe, dovrà attendere il prossimo inverno, quando le api si troveranno in glomere e potrà cambiare la posizione delle entrate degli alveari senza rischiare di perdere le api bottinatrici, che altrimenti ritornerebbero nella posizione che aveva l’alveare in origine. Per evitare la deriva gli alveari anziché posizionati su linee rettilinee dovrebbero essere posizionati in uno dei seguenti modi: in linee curve, in cerchio, a forma di U, in gruppi di quattro alveari che formano un quadrato (con le entrate delle arnie all’interno oppure all’esterno), oppure a forma di S. Utilizzando questi sistemi, e colorando in modo diverso (non tutti i colori che noi vediamo sono visti dall’ape) o con disegni diversi sul lato frontale dell’arnia si riesce ad evitare la deriva delle api; praticamente gli apicoltori dovrebbero vedere gli alveari come li vedono le loro api e non come li vogliono vedere loro. Gli occhi composti delle api operaie (che sono formati da 6900 ommatidi ciascuno dotato di lenti) percepiscono i colori in modo diverso rispetto all’uomo, infatti l’immagine che vedono le api è un ‘immagine a mosaico, un poco sfumata.
L’ape utilizza il senso della visione, come fu dimostrato dal Premio Nobel Karl von Frisch non solo per individuare i fiori, ma anche per individuare l’alveare di provenienza. La lunghezza d’onda dei colori percepita dalle api contiene l’ultravioletto, il viola, il blu, il verde-blu, il giallo e il bianco. Ad esempio il giallo e l’ultravioletto vengono visti dall’ape come colore porpora, lo stesso colore che noi vediamo quando il viola si mescola con il rosso, ad esempio il colore rosso non viene visto d’ape. In questo modo i colori dei fiori che l’ape vede sono sicuramente diversi dai colori che vede l’apicoltore. L’ape riesce a distinguere bene diverse figure geometriche che possono essere dipinte sul lato dell’entrata dell’arnia in modo da differenziare meglio ogni singolo alveare e rendere meno probabile la deriva: un cerchio, una X, un’asta, un quadrato vuoto, vengono ben discriminati rispetto ad altri disegni come un triangolo od un quadrato completamente verniciato od una serie di linee IIII.
Con questi semplici accorgimenti abbinati ad un corretto posizionamento, possiamo risolvere in modo appropriato la deriva delle api, rendendo il lavoro nell’apiario ancora più razionale e di maggior soddisfazione per l’apicoltore.
Manlio Casella
Fonte: “L’ape nostra amica, anno XVII – n. 3”