sabato , 7 Settembre 2024
Con i pesticidi RNAi l’agrochimica acquisisce una nuova arma a discapito degli impollinatori

Con i pesticidi RNAi l’agrochimica acquisisce una nuova arma a discapito degli impollinatori

Pollinis, ONG francese indipendente, mette nuovamente in guardia relativamente all’uso di alcuni nuovi prodotti lanciati sul mercato. Dopo i pesticidi chimici le aziende agrochimiche stanno infatti rafforzando il loro arsenale utilizzando la genetica.

Presentati come alternativa sostenibile, i pesticidi ad interferenza genetica sembrano in realtà mostrare gli stessi problemi per gli impollinatori dei loro predecessori.

Molti insetti in questi ultimi anni, un esempio su tutti la dorifora della patata (Leptinotarsa decemlineata), hanno adattato il proprio metabolismo per eludere la tossicità degli insetticidi usati contro di essi. Per contrastare la resistenza metabolica elaborata per adattamento evolutivo ecco quindi lo sviluppo di nuovi prodotti, che interferiscono a livello cellulare con la sintesi delle proteine.
Quasi tutte le funzioni degli organismi viventi, infatti, dipendono dalle proteine, che vengono sintetizzate dall’organismo in seguito a precisi messaggi inviati dal DNA cellulare ai ribosomi mediante gli RNA messaggeri.

I nuovi pesticidi ad interferenza genetica distruggono questi ultimi prima che possano arrivare a trasmettere le informazioni ai ribosomi, che si trovano quindi impossibilitati a sintetizzare le proteine indispensabili all’organismo. Venendo a mancare, ad esempio, quelle addette alla contrazione muscolare si determina la paralisi, e la conseguente morte dell’individuo.

Per i produttori si tratta di soluzioni alternative e sostenibili agli omologhi chimici, anche se sfortunatamente i pesticidi RNAi possono causare effetti fuori bersaglio su organismi il cui patrimonio genetico è simile a quello dell’insetto da combattere. Gli imenotteri, l’ordine a cui appartengono le tante specie di api presenti in natura, sono particolarmente sensibili a questi prodotti.

Uno studio del 2019 mette in evidenza la distribuzione del pesticida nel corpo delle api e la sua propagazione all’interno della colonia e perfino nelle generazioni successive, dimostrando come la tossicità non sia solamente subita dagli individui che ne dovessero venire a contatto ma anche da molti altri esemplari contemporanei e futuri.

L’agrochimica vanta per questi prodotti una rapida degradazione, tuttavia la formulazione dei principi attivi con stabilizzanti che rendano il formulato finale più persistente ed efficace anche nel lungo periodo, fa in modo che la valutazione dei rischi per la biodiversità effettuata sul solo principio attivo risulti incompleta e inattendibile, come del resto già succede per i pesticidi chimici. Non considerando gli effetti combinati e sinergici delle molecole presenti nelle formule commerciali, come pure quelli dell’uso di questi pesticidi in associazione a quelli chimici, tanti potenziali problemi rimangono sconosciuti, sottovalutati e inaffrontati.

Di fronte a questa nuova modalità di azione e ai potenziali rischi associati, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha esaminato la valutazione del rischio ambientale dei pesticidi RNAi, fornendo le sue conclusioni in un rapporto del 2020 nel quale è stato fortemente raccomandato di effettuare confronti di sequenza tra il principio attivo del pesticida RNAi e gli organismi non bersaglio. Tuttavia non esiste consenso scientifico sui criteri di valutazione da utilizzare, e inoltre la stragrande maggioranza delle specie di impollinatori non ha ancora il genoma completamente sequenziato.

Questa mancanza di conoscenza limita moltissimo la valutazione dei potenziali effetti fuori bersaglio.

L’OCSE sottolinea come “con l’aumento del numero di specie di erbe infestanti, funghi e insetti resistenti ai pesticidi, l’interesse per lo sviluppo di prodotti basati su RNA a doppio filamento mirati specificamente ai geni responsabili del meccanismo di resistenza a specifici pesticidi è in aumento crescente”.

Invece di incentivare un’agricoltura mortifera e sempre più lanciata verso lo sviluppo tecnologico, nuovi modelli agricoli rispettosi degli esseri viventi aspetterebbero solo di essere valorizzati e supportati.

Pollinis richiede una valutazione completa dei rischi per le api, gli impollinatori selvatici, la biodiversità e gli ecosistemi da parte di un’agenzia indipendente, e lancia inoltre una petizione cui hanno già aderito più di 77.000 cittadini per l’applicazione del principio di precauzione in Europa, nonché una moratoria immediata sui processi in corso e sulle richieste di autorizzazione.

Serena Alessandrini
Fonte: mieleinforma

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