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Ascosphaera apis. Foto di Pasquale Angrisani

Covata calcificata: un problema insidioso per l’apicoltura Italiana

La covata calcificata è una malattia facilmente riconoscibile anche dall’apicoltore meno esperto dal momento che il fungo che la determina, l’Ascosphaera apis, trasforma le larve delle api mellifere che ne sono colpite in una sorta di sassolini bianchi o neri, detti mummie.

Queste mummie sono costituite da un ammasso di miliardi spore, che sono poi l’origine dell’ulteriore contagio, ed è facile individuarle sia all’interno delle cellette nei favi di covata che sui fondi o i predellini delle arnie, dove le api spazzine le trasportano per espellerle dall’alveare.

Covata calcificata: un problema insidioso per l'apicoltura Italiana
Porzione di favo di covata con evidenti sintomi di covata calcificata

Negli ultimi anni, i casi di Covata calcificata sembrano essere decisamente aumentati in Trentino, anche se in modo discontinuo sia nel tempo che geograficamente. Pur non essendo una delle più gravi patologie degli alveari, nei casi peggiori le colonie possono subire un forte indebolimento, predisponendole a perire solitamente per la concomitanza di altri fattori negativi. La comparsa di questa malattia nelle colonie di api è spesso transitoria e solo in un numero ridotto di casi viene colpita la gran parte degli alveari di un apiario.
Mentre l’individuazione di questa patologia è relativamente semplice, è più difficile capire cosa può fare un apicoltore per risolvere questo problema. Non si conosce inoltre se la distribuzione della malattia sul territorio trentino veda una maggiore frequenza in determinate aree o se le sue manifestazioni più gravi possano essere legate a fattori derivanti dalla gestione delle colonie.

Gli esperti del gruppo api della Fondazione Edmund Mach e di APSS, anche in seguito alla sollecitazione delle associazioni di apicoltori, intendono affrontare questo problema partendo sia da una corretta informazione verso gli apicoltori ma anche raccogliendo dati utili a comprendere il fenomeno a livello provinciale, proponendo un questionario che sarà fondamentale per intraprendere future azioni. Più numerosi saranno gli apicoltori che risponderanno alla raccolta di informazioni tanto più numerosi saranno i dati da analizzare e per approntare un adeguato programma di lavoro che possa dare risposte concrete.
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Info Redazione

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