lunedì , 11 Novembre 2024
Il cambio dell'ape regina

Il cambio dell’ape regina: finalità, modalità e avvertenze fondamentali

L’ape regina è il nucleo, il fulcro dell’organismo alveare. Qualunque apicoltore, anche il più inesperto, sa che la presenza della regina è il presupposto fondamentale per la sopravvivenza della famiglia. La regina depone le uova, permettendo il rinnovo e lo sviluppo della popolazione e regola l’attività di ogni individuo della colonia per mezzo del suo “odore”,’ un feromone chimico che mantiene la coesione indirizzando l’attività dell’alveare verso lo sviluppo e la produzione.

Uno dei primi concetti che il novello apicoltore acquisisce è che la regina vecchia, che ha cioè più di due anni, va cambiata con una giovane. L’operazione di cambio assume un ruolo importante nella prevenzione del fenomeno della sciamatura e nell’incremento della capacità di sviluppo ed estensione della covata. In particolare, riguardo al fenomeno della sciamatura, le regine giovani emettono una maggiore quantità di feromone (quello che abbiamo chiamato “odore”) rispetto alle regine più vecchie, in quanto l’intensità di emissione decresce con l’aumentare dell’età. Attraverso l’identificazione di questo “odore” da parte delle api viene mantenuta, come già detto, la coesione della famiglia ed è quindi palese come la presenza di una regina attempata possa favorire il fenomeno indesiderato della sciamatura naturale. La presenza di una regina nata nell’ anno in corso, secondo statistiche con valori assolutamente indicativi, coincide con un rischio di sciamatura naturale del 2-3 %, mentre la presenza di una regina di un anno porta il valore percentuale al 20 % e quella di una regina di due anni addirittura al 50 %.

La presenza di un’ape regina vecchia non è però l’unica causa del fenomeno della sciamatura e la sostituzione, seppure molte utile anche da altri punti di vista, come l’incremento produttivo o il ricambio genetico, di cui parleremo poi, non esclude la necessità di porre in atto, se opportuno, anche le altre operazioni tecniche contro la sciamatura, quali il controllo e la distruzione sistematica delle celle reali o la formazione di nuclei artificiali, utile peraltro anche per il controllo dell’infestazione da varroasi.

Un altro concetto fondamentale che è bene che l’apicoltore neofita apprenda al più presto in materia di cambio sistematico delle regine è che una regina … non vale l’altra e che un alveare è la sua regina. Per meglio intenderei, una regina nata quest’ anno può essere più propensa alla sciamatura di una regina di due anni, a seconda della predisposizione genetica. La propensione alla sciamatura è un carattere variabile delle regine, come l’aggressività o la capacità di produzione, caratteri che la regina trasmette alla propria prole, le api operaie e i fuchi.

ape reginaPer questi motivi gli allevatori di api regine puntano alla selezione genetica, ricorrendo anche all’inseminazione artificiale. Per intenderei, incrementare il proprio parco alveari per mezzo della sciamatura naturale incontrollata significa ottenere delle regine e quindi delle famiglie che hanno molto probabilmente ereditato la tendenza alla sciamatura e che per di più sono state fecondate da fuchi con i quali hanno dei legami di parentela perché provenienti dallo stesso apiario, portando ulteriori problemi in termini di consanguineità (le celle lasciate vuote tra la covata sono spesso celle che ospitavano individui concepiti imperfetti a causa della consanguineità, che le api riconoscono ed eliminano).

Date queste premesse risulta chiara la necessità o perlomeno la convenienza di effettuare sistematicamente il cambio delle regine, sostituendo quelle vecchie con api regine giovani e opportunamente selezionate. Innanzitutto è necessario individuare le regine da sostituire, operazione semplice se si conosce l’età di ciascuna regina e si annotano, come sarebbe opportuno fare (!) su di un quaderno o anche su di un semplice foglietto volante conservato sotto il tetto in lamiera, le caratteristiche e la “storia” di ciascuna famiglia. E’ opportuno cambiare ogni regina che non soddisfa le nostre aspettative, puntando ad uniformare le caratteristiche di ogni famiglia costituente l’apiario.

Occorre quindi procurarsi le api regine, allevandole in proprio a acquistandole da un allevatore specializzato. La produzione di api regine, che non trattiamo in questa sede dato lo spazio limitato ma che rimandiamo sicuramente ad una approfondita trattazione è però un’attività specializzata molto complessa, che richiede la massima preparazione da parte dell’apicoltore. Più semplice è invece l’acquisto delle regine, anche se presuppone l’onestà del produttore, specie se dichiara di praticare la selezione genetica.

E’ possibile acquistare api regine rivolgendosi ai produttori che mettono la loro inserzione sulle riviste di apicoltura, o rivolgendosi alle Associazioni di Produttori. Nella maggior parte dei casi, sempre che non si decida di recarsi personalmente presso l’allevamento, le regine arriveranno per posta nel giro di pochi giorni.

Procurate le regine nuove, debitamente marcate con il colore dell’anno in corso (nel 2022 il colore è il giallo, che verrà seguito a rotazione da, rosso, verde, bianco e azzurro) e ancora nelle gabbiette di plastica o di legno con alcune api operaie accompagnatrici, eseguiremo l’introduzione nella colonia. Può capitare però che la posta le consegni in un giorno di pioggia o in un giorno nel quale non possiamo comunque procedere all’introduzione: in questo caso verificheremo se il viaggio è stato lungo controllando la scorta di candito ancora presente nella gabbietta e la sistemeremo in un luogo fresco (circa 15°C), scuro e tranquillo, somministrando alle api qualche goccia d’acqua per ogni gabbietta.

Gabbiette per api regine in una scatola
Le api regine ingabbiate vengono preparate per la spedizione

L’introduzione della nuova regina è considerata un’operazione delicata, dato il rischio di “rigetto” da parte della colonia. La prima cosa da fare è naturalmente quella di individuare ed eliminare la vecchia regina, per poi introdurre la gabbietta tra due favi centrali di covata. Se la gabbietta è di legno e il suo spessore non consente un tale inserimento, occorre inserirla direttamente a lato di un favo centrale.

E’ anche possibile appoggiarla sopra i favi ribaltando il coprifavo, avendo comunque e sempre l’accortezza di togliere il tappino in plastica presente dalla parte del candito utilizzato per il trasporto. E’ opportuno poi controllare la presenza del candito, perché un’eventuale permanenza prolungata delle api nella gabbietta può averla ridotta al punto di vanificarne l’utilità e permettere una troppo rapida fuoriuscita della regina e fare attenzione a non coprire in nessun modo il foro di uscita della gabbietta.

Più difficoltoso sarà l’inserimento se la famiglia destinataria è già orfana da tempo. In questo caso è più consistente il rischio di una non accettazione da parte delle api, che avranno già provveduto ad allevare diverse celle reali, che dovremo distruggere in maniera certosina. Un metodo alternativo, utile in tutti i casi in cui l’accettazione risulti difficoltosa, è quello di formare un piccolo nucleo (un paio di favi di covata prelevati da un alveare qualsiasi) nel quale introdurre la gabbietta e metterlo al posto della famiglia orfana, che scrolleremo poco lontano. Le api scrollate sul terreno torneranno nella posizione originale della famiglia, dove troveranno la nuova regina.

Infine, in caso di sostituzione delle regine, è opportuno considerare che il periodo più adatto è quello primaverile e comunque in presenza di importazione nettarifera e che le famiglie piccole accettano più facilmente come le api operaie giovani rispetto a quelle più vecchie. Di qui l’opportunità di porre la gabbietta tra favi di covata fresca e di porre rimedio alle situazioni più difficili con la creazione di un piccolo nucleo.

In ogni caso, una volta introdotta la regina ingabbiata, eviteremo di disturbare l’alveare per circa una settimana, trascorsa la quale possiamo controllare l’avvenuta accettazione, appurando la presenza di uova.

Giacomo Lorandi
Fonte: Apinforma anno X n°3 maggio/giugno

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