
Con il finire dell’inverno l’allungarsi delle giornate, il mitigarsi delle aspre temperature ecco apparire anche le prime timide fioriture. Le api si affacciano dapprima sparute sul predellino ma ecco che oltre ai voli di purificazione si incominciano ora a vedere dei rientri più gratificanti, con le nostre piccole amiche che trasportano dei “calzoncini” di polline verdognolo (nocciolo, ontano), grigio mattone (erica carnea), giallo (Crocus sp.}, senape (salice), arancione (bucaneve) .
I voli si moltiplicano, l’organizzazione perfetta dell’alveare si mostra in tutta la sua stupefacente efficienza. Basta un poco di sole, assenza di vento ed una temperatura tiepida che subito incomincia rapida e determinata la raccolta di nettare, polline ed acqua. Basta poco per riprendere l’attività ma altrettanto poco per sospenderla. In questo periodo la temperatura, le variazioni del tempo agiscono sulla flora e sulla fauna in modo estremo e di anno in anno, anche nella stessa zona ci possono essere delle sorprese.

Fioriture tardive, anticipate, concomitanti possono spostare di più settimane lo sviluppo dell’alveare e mentre queste variazioni possono essere osservate solo con curiosità dai piccoli produttori, per i grandi apicoltori sono una vera e propria fonte di preoccupazione.
Saper programmare lo sviluppo dell’alveare è alla base dell’apicoltura di reddito, ma purtroppo soprattutto in zone come il Trentino, caratterizzato proprio dalla mancanza di omogeneità a tutti i livelli, vegetazionale, orografico, climatico, le previsioni di fioritura in particolare di quelle precoci risulta particolarmente difficile.
Ecco perché non esiste un calendario delle fioriture, che sarebbe molto utile per l’organizzazione della attività apistica. Si può però osservare per le specifiche zone, di anno in anno, lo sviluppo vegetazionale e prendere come riferimento le principali fonti di polline e di nettare.

Per prendere confidenza con queste piante ed incominciare ad osservarle dal momento in cui diventano “utili” per le nostre api incominciamo con ordine con le piante che possono incominciare a fiorire fin dalla fine di gennaio:
Nocciolo Corylus avellana “Noselar” Famiglia Betulaceae. È un arbusto che troviamo ovunque nel bosco céduo sia di collina che fino ai 1400 m. Fiorisce a seconda dell’altitudine dalla fine di gennaio fino a tutto marzo, fornendo grazie ai fiori maschili riuniti in amenti polline di colore giallo verdino. Non possiede nettari e l’impollinazione è di tipo anemofilo. I pollini di tipo anemofilo sono alimentarmente meno pregiati degli entomofili, essendo più scarsi di sostanze proteiche, ma nonostante questo, la presenza così precoce di polline fresco fa si che questa fioritura risulti molto preziosa per le api.

Ontano Alnus glutinosa “Aon” Famiglia Betulaceae. Il suo nome deriva forse dal celtico “Al an” = presso le rive perché ama i luoghi umidi. È un albero di media grandezza e lo troviamo spesso in vicinanza di rivi e ruscelli. Anch’esso anemofilo e di fioritura precoce è importante per le api come il nocciolo. Anche il colore del polline è simile ma un po’ più accentuato. È un essenza utile per le api anche in periodi successivi perché le rifornisce di propoli.
Stellaria Stellaria media “Budel de galina” Fam. Caryofillaceae. La si trova nei campi, negli orti, ai margini delle strade, è un’infestante e fiorisce tutto l’anno, ma in primavera è ben frequentata dalle api alla ricerca di nettare ed anche di polline. Quest’ultimo è di color marrone e può essere raccolto anche in discreta quantità.
Camelea “Daphne mezereum” “Pever de montagna” Fam. Thymelaeaceae. È un piccolo arbusto che si trova nei cedui, nei pascoli di montagna ed in luoghi rupestri ed è ricercata anche quale pianta ornamentale per giardini. Anch’essa molto precoce oltreché graziosa per i suoi abbondanti e profumati fiorellini rosei secerne molto nettare. La produzione di polline non è rilevante ma se ne nota la presenza all’analisi pollinica dei nostri mieli.

Erica carnea “Brocòn” Fam. Ericaceae. È un frutice non più alto di 4 cm., prostrato, ramoso. Lo troviamo dal Garda ai 2.300 m., nei boschi radi (Piné), su pendii aridi e rocciosi, su suoli torbosi asciutti.
È una’ pianta caratteristica dei nostri monti calcarei e dolomitici. La sua fioritura a seconda dell’altitudine e dell’andamento stagionale va da fine gennaio a giugno. Un tempo veniva intensamente utilizzata per formare la lettiera per il bestiame nelle stalle.

Produce abbondante nettare ed in rari casi (dal racconto di vecchi apicoltori) è stato possibile avere anche qualche piccolo raccolto di miele monoflora, di colore cinereo e gusto un po’ piccante. Questa pianta produce anche polline di un insolito color rosa.
Olmo Ulmus campestris “Olm” Fam. Ulmaceae. Si può presentare con forma di arbusto nei boschi cedui come di albero di grandi dimensioni, un tempo utilizzato anche come sostegno per la vite. L’olmo rappresenta un importante fonte di polline alla ripresa dell’attività arrivando a volte a rappresentare il 100% di raccolto in questo periodo. Il suo colore può variare dal grigio chiaro allo scuro. È un’ ottima fonte di propoli e può dare produzione di melata in estate.
Maria Teresa Lanzinger
Fonte: il mondo delle api anno 3 numero 1
Aggiornato al 15 gennaio 2023