Tuttavia riconosco di dover ammettere che non tutti possono guidare la sciamatura nei modi descritti. Quindi succederà che lo sciame non atteso uscirà e in qualche caso, dopo una settimana, sarà seguito dallo sciame secondario.
Perciò è necessario compiere alcune osservazioni che ci faranno vedere nuovi aspetti meravigliosi dell’istinto delle api. Partito il primo sciame accompagnato dalla regina feconda, con tutto il complesso dell’alveare, restano le celle reali dove le giovani regine stanno maturando.
Compiuto felicemente questo, l’alveare riprende la vita normale allevando api e accumulando scorte per fronteggiare la cattiva stagione che sentono per istinto che verrà.
Questo è il caso più frequente, normale nella vita dell’alveare. Ma c’è pure un altro caso, abbastanza frequente, molto interessante. È quello che si verifica quando la giovane regina viene impedita di compiere la strage delle sorelle. Le api si stringono intorno alle celle reali in atto di difesa. Sembra che dicano: Il miele e il polline abbondano, la stagione è bella, siamo ancora troppe in questa casa troppo calda, vogliamo dividerci di nuovo e formare una terza famiglia:
Non trafiggere le sorelle! La reginetta s’innervosisce, percorre in lungo e in largo i favi, sui fianchi dei quali pendono come ghiande le celle reali, dove si trovano le giovani sorelle.
Molte sono già mature e vorrebbero uscire, ma le guardiane impediscono loro l’uscita. Altre sono allo stato di crisalide e altre ancora ninfe appena opercolate, alle quali mancano cinque sei giorni alla maturazione. La regina che obbedisce alla legge dell’istinto, amministrata dalle operaie, accetta il suo destino e si prepara ad uscire con il secondo sciame. Ci vogliono ancora sei sette giorni, perché dovrà volare lontano e perciò aspetta la maturazione.
Ma l’istinto le suggerisce di accertarsi che dopo la sua partenza sia nell’alveare una regina che continuerà la vita nel ceppo. Perciò si mette a chiamarla e partirà soltanto quando udrà la risposta di una o più sorelle vive, ancora chiuse nelle celle. La chiamata della regina e un suono sottile che pare venga da una corda di violino: un tuii prolungato per due, tre secondi. Ma ciò che meraviglia di più è la reazione delle api che si trovano sul favo dove la regina canta. Ad ogni ripresa del tuii, le operaie si fermano come incantate, pare che facciano quel gesto perché la regina possa sentire l’eventuale risposta delle sorelle. La regina percorre i favi camminando sopra le operaie e fermandosi ogni 7 – 8 secondi per emettere il suo richiamo. Nel momento in cui canta si appiattisce sul favo, strofina un’ala sull’altra come l’arco sulla carda e ne fa uscire il richiamo.
Intanto le sorelle mature imparano a rispondere. Probabilmente anch’esse strofinano un’ala con l’altra, ma dal chiuso della cella esce un suono opaco, quasi di raganella. Stando vicino all’arnia si può sentire iI richiamo e la risposta.
Osservando da vicino una cella che contiene una regina chiusa, che risponde, si nota che l’opercolo è già forato tutt’intorno e le api attraverso quei forellini possono nutrire le regine prigioniere, in attesa della partenza dello sciame, chiamato canoro perché accompagnato dalla regina canora. Quando, di sera, si sente il richiamo e la risposta, si può essere certi che il giorno dopo, col bel tempo lo sciame canoro uscirà. Si può anche impedirlo, visitando verso le 7 di mattina l’alveare ed eliminando tutte le celle reali.
Se lo sciame è già uscito, è necessario raccoglierlo al più presto, mettendo nell’arnia che lo riceve un favo di covata liberato dalle api. Altrimenti lo sciame secondario potrebbe partire dopo poche ore.
Nel dubbio, dopo 15 giorni, s’introduce nell’alveare un favo contenente uova e larve; si controlla dopo 3 giorni. Se l’alveare è orfano, avrà iniziato l’allevamento di regine. Se non ci sono celle reali è segno certo che la regina c’è: la troveremo proprio su quel favo.