I metereologi insistono nel dire che se si guardano le statistiche dei decenni sono molto numerose le stagioni con forti irregolarità rispetto alla media e che quindi è normale avere andamenti climatici come quelli degli ultimi due anni. Sarà anche vero, ma come apicoltori, sempre molto attenti e sensibili all’andamento della primavera, non possiamo dire che negli ultimi anni ci siano state stagioni favorevoli alle nostre api.
Usciamo anche quest’anno da un inverno particolarmente freddo e nevoso. Già in queste condizioni viene messo a dura prova il lavoro di invernamento fatto l’autunno scorso. Ma più che freddo e neve la fase più critica e delicata per gli alveari sta arrivando ora. Se poi come per l’85 e l’86 la primavera si attarderà a venire riservandoci nei mesi di aprile e maggio freddo e pioggia, i nostri interventi primaverili dovranno essere particolarmente accurati.
Vediamo allora di scorrere rapidamente in rassegna gli interventi richiesti in apiario.
L’AVVENTO DELLA PRIMAVERA
L’arrivo della primavera è contraddistinto da una forte variabilità dei fenomeni metereologici. Più che con un riferimento al calendario che non darebbe precise indicazioni, il nostro riferimento sarà basato sul comportamento delle api stesse. Così in occasione delle prime giornate più calde e luminose le api ne approfitteranno per compiere i voli di purificazione. Con l’attenuarsi dei rigori invernali cominceranno a comparire le prime giornate di sereno e nelle ore centrali si sentirà il gradevole tepore del sole.
Nel mondo vegetale dominano i colori invernali, ma si potranno scorgere nei campi le prime venature di verde legate al risveglio delle specie più precoci. Tra queste sono di enorme importanza per le api quelle come il salice e il nocciolo, capaci di fornire polline che risulta indispensabile in questa stagione per l’avvio della deposizione e per le esigenze alimentari delle giovani larve.
Osservando gli alveari, all’entrata si vedrà un certo fermento e diverse api faranno ritorno all’alveare con le prime pallottoline di polline. L’importazione del polline è sicuro segnale che all’interno dell’alveare la regina ha cominciato la nuova deposizione e che quindi è cominciata anche una fase molto delicata per l’economia dell’intero alveare. La presenza di covata infatti oltre a richiedere polline e miele in quantitativi sempre crescenti per l’alimentazione, comporta altresì elevati consumi di scorte per mantenere elevata e costante la temperatura interna della covata.
LA PRIMA VISITA
Quando si avranno queste condizioni generali si potrà procedere all’esecuzione della prima ispezione in apiario. Dopo almeno una settimana dall’avvio del risveglio degli alveari, verso mezzogiorno e con almeno 10°C di temperatura iniziamo il lavoro. Eseguito un preliminare controllo esterno per verificare l’entità del volo alla porticina, la presenza di irregolarità e il peso dell’alveare cominceremo una visita interna. Si farà un uso moderato del fumo e si agirà velocemente ma con molta delicatezza. L’accertamento principale sarà rivolto alla quantità di provviste presenti e al numero di api. Non ci si deve sorprendere di trovare scorte di poco inferiori a quelle presenti in autunno. Finora le api sono state ferme, producendo poco calore indispensabile alla sopravvivenza e con consumi minimi di miele. D’ora in poi però per la presenza di covata i consumi ridurranno rapidamente le scorte. Per giudicare sufficiente il miele di scorta è necessario che ogni favo presidiato dalle api abbia nella parte alta una corona di miele opercolato da entrambi i lati. Se si riscontra una carenza di provviste con numerosi favi vuoti non rimane che mettere mano alle scorte preparate in magazzino ricorrendo a favi di miele opercolato. In mancanza si provvederà con una nutrizione di sostegno fatta con il candito. I favi di miele opercolato del magazzino vanno posizionati subito di fianco a quelli presidiati dalle api. È anche opportuno rompere con una forchetta alcuni opercoli per liberare l’aroma del miele e attirare così subito le api. La somministrazione di candito che si pratica ormai abitualmente è quantomai semplice. Il sistema più diffuso consiste nel disporre un pane rettangolare subito sotto il coprifavo a diretto contatto coi favi. Altri dispongono il candito verticalmente dentro un telaino vuoto o anche dentro il cono del nutritore a tazza che ne contiene però non più di due-trecento grammi.
Agli inizi della primavera un chilo di candito durerà un mese e più mentre in primavera avanzata sarà consumato anche in una settimana. Per quanto riguarda la nutrizione liquida si dovrà attendere l’arrivo della stagione più favorevole con un attivo volo delle bottinatrici.
LA RIUNIONE
Il secondo elemento da valutare attentamente nel corso del primo controllo riguarda la forza della colonia misurata in base al numero delle api presenti. Osservando il nido dall’alto con uno sguardo d’insieme si contano i favi coperti dalle api. I favi vuoti vanno asportati se risultano vecchi e difettosi e per questo in precedenti occasioni erano stati spostati lateralmente e ora si può eliminarli in quanto vuoti di api e provviste. Se la quantità di api non supera i 4 favi si deve procedere alla riunione con altre colonie deboli o di media forza.

Si deve sempre tener conto che dall’autunno alla primavera avviene uno spopolamento fisiologico dell’ordine di uno o due favi dovuto alla moria naturale delle api vecchie. Se però l’impoverimento di api è di entità considerevole o si accompagna ad altri elementi negativi si deve ricercarne la causa e porvi rimedio. Lo spopolamento può essere legato a fattori patologici (diarrea, nosemìasi, acariosi, varroasi) a fattori ambientali (stress, fame, penetrazione di neve o acqua, topi ecc.) e anche tecnici (cattivo invernamento, miele scandente di scorta, regina vecchia, orfanità, nutrizioni errate, raccolte tardive ecc.). Naturalmente non è sempre possibile risalire alla causa dello spopolamento. Particolare attenzione va comunque riservata ai casi sospetti di malattia.
La riunione, come dicevamo, va eseguita per tutti quegli alveari con poche api (anche se con molte scorte) con poche scorte e con poche o non molte api. Si può procedere anche ad una riunione diretta senza particolari accorgimenti tutt’al più ricorrendo ad una blanda infarinata dei favi. Agli alveari sottoposti a riunione si darà una buona scorta di candito.
IL PROGRAMMA DI LAVORO
La prima visita primaverile si esaurisce con questi principali accertamenti. La ricerca della regina potrà essere rimandata a tempi migliori tranne quando non si abbiano sospetti di orfanità. Dopo circa dieci, quindici giorni dalla prima ispezione torneremo in apiario per avviare un programma di lavoro più accurato. Da questo momento inizieranno una serie di preparativi rivolti ad ottenere e seguire lo sviluppo degli alveari e la loro predisposizione al raccolto. Gli scopi della seconda visita sono più o meno gli stessi della prima volta, ma saranno eseguiti con più completezza. La popolazione in genere sarà rimasta stazionaria o aumentata di poco mentre le scorte potranno aver subito un vero e proprio tracollo che verrà sanato con la nutrizione. Si comincerà a regolare con cura lo spazio a disposizione della colonia, togliendo i favi vuoti e vecchi che verranno sostituiti con nuove scorte o con favi da nido lavorati, se la colonia dimostra un accrescimento numerico. Deve essere inoltre valutata molto attentamente la presenza della covata che in questa fase è in netta espansione e occupa la parte centrale dei tre, quattro favi più interni presentando tutte le fasi di sviluppo. L’estensione e la regolarità della covata è funzione della qualità della regina per cui da questi due elementi congiunti dipenderà il valore della colonia stessa. Se la covata o la regina non risultano soddisfacenti si predisporrà appena possibile il rinnovo della stessa. Si può ricorrere all’annotazione su una scheda o su un’agenda e utilizzare come promemoria una semplice puntina colorata attaccata al coprifavo.
In genere all’uscita dell’inverno si avranno tre condizioni diverse nei vari alveari. Un primo gruppo di questi è uscito dall’inverno in ottime condizioni con scorte abbondanti e molte api. Su questi alveari gli interventi saranno per ora molto limitati. Più avanti, dopo la nutrizione stimolante si dovrà curare con attenzione la prevenzione della sciamatura perché questi alveari saranno diventati fin troppo forti e sovrappopolati. Un secondo gruppo di alveari sarà riscontrato in condizioni definibili normali. Hanno scorte sufficienti e api su 6 o 7 telaini con discreta covata. Se con l’avanzare della primavera e soprattutto con la nutrizione questi ceppi si riprenderanno rapidamente andranno bene in produzione. Se invece il loro sviluppo avverrà a rilento sarà il caso di cambiare al più presto la regina e somministrare abbondante sciroppo.
Anche in questi alveari più per l’età della regina che per la sovrappopolazione si potrà avere più avanti un certo rischio sciamatura naturale.
Il terzo gruppo di alveari è rappresentato da tutta quella componente, più o meno elevata, di famiglie che per vari motivi hanno superato la stasi invernale con sufficiente forza.
Su questi sarà incentrato per ora il massimo numero di interventi per recuperare una quota e prepararla al raccolto che se con risultati meno soddisfacenti degli altri alveari. La riunione insieme alla nutrizione e al cambio della regina rappresentano le soluzioni principali da adottare in questi casi.
Con l’attuazione di tutte queste misure si riuscirà più o meno con successo a portare gli alveari ad un buon livello di omogeneità di forza e sviluppo.
Oltre ad una maggiore comodità per lo svolgimento dei vari lavori, avere alveari sviluppati e di uguale forza consentirà, una volta sopraggiunta la stagione delle fioriture, di avere una bottinatura abbondante e proficua.
Dott. Lorenzo Benedetti
Fonte : L’Ape nostra Amica anno IX n. 2