venerdì , 1 Dicembre 2023
Il calendario dell'apicoltore: gennaio
Apiario sotto la neve

Buon inverno amiche api

La  salute delle famiglie

E’ un tema che quest’anno dà molti problemi: infatti molte famiglie sono state troppo infestate dalle varroe e rischiano di non passare l’inverno. L’apicoltore dovrà cercare di salvare il salvabile innanzi tutto cercando di non invernare famiglie con troppe varroe, (se necessario trattando un’altra volta con Api – Bioxal ), e poi unendo tutte le famiglie che sono troppo debilitate.

Il controllo delle scorte

E quindi necessario innanzitutto controllare le scorte, se non sono sufficiente si è ancora in tempo a somministrare alle api un alimento liquido concentrato, del tipo di quello in commercio che ha un umidità molto vicina a quella del miele naturale. Meglio ancora sarebbe equilibrare le scorte delle famiglie con qualche favo di miele che dovrebbe sempre essere alla portata dell’apicoltore, sia per il periodo preinvernale e sia per la primavera.

 La consistenza delle famiglie

Naturalmente possono essere invernate con successo solo le famiglie con una certa consistenza di popolazione: si tratta di un criterio molto soggettivo, o meglio legato alla propria situazione geografica della quale un buon apicoltore, come spesso si è sottolineato, deve avere piena conoscenza. Così dove l’inverno è rigido e tende a prolungarsi, dove l’umidità è elevata, oppure anche quando la posizione stessa dell’apiario non è particolarmente favorevole, sono necessari almeno sette telaini di api per avere delle discrete possibilità di un buon invernamento: tale numero si riduce anche a quattro nelle zone più favorevoli della nostra provincia.

Quando le famiglie non presentano la consistenza desiderata si deve provvedere a rinforzarle con diverse soluzioni: per quanto la mia esperienza mi ha insegnato, è sempre meglio unire api di diversa provenienza quando il periodo dei saccheggi è finito. Consiglio quindi l’unione in una serata un po’ fresca. Invece nel caso ci si trovi in presenza di famiglie troppo deboli o famiglie orfane l’operazione va eseguita al più presto badando a non provocare saccheggi.

Il metodo del giornale è sempre il migliore, anche se laborioso. Tuttavia alcuni sono soliti unire le api senza alcuna precauzione se non quella di operare nel momento adatto e magari confondere un po’ le api con il fumo abbondante, o sostanze profumate, oppure semplicemente infarinandole con la farina bianca. Alcuni apicoltori ritengono utile unire le famiglie separate per qualche giorno da un diaframma che poi viene tolto.

Nelle unioni si tenga presente sempre il senso di orientamento delle api che tendono a ritornare nella posizione di origine, se il tempo consente i voli quotidiani. E’ difficile dare indicazioni in merito: bisogna agire a seconda delle varie situazioni, privilegiando l’unione di famiglie vicine e facendo di tutto per far andare le bottinatrici che si perdono in alveari bisognosi.

Quando tutte le famiglie sono discrete è meglio attendere e più avanti, è poi sufficiente togliere qualche telaino di api dagli alveari più forti e darlo a quelli più bisognosi, badando di non orfanizzare i donatori. Lo stesso criterio è valido anche per le scorte.

Quando invece vi sono alveari troppo deboli, molte famiglie andranno unite integralmente. Qui sorge un dubbio: uccidere o no la regina in eccesso. I pareri sono discordi. Ritengo tuttavia che sia sempre meglio eliminare la regina meno interessante poiché lasciando fare alle api c’è la seria possibilità che le regine si feriscano a vicenda o vengano uccise entrambe dalle api, oppure che vinca la peggiore.

Alcuni apicoltori tentano l’invernamento di famiglie deboli affiancandole nella stessa arnia in modo da razionalizzare il riscaldamento dell’alveare. E’ una pratica interessante ma che richiede attenzioni maggiori rispetto all’invernamento di famiglie normali.

La coibentazione delle arnie
Personalmente non ho mai puntato sull’isolazione delle arnie, ritenendo invece fondamentale l’ubicazione degli alveari in una buona posizione ed una buona areazione all’interno dell’arnia.

Ape regina ingabbiata nel diaframmaL’areazione infatti consente di mantenere bassa l’umidità che è la peggior nemica dell’invernamento delle api poiché favorisce la fermentazione del miele, la formazioni di micosi delle api e delle scorte e determinando spesso problemi intestinali. Qualcuno consigliava di invernare le famiglie con il foro del coprifavo aperto e lo spazio di un telaino vuoto da entrambe le parti dei telaini popolati. Nel caso di una famiglia di sette telaini quindi andrebbe invernata con un diaframma nel posto del primo telaino ( basta un nutritore a tasca) seguito da uno spazio libero e poi dai sette telaini popolati ed infine un altro spazio libero. E’ una buona soluzione.

Un ultimo aspetto da non sottovalutare è la difesa dai topi, che se riescono ad entrare nelle arnie compiono parecchi danni: è necessario restringere le porticine e fissarle per bene all’ arnia, perché i topi, quando vogliono, si danno da fare con un intelligenza sorprendente.

Un inverno difficile

Tuttavia, per tornare all’isolazione. quest’inverno alle porte preoccupa più del solito, non tanto per le previsioni del calendario di frate indovino, ma piuttosto per la preoccupante presenza di varroe riscontrata nella maggior parte della nostra provincia quest’autunno. Le api fortemente parassitizzate sono più deboli, spesso soggette a varie virosi, ed in definitiva temono molto di più l’inverno e le sue asperità. Ecco che quindi anche una buona coibentazione dell’alveare può aiutare: a cominciare dal fondo in lamiera che deve essere riempito con uno strato isolante.

E così pure gli spazi oltre il diaframma. Per quanto riguarda il coprifavo è necessario evitare materiali che non traspirino, sempre per non provocare umidità. Nei posti più svantaggiati può essere utile anche proteggere le pareti laterali e posteriori dell’arnia, ma non quella anteriore poiché ciò rallenterebbe anche il riscaldamento provocato dai raggi· solari.

Spesso gli apicoltori, entusiasti a primavera della vita che anima gli alveari, della sciamatura che dà un senso di salute, del raccolto che soddisfa, si sentono stanchi in autunno e rischiano di essere superficiali in quella che, come si diceva in apertura, è la fase più importante e dovuta alle nostre api: è un grave errore che qualche volta ho pagato anche personalmente. Il nostro compito va fatto fino in fondo. Il resto spetta alle api, ed alla stagione che viene.

 Maurizio Valentinotti

Info Redazione

Guarda anche

La nutrizione proteica delle api

Come nutrire le api senza sensi di colpa. Pag. 5 di 5

Nutrizione proteica. L’ho già detto in apertura di capitolo: le api sono animali selvatici e, …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.