lunedì , 9 Settembre 2024
Miele italiano, nel 2023 calo medio tra il 75 e il 100%
Fonte immagine: la Stampa

Caldo record, l’apicoltura teme già per il 2023: “Metà produzione è a rischio”

L’agricoltura patisce oggi, l’apicoltura forse anche il prossimo anno. Gli effetti della grave crisi idrica rischiano di lasciare pesanti strascichi sul settore del miele. «Questo è il periodo in cui nascono le gemme dei fiori – premette Andrea Raffinetti, tecnico di Aspromiele per le aree di Novara e Vercelli –. Con una siccità estrema non sappiamo quanti embrioni si formeranno, e di conseguenza quanti fiori avremo nel 2023». Un grosso guaio per un mondo tanto essenziale, quanto in sofferenza per i cambiamenti climatici. E dire che l’annata si era aperta con segnali positivi.

Dopo lo zero assoluto di acacia prodotta nel 2021 complici le tremende gelate di primavera che avevano ghiacciato i fiori attaccando anche i vigneti, questa volta a maggio si è tornato a raccogliere. «È andata abbastanza bene – analizza Raffinetti – con una produzione media di acacia pari a 15 chili per alveare sul nostro territorio. La richiesta del mercato è elevata perché per diversi anni si era raccolto poco o nulla. I cambiamenti climatici però continuano a colpire». Dopo avere precluso la produzione di millefiori, Aspromiele rileva che il caldo torrido e la mancanza di acqua stanno incidendo anche sulla scarsa resa di tiglio e castagno. Entrambi i mieli sono tipici delle montagne, dall’Ossola alla Valsesia. «Purtroppo si è accorciato il periodo di fioritura – insiste Raffinetti – e di conseguenza i livelli di produzione risultano essere meno della metà rispetto alle serie storiche». Non solo. La mancanza di fiori e le temperature esagerate costringono le api a uno sforzo straordinario.

Per far circolare l’aria dentro l’alveare, gli insetti agitano infatti le loro ali come fossero pale di un ventilatore. «Bisogna fare di tutto per salvaguardare questo mondo così affascinante e indispensabile per il pianeta – avverte il tecnico –. Eppure il tema dell’ambiente occupa ancora un ruolo marginale nell’agenda politica. Aspromiele ha chiesto alla Regione un sostegno alle aziende apistiche tramite i fondi del Psr. Anche Comuni e semplici cittadini possono giocare un ruolo rilevante promuovendo la diffusione di piante che favoriscono l’impollinazione: a Oleggio è stato avviato un progetto sperimentale».

Nonostante le difficoltà, il settore apicoltura continua a crescere. Secondo i dati del Sistema informativo veterinario, negli ultimi cinque anni il numero totale di apicoltori novaresi è salito da 354 a 509. Di questi, 270 sono hobbisti. In aumento anche gli apiari, da 1.036 a 1. 687. «Questa tendenza la percepiamo anche noi osservando l’alto tasso di partecipazione ai corsi formativi di primo livello. Vogliamo però essere chiari e realisti: l’apicoltura può essere un’ottima passione. Di fronte a uno scenario climatico così complicato, pensare di investire tutti i propri risparmi nell’apertura di un’azienda non sarebbe una mossa redditizia».

Filippo Massara
Fonte: lastampa

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