sabato , 7 Settembre 2024
Come produrre api regine di qualità a livello amatoriale
Foto di Antonio Angrisani

Come produrre api regine di qualità a livello amatoriale

Nell’iniziare a raccogliere le idee per descrivere come produrre api regine a livello amatoriale o per la necessità dei propri alveari mi sono accorto che forse, tutto sommato, era più semplice e congeniale riferire sui sistemi di allevamento professionale, se non altro perché facendo questo lavoro da più di quindici anni ho ormai raggiunto una certa dimestichezza con questo tipo di attività.

Vediamo come un apicoltore che vuole autoprodursi api regine per i propri alveari può procedere, tralasciando ogni discorso sulla selezione genetica delle api.

Sostituzione naturale
Tutti sanno che si intende rimuovere la regina in un alveare il sistema più semplice e più antico è quello di renderlo orfano. L’istinto naturale delle api le porterà ad allevarsi una nuova regina, costruendo sei-sette celle.

I vantaggi ritengo possano essere pochi, anzi forse uno solo: poco lavoro e aspettare (magari pregando il Santo protettore che … ce la mandi buona) che la regina nasca, si fecondi, non si perda.
E … gli svantaggi? È un metodo rischioso: la regina durante il volo di fecondazione può perdersi, oppure avere dei problemi e non fecondarsi.

Nel frattempo l’alveare non è più in grado di produrre una nuova cella reale, perché è ormai essendo passati quasi venti giorni dall’orfanizzazione, nell’alveare non si trova più la covata disopercolata per produrre una nuova cella reale. Inoltre, fra l’orfanizzazione e la nascita delle figlie della nuova regina, trascorrono circa quaranta giorni. Se qualche apicoltore vuole utilizzare questo metodo il consiglio è di orfanizzare in un periodo di raccolto, per due semplici motivi: le celle reali verranno ben nutrite; il conseguente blocco della covata aumenterà notevolmente il numero delle api bottinatrici e si avrà una migliore produzione di miele.

Vi sono apicoltori che regolarmente utilizzano tutti gli anni questo sistema nei loro alveari. In particolare ho conosciuto un apicoltore della zona di Brisighella (Ravenna), che durante la Settimana Santa, possibilmente in Venerdì Santo, orfanizzava tutti i suoi alveari.
Un altro apicoltore praticava lo stesso metodo verso il 10 agosto di tutti gli anni.

Produzione naturale delle celle reali
Un sistema valido per produrre poche api regine (da 5 a 20 o anche più secondo le possibilità operative, le necessità e la volontà dell’apicoltore) è quello di orfanizzare uno o più alveari ritenuti complessivamente validi, per i parametri che ci si è dati, poi “raccogliere” le celle reali da trasferire nei nuclei di fecondazione. Quando si parla di orfanizzazione si intende o sopprimere la regina perché ormai è a fine carriera, oppure trasferire la regina con un favo o più di api in un nucleo appositamente predisposto. Nel periodo in cui le api devono alimentare le celle reali, se non è in corso una forte importazione di nettare è raccomandabile nutrire quotidianamente le famiglie con miele. Ciò perché proprio alimentando con miele si avranno regine più forti e longeve.
Entro il dodicesimo giorno dall’inizio della formazione delle celle reali dovrà avvenire il trasferimento delle celle nei nuclei di fecondazione o nei nuclei che poi sviluppandosi diventeranno nuovi alveari.

Nuclei di fecondazione
È consigliabile per allevamenti non professionali nuclei formati con telaini Dadant-Blatt da nido, anche perché non conviene mettersi in azienda misure particolari di telaini, poi difficilmente sfruttabili. Sempre per allevamenti non professionali è sconsigliabile l’acquisto. di particolari cassettini indicati per l’allevamento delle regine. Si può fruttuosamente allevare regine nei pratici, maneggevoli e sempre utili cassettini da cinque o sei telaini per nuclei o sciami in legno leggero o in polistirolo. Per introdurvi la cella reale sono sufficienti due telaini di api.

A fecondazione avvenuta si possono catturare (o eventualmente marcare) la regina introducendola nelle apposite gabbiette di accettazione, oppure ai due favi iniziali aggiungere altri favi con api per rafforzare il nucleo o aggiungere telaini con foglio cereo in modo che il nucleo si completi lentamente da solo.

Tutti gli apicoltori dovrebbero avere qualche nucleo a disposizione, soprattutto in primavera quando si verificano casi di orfanità, che spesso sono difficilmente risolvibili.

Con un cassettino di api a disposizione si può rapidamente col sistema del giornale sovrapporlo all’ alveare orfano e “mangiato” il giornale la regina nuova prenderà possesso dell’alveare e provvederà anche ad eliminare l’eventuale ape “figliatrice”.

Questi nuclei per la fecondazione vanno posti in posizione sfalsata e non troppo vicina per favorire l’ orientamento delle regine che tornano dal volo di fecondazione.

L’apicoltore visiterà il nucleo circa tre giorni dopo l’introduzione della cella per verificarne la nascita e circa dopo dodici giorni per accertarsi della avvenuta fecondazione, che si riconoscerà ad un aumento notevole dell’addome rispetto alla prima visita quando la regina era vergine, e dovrebbero comparire le prime uova nei favi o, se la fecondazione è stata rapida, già le prime larve.

Se non si trova la regina può non essere nata, quindi vi sarà la cella ancora chiusa. Invece se la cella è rotta su un lato è stata uccisa dalle api (non accettata). Può capitare anche che la regina si perda durante il volo di fecondazione, venga mangiata da un uccello insettivoro, o semplicemente sbagli nel rientrare il nucleo di fecondazione. In questi casi si dovrà introdurre una nuova cella reale.

Capita anche, per fortuna raramente, che alcune regine non si fecondano: trascorsi quindici giorni vanno soppresse, potrebbero avere difetti all’apparato genitale o non hanno i sacchi aerei. Quest’ultimo difetto si può verificare lanciando in aria la regina, se cade a terra quasi come un sasso non feconderà mai. lo stesso ho verificato che le regine che si fecondano dopo il quindicesimo giorno dalla nascita risultano, poi, essere poco produttive.

Se si deve prelevare la regina dal nucleo per introdurla in un alveare è bene attendere che buona parte della covata deposta sia stata opercolata. Solo a questo punto si può essere certi che la nuova regina deponga una covata femminile.

Non è frequente però – forse una regina ogni 150-200 sembra perfettamente fecondata – ma in realtà depone esclusivamente fuchi; questo può capitare, ma seguendo questo semplice accorgimento si può evitare di rovinare un alveare.

Produzione di celle reali mediante traslarvo o innesto
Il traslarvo dà un tocco di personalità e molti apicoltori ci provano: con un po’ di pazienza risulta più facile di quello che si dice. Come tutte le cose che si fanno per la prima volta non è il caso di scoraggiarsi per qualche possibile insuccesso. Occorre dotarsi di cupolini e cellette predisposte per ospitare le larvine.

La cosa più semplice è utilizzare i normali cupolini di plastica in vendita per produrre la pappa reale. I cupolini vanno fissati sulle apposite stecche, che possono essere acquistate insieme al telaino portastecche (lo stesso risultato per produrre pappa reale). Ti consiglio è di fissarne da 9 a 11 per stecca ed introdurne una, al massimo due per alveare.

Alveari
Per produzioni a livello hobbystico è sconsigliabile il cassone a tre famiglie che comporta investimento in denaro e di api, nonché grosse difficoltà di gestione. Proprio per questo molti di questi dopo qualche mese finiscono dimenticati nel magazzino.

Personalmente, in questo caso, utilizzerei degli alveari momentaneamente orfanizzati o degli alveari a dodici favi diaframmati con griglia escludi regina posta circa a metà. È bene scegliere un telaino con covata di circa tre giorni da cui verranno prelevate le larve per essere poste nelle cellette dove precedentemente sarà stata messa una goccia di pappa reale allungata con acqua bidistillata.
Terminato l’innesto si porteranno rapidamente le stecche negli alveari, che verranno subito nutriti per stimolare l’accettazione delle celle.

Un nuovo ciclo di celle può essere iniziato quando le precedenti saranno state opercolate. Non va dimenticato, verso l’undicesimo giorno dalla introduzione, di togliere le celle ormai prossime allo sfarfallamento. Questi semplici e veloci consigli possono essere molto utili anche se sono stati tralasciati molti aspetti che andrebbero curati, come la selezione genetica, la velocità di pulizia e la produzione che difficilmente l’hobbysta può curare perché comporta un grosso investimento di tempo, denaro, il sacrificio di scelte aziendali e l’osservazione di innumerevoli particolari.
La selezione non si improvvisa. Per ottenere un buon ceppo possono servire anche dieci anni di lavoro.

Giuseppe Rossi
Fonte. L’Ape nostra Amica Anno XVIII n. 4

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