sabato , 7 Settembre 2024
Sciamatura
Foto di Antonio Angrisani

Da quale alveare è uscito lo sciame?

Pare una domanda inutile, ma talvolta succede anche ad apicoltori esperti di trovarsi uno sciame già riunito in grappolo e non sapere da dove sia uscito.

Quando gli alveari sono meno di una decina, si fa presto a visitarli e controllare la presenza di celle reali che, nell’alveare che ha sciamato ci sono certamente, perché uno sciame non lascia mai l’alveare prima di aver allevato le regine che sostituiranno quella che accompagna lo sciame. In casi disperati può succedere che l’alveare messo in posizione insopportabile per umidità e freddo abbandoni l’arnia senza lasciarvi né api, né covata, ma sono casi rarissimi e riconoscibili.

Partendo proprio dal fatto che l’alveare che ha sciamato contiene celle reali, ho potuto dimostrare in alcuni casi l’appartenenza di sciami contesi fra apicoltori. Ma se gli alveari sono numerosi e colmi d’api, questo controllo non è facile perciò suggerisco un metodo, riportato da tanti manuali. Si stacca dal grappolo che forma lo sciame un vasetto di api di circa un quarto di litro contenente farina di frumento; si chiude semplicemente con la mano o con altro, si porta a 200 m. di distanza e li si apre il vaso e si lasciano libere le api. Queste, ben visibili perché infarinate ritorneranno al vecchio alveare. Perché portarle a 200 m.?

Perché se messe in libertà nelle vicinanze del grappolo andrebbero a riunirsi a questo, mentre alla distanza di 200 m., non conoscendo ancora il nuovo posto andranno alla vecchia casa, ben conosciuta.

Una raccomandazione sulla quale mi pare di dovere insistere è quella di nutrire abbondantemente gli sciami quando l’andamento stagionale non è molto favorevole. Gli sciami consumano molto quando stanno costruendo i favi, appunto perché la cera è un grasso prodotto dalle ghiandole ceripare vengono alimentate col miele.

Molte sono già mature e vorrebbero uscire, ma le guardiane impediscono loro l’uscita. Altre sono allo stato di crisalide e altre ancora ninfe appena opercolate, alle quali mancano cinque sei giorni alla maturazione. La regina che obbedisce alla legge dell’istinto, amministrata dalle operaie, accetta il suo destino e si prepara ad uscire con il secondo sciame. Ci vogliono ancora sei sette giorni, perché dovrà volare lontano e perciò aspetta la maturazione.

Ma l’istinto le suggerisce di accertarsi che dopo la sua partenza ci sia nell’alveare una regina che continuerà la vita del ceppo. Perciò si mette a chiamarla e partirà soltanto quando udrà la risposta di una o più sorelle vive, ancora chiuse nelle celle. La chiamata della regina è un suono sottile che pare venga da una corda di violino: un tuii prolungato per due, tre secondi. Ma ciò che meraviglia di più è la reazione delle api che si trovano sul favo dove la regina canta. Ad ogni ripresa del tuii, le operaie si fermano come incantate, pare che facciano quel gesto perché la regina possa sentire l’eventuale risposta delle sorelle. La regina percorre i favi camminando sopra le operaie e fermandosi ogni 7-8 secondi per emettere il suo richiamo. Nel momento in cui canta si appiattisce sul favo, strofina un’ala sull’altra come l’arco sulla corda del violino e ne fa uscire il richiamo.

Intanto le sorelle mature imparano a rispondere. Probabilmente anch’esse strofinano un’ala con l’altra, ma dal chiuso della cella esce un suono opaco, quasi di raganella. Stando vicino all’arnia si può sentire il richiamo e la risposta.

Osservando da vicino una cella che contiene una regina chiusa, che risponde, si nota che l’opercolo è già forato tutt’intorno e le api attraverso quei forellini possono nutrire le regine prigioniere, in attesa della partenza dello sciame, chiamato canoro perché accompagnato dalla regina canora. Quando, di sera, si sente il richiamo e la risposta, si può essere certi che il giorno, dopo, col bel tempo, lo sciame canoro uscirà. Si può anche impedirlo, visitando verso le 7 di mattina l’alveare ed eliminando tutte le celle reali.

Se lo sciame è già uscito, è necessario raccoglierlo al più presto, mettendo nell’arnia che lo riceve un favo di covata liberato dalle api. Altrimenti lo sciame secondario potrebbe partire dopo poche ore.

Naturalmente questo sciame con regina vergine va controllato finché la nuova regina sia feconda.

Nel dubbio; dopo 15 giorni, s’introduce nell’alveare un favo contenente uova e larve; si controlla dopo 3 giorni. Se l’alveare è orfano avrà iniziato l’allevamento di regine. Se non ci sono celle reali è segno certo. che la regina c’è: la troveremo proprio su quel favo.

Abramo Andreatta

honeystickers

Info Redazione

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