L’apicoltura comporta un continuo riciclaggio della cera. Le fonti principali sono gli opercoli, tratti di favo abbozzati dalle api fuori sede, favi vecchi rinnovati e favi che si rompono o si deformano.
La cera di opercolo è in genere più chiara e più pura, quindi più pregiata, ed è conveniente mantenerla separata dalle altre.
I sistemi di estrazione sono diversi, familiari o industriali.
Nell’apicoltura di modeste dimensioni è universalmente diffusa la sceratrice solare, economica ed efficiente, che tra l’altro fornisce cera di ottima qualità. La resa dei favi varia da 80 a 130 g per favi da nido D.B. con i sistemi tradizionali, fino a 200-250 g per le estrazioni industriali (presse, torchi, solventi).
Per essere commerciabile la cera non deve avere più del 2-5% di impurità sebbene molte ditte considerino nella permuta cera /fogli cerei una certa percentuale di tara. La resa assoluta di un favo dipende anche dalla sua vecchiaia: il 60-80% se è ancora giallo e il 20-30% del suo peso se invece è nero. Da un punto di vista tecnologico l’apicoltore deve sapere che la cera da lui prodotta deve essere manipolata il meno possibile.
Per la fusione in «pani di cera» è opportuno usare acqua piovana o acqua prebollita, acqua di montagna o acidificata con aceto poiché le acqua dure, ricche di calcio e magnesio interagiscono chimicamente formando composti stabili che svalorizzano il prodotto. Altrettanto importanti sono i recipienti che devono essere inerti (acciaio inox o alluminio) poiché il ferro, lo stagno, il rame e lo zinco interagiscono con la cera inquinandola, inscurendola, facendole assumere una colorazione verdastra.
Quanto alla temperatura non deve essere eccessiva né prolungata per evitare alterazioni e inscurimenti. E bene che l’apicoltore si limiti alle operazioni ordinarie di estrazione, filtraggio e fusione in pani. Perché la decantazione avvenga correttamente, raccogliendo nel «tacco» tutte le impurità più grossolane, è necessario fondere la cera in molta acqua e farla raffreddare molto lentamente, almeno 10 ore. Per evitare che aderisca ai bordi del contenitore sarà sufficiente cospargerli con sapone o olio da cucina.
Lucilla Pieralli
Tratto da L’Ape nostra Amica anno V n. 5
Buonasera ,lei dice di usare o acqua piovana per sciogliere la c’era o acqua piovana o acqua pre bollita (quanto?)o acqua acidifiacta con aceto,la acqua demineralizzata andrebbe bene?grazie.
L’acqua demineralizzata è ottima non contiene impurità che normalmente si trovano nell’acqua di rubinetto, i quali rendono l’acqua dura.