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Esemplare di vespa velutina in 3d

La Vespa velutina, un nuovo pericolo per le api italiane

La Vespa velutina, il cui nome scientifico è Vespa velutina nigrithorax Du Buysson, 1905, detta comunemente Vespa predatrice asiatica o Calabrone asiatico, è una grossa vespa molto affine al nostro calabrone (Vespa crabro Linnaeus, 1761).
È originaria del sud-est asiatico dove è ampiamente diffusa (India, Indocina, Cina e Giava).A differenza del comune calabrone e delle altre specie di vespe autoctone nel nostro territorio, la Vespa velutina è particolarmente dedita alla predazione delle api.
Le api asiatiche (Apis dorsata, Apis florea, Apis cerana, ecc.) tuttavia hanno sviluppato strategie per sconfiggere questo abile e potente predatore, ad esempio avvinghiandosi ad un individuo di Vespa velutina e, mediante il funzionamento dei muscoli alari, lo riscaldano fino a “cuocerlo” letteralmente.
Mentre questa ed altre tecniche difensive sono state attuate dalle api asiatiche in millenni di co-evoluzione con la Vespa velutina, le nostre api mellifere, che mai erano state a contatto con questo predatore, sono del tutto impreparate ad affrontarne gli assalti. Infatti, anche pochi individui di Vespa velutina sono in grado di sbaragliare un’intera colonia di api mellifere.
Per questo motivo, gli apicoltori italiani hanno accolto con allarme la prima segnalazione in Europa di questo Calabrone asiatico, trovato in Francia nel 2004. Purtroppo, a partire dal 2012 sono stati segnalati in Italia individui di questa specie e nel 2013 è stata dimostrata la sua riproduzione, con il ritrovamento di un nido in Liguria.

Allo stato attuale la specie è nota anche in Piemonte, Toscana e Lazio, ma è facile prevedere che possa rapidamente diffondersi in tutta Italia e giungere quindi anche in Trentino, specialmente nelle vallate più calde. È quindi di fondamentale importanza che gli apicoltori conoscano le caratteristiche distintive di questa specie e le tecniche per monitorarne la presenza e per contenerne gli effetti disastrosi.

Riconoscimento
La Vespa velutina è leggermente più piccola del calabrone autoctono: le regine misurano circa 3 cm, le operaie circa 2 cm ed i maschi (che compaiono a fine estate) circa 2,4 cm. La Vespa velutina risulta molto più scura del calabrone; in particolare il capo, le antenne, il torace e gran parte dell’addome sono di un nero intenso.
I segmenti dell’addome sono per lo più tutti neri (il primo orlato posteriormente di giallo)e mancano le ornamentazioni laterali presenti nel calabrone.
Le zampe sono di colore nero nei primi segmenti e nella metà apicale sono di un giallo più o meno acceso. I nidi di Vespa velutina sono molto simili a quelli del calabrone, e possono raggiungere dimensioni considerevoli.

A differenza del calabrone, che predilige quasi esclusivamente siti molto riparati (entro tronchi cavi, in cavità di vecchi muri, etc) o quantomeno collocati al riparo (soffitte, vani finestra chiusi da balconi), la vespa predatrice asiatica nidifica molto spesso tra le fronde degli alberi.

Monitoraggio e lotta
Il monitoraggio e la lotta nei confronti della Vespa velutina consiste nel dislocare trappole con esche alimentari.
Questa pratica ormai risulta necessaria anche per difendere gli alveari (ma anche i piccoli frutteti familiari ed i giardini) dalla sempre maggiore invadenza di vespe e calabroni. Le trappole si costruiscono facilmente utilizzando normali bottiglie di plastica dell’acqua minerale o delle bevande da 1,5-2 litri, modificandole come viene descritto in questo articolo.
In alternativa, sono in vendita presso quasi tutti i negozi di articoli da giardinaggio o consorzi agrari speciali tappi con cui trasformare le bottiglie in trappole efficienti.
Le trappole vanno collocate nei pressi degli apiari già a fine marzo, allo scopo di catturare le vespe ed i calabroni regina appena usciti dai siti di svernamento. Questi individui, nei primi tempi, hanno bisogno di molte calorie e sono particolarmente attratte da esche zuccherine. In questa prima fase l’esca può essere costituita da un miscuglio di birra (mezzo litro) e zucchero o miele (2 cucchiai).

In seguito, si può fare una miscela con mezzo litro di acqua, 3 cucchiai da tavola di zucchero o miele e un bicchiere di aceto di vino. Queste trappole non costituiscono un pericolo per le api, in quanto non le attirano.

Iasma notizie apicoltura n.3 – d.d- 9.12.2013

Info Redazione

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