Uno dei più ampi studi mai fatti sull’uso dei numeri nel mondo animale ha rivelato che si tratta di un’abilità diffusa – e probabilmente vitale – in natura.
Immaginate di essere un piccolo mammifero terrestre – ad esempio uno scoiattolo di terra – a rischio di diventare il pasto di un animale più grande. In lontananza avvistate una caverna spaziosa, ma due grossi orsi vi stanno già entrando. Pochi minuti dopo, uno dei due esce. Credete che ora sia un rifugio sicuro? Questo è il genere di calcoli che, in tempo reale, la maggior parte delle specie animali devono affrontare quotidianamente.
Oltre ad evitare i predatori, la capacità di comprendere le quantità può essere d’aiuto nel risolvere un’ampia gamma di problemi come trovare un compagno, andare alla ricerca di cibo e orientarsi.
In un’approfondita ricerca del 2020 uno scienziato ha riunito tutti gli studi fatti sulla materia e ha scoperto che, dalle api agli uccelli fino ai lupi, molti animali sanno elaborare e raffigurare i numeri e quindi, verosimilmente, contare.
Inoltre, lo studio suggerisce che questa abilità matematica aiuta gli animali a sopravvivere in un mondo dalle leggi spesso dure e spietate. La scoperta ha esteso la nostra conoscenza sulla cognizione animale, ormai in crescita esponenziale.
“Una volta si pensava che la capacità di contare fosse un’abilità esclusivamente umana, forse a causa dell’associazione percepita tra abilità matematica avanzata e genialità”, sostiene Lars Chittka, un ecologista comportamentale alla Queen Mary University of London che non ha partecipato alla ricerca.
Ma lo studio pubblicato su Trends in Ecology and Evolution “mostra che le capacità numeriche di base sono ampiamente diffuse nel regno animale, e che possono essere vantaggiose nella lotta per la sopravvivenza”.
Bravi con i numeri
Ai fini dello studio il neurobiologo Andreas Nieder – dell’Università di Tuebingen, in Germania – ha esaminato tutta la letteratura disponibile su come le differenti specie animali comprendano i numeri.
Dopo aver analizzato attentamente quasi 150 articoli scientifici sull’argomento, ha concluso che “la competenza numerica è presente in quasi ogni ramo dell’albero della vita animale”.

Non sorprende che dalla sua analisi emerga che, per trovare cibo, molte specie si affidino ai numeri.
In studi di laboratorio, ad esempio, i rospi ululoni dal ventre rosso hanno usato un metodo chiamato il “sistema del numero approssimativo” per scegliere tra vari mucchi di cibo. Per le rane un mucchio di tre pezzi valeva quanto uno di quattro, ma se si passava da tre a sei pezzi – o da quattro a otto – sceglievano sempre quello più grande.
Le api mellifere hanno dimostrato di ricordare il numero dei punti di riferimento a terra che sorvolano durante i viaggi dall’alveare ai campi di fiori (cosa che permette loro di ritrovare la strada di casa); nei viaggi alla ricerca di cibo la formica del deserto Cataglyphisfortis, invece, conta i propri passi per tenere traccia di quanto si è allontanata dal formicaio.
Altre specie come il lupo grigio devono conoscere il numero esatto di animali nel loro branco per cacciare specifiche prede: ad esempio, per un alce o un wapiti sono necessari da sei a otto lupi, mentre per una caccia al bisonte serve un branco dai nove ai tredici elementi.
Anche le loro prede utilizzano i numeri a proprio vantaggio: il wapiti si disperde in gruppi più piccoli per evitare di incontrare i lupi, oppure si raggruppa in grandi mandrie per ridurre il rischio di diventarne vittima, con una tattica che in biologia viene chiamata “l’unione fa la forza”.
Attacca o fuggi
Prima di dare inizio ad una lotta per il territorio o per l’accoppiamento, molte specie devono stimare la forza e il numero degli avversari con cui si rapporteranno.
Pensiamo ai branchi di femmine di leone africano: sappiamo che ascoltano attentamente i ruggiti degli altri branchi nelle vicinanze prima di decidere se combatterli. In un esperimento nel Parco nazionale del Serengeti, in Tanzania, la registrazione dei ruggiti di un solo intruso – una femmina sconosciuta – ha portato un branco di leonesse all’attacco.

Ma se il branco ascoltava la registrazione dei vocalizzi di tre o più leoni, esitava. Il miglior indice predittivo della scelta delle leonesse di avvicinarsi o meno era nel rapporto tra il numero di adulti difensori e di intrusi.
“Ovviamente, valutano il numero di individui nei gruppi per le situazioni della vita quotidiana”, sostiene Nieder. “Quindi la capacità di distinguere i numeri deve portare loro notevoli benefici per la sopravvivenza e la riproduzione”.
Un fenomeno unico
Karl Berg, ornitologo della University of Texas Rio Grande Valley a Brownsville, concorda che molti animali possiedono “metodi sofisticati per misurare e stimare la quantità”.
Ad esempio, in Venezuela le giovani femmine di pappagallino groppa-verde abbandonano l’area in cui sono uscite dall’uovo, mentre i maschi vi restano. Alcuni anni, però, accade il contrario.
“La decisione di fermarsi o andarsene dipende dalla quantità di cibo e dal rapporto numerico dei sessi”, cioè da quanti maschi e femmine ci sono, dice Berg. “È assolutamente affascinante pensare che stimino una cosa come questa. Non sappiamo come facciano”.
“Ciò che è importante in tutti questi studi è capire come la competenza numerica sia connessa al benessere, ossia al successo riproduttivo che un animale può avere nella vita”, ci fa notare.
Nella ricerca, Nieder sollecita ulteriori studi di questo genere; ma condurli è difficoltoso e richiede tempi lunghi, sostiene Berg. “Se si vogliono ottenere risultati realmente significativi vanno eseguiti esclusivamente in natura”.
Virginia Morell
Fonte: nationalgeographic.it
Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.