giovedì , 30 Novembre 2023
Acido ossalico in polvere

Acido Ossalico Sì, Acido Ossalico No

La somministrazione dell’acido ossalico.

L’acido ossalico viene somministrato per gocciolatura o spruzzatura della soluzione zuccherina, o in forma sublimata.

I rischi connessi alla somministrazione per sublimazione.
La sublimazione avviene per riscaldamento dei cristalli di acido ossalico in fornellini elettrici di varia fattura , direttamente entro l’arnia.
E’ bene chiarire che l’acido ossalico si degrada termicamente e che metodi di riscaldamento brutale rischiano di distruggerlo completamente o quasi. La somministrazione per sublimazione comporta rischi per la salute dell’operatore e chiunque altro transiti nelle aree dove è in corso il trattamento, in quanto l’inalazione dell’acido ossalico sublimato risulta molto irritante per tutte le mucose.
La dimensione dei cristalli prodotti dalla sublimazione è compatibile con un approfondimento notevole nell’apparato respiratorio, quindi particolarmente dannosa per il parenchima polmonare. La successiva ricristallizzazione all’interno dell’alveare mantiene una potenziale esposizione per l’operatore nelle fasi successive al trattamento, anche per il solo controllo dei cassetti diagnostici.

Pertanto si rende necessario l’uso di DPI specifici al momento dell’esecuzione e successivamente. Non è escluso che le ripetute somministrazioni possano alterare il pH dell’ambiente alveare , creando un disturbo alla vitalità delle api.

L’acido ossalico acquistato in mesticheria.

( prodotto chimico per usi tecnici ed industriali) risulta variamente contaminato da piombo (vedi: Loglio G. Speciale: Utilizzo dell’acido ossalico in apicoltura – Apinforma).

Acido ossalico e residui.

In genere, le basse quantità rinvenute nel miele di alveari trattati, fanno considerare l’acido ossalico piuttosto sicuro dal punto di vista dei residui. Anche trattamenti in produzione di solito non alterano o alterano poco la concentrazione di acido ossalico nel miele. In ogni modo è bene sottolineare che tutti i trattamenti vanno sempre eseguiti in assenza di melario. L’ossalico utilizzato durante il trattamento invernale non produce residui.

Resistenza all’acido ossalico
I rischi di un mancato controllo sul corretto utilizzo dell’Ac. Ossalico riguardano l’impossibilità di monitorare un eventuale fenomeno di resistenza che le varroe potrebbero mettere in atto. L’ac. ossalico non agisce contro la varroa come negli altri animali (chelazione, con sottrazione del Ca metabolico e formazione di ossalati insolubili). Ciò che danneggia la varroa è l’alta concentrazione di ioni <<H+>> che l’ac. ossalico produce.

Più che di farmacoresistenza all’acido ossalico, quindi, sarebbe più corretto parlare di resistenza delle varroe all’acidità. Nel caso che questa si dovesse un giorno manifestare, quasi certamente tutti gli acidi organici verrebbero messi fuori gioco contemporaneamente.

L’efficacia dell’ac ossalico

Un’amplissima e ormai incontestabile bibliografia scientifica supporta la tesi dell’assoluta necessità dell’utilizzo dell’Ac. Ossalico negli alveari. Il trattamento nel periodo invernale quando non c’è covata, abbassa il carico di parassiti dalla famiglia nuda e favorisce il contenimento della varroasi, garantendo la vitalità della famiglia sino al periodo in cui si potranno fare i trattamenti estivi.

Esempio pratico

E’ diventato uso comune da parte degli apicoltori acquistare in mesticheria la polvere di Acido Ossalico per produrre in proprio, soluzioni a concentrazioni le più fantasiose (secondo le diverse scuole di pensiero), o per la pratica della sublimazione. Tale comportamento, eludendo totalmente il ricorso alla competenza veterinaria ed alla farmacia, non garantisce il corretto approvvigionamento del farmaco, la sua corretta preparazione e la sua trasparente tracciabilità, mette in pericolo la salute degli operatori, in forse la sua efficacia, aumentando le probabilità di contaminazione dell’”animale alveare” produttore di alimenti e quindi degli alimenti da questo derivati.

Fonte Fnovi

Info Redazione

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Un commento

  1. Francesco Palmirotta

    L’inula può sostituire l’acido ossalico?

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