L’attuale situazione sanitaria delle api è di una complessità mostruosa. L’ape è oggi nei fatti vittima di 3 patogeni, Varroa, virus (molto spesso collegati alla Varroa) e Nosema ceranae in un contesto di presenza di fitofarmaci e con disponibilità alimentari di qualità e quantità sempre inferiori ( e da queste dipende l’efficacia del sistema immunitario dell’ape ).
Ogni patogeno ha una sua particolare dinamica di diffusione, che ben bisogno conoscere per poter intraprendere pratiche di lotta efficaci. I virus non sono tenuti in sufficiente considerazione dall’apicoltore, che “ fa i conti “ sulla varroa , ma non considera questi “ piccoli amici” che l’acaro trasporta e moltiplica ( DWV e IAPV ) e che sono nei fatti la reale causa delle difficoltà o morte delle famiglie di api infestate da varroa in tutti i periodi dell’anno, ma particolarmente in autunno e inverno.
L’Istituto di apicoltura di Hohen Neuendorf ha dimostrato che:
- l’infestazione da Varroa destructor in estate è proporzionale all’infezione da virus DWV in autunno [DWV- virus delle ali deformate, quello che fa sì che in presenza di varroa, che lo moltiplica in proprio , le api nascano con le ali sfrangiate],
- (2) l’infestazione da Varroa destructor in autunno è proporzionale all’infezione da N. apis nella primavera successiva,
- (3) la comparsa di covata calcificata in estate è proporzionale all’infezione da N. ceranae nella primavera precedente ed al livello di infestazione da V. destructor nella stessa stagione.
Vari studi hanno mostrato massiccia presenza di DWV (91% dei campioni), ABPV ( virus della paralisi acuta delle api 68%) in alveari morti. In molti campioni da alveari morti è risultato presente più di un virus. In tutti i campioni di api che mostravano colorazione scura e disorientamento è sempre stato rinvenuto il virus CBPV della paralisi cronica.
La simultanea infezione da DWV e ABPV ( ovvero il suo discendente IAPV, virus israeliano della paralisi acuta che si moltiplica nella varroa) è risultata molto frequente in famiglie deboli o spopolate o vicine al collasso.
Api prelevate da famiglie apparentemente sane all’interno dello stesso apiario in cui sono state studiate le famiglie con problematiche sanitarie attribuibili a varroa, ovvero virosi, hanno mostrato un quadro virale presso che analogo, ma in quantità da 10 a 126 volte più basso.
Questo porta a far concludere che quando in un apiario vi sono famiglie in sofferenza virale, le altre famiglie devono essere a loro volta considerate potenzialmente a rischio. E’ sufficiente che nell’anno in corso o nel successivo la varroa o le api stesse ne producano sufficientemente la vettorazione e la moltiplicazione per veder estendersi o ricomparire le problematiche virali.
Api prelevate da famiglie apparentemente sane all’interno dello stesso apiario in cui sono state studiate le famiglie con problematiche sanitarie attribuibili a varroa, ovvero virosi, hanno mostrato un quadro virale presso che analogo, ma in quantità da 10 a 126 volte più basso.
Questo porta a far concludere che quando in un apiario vi sono famiglie in sofferenza virale, le altre famiglie devono essere a loro volta considerate potenzialmente a rischio. E’ sufficiente che nell’anno in corso o nel successivo la varroa o le api stesse ne producano sufficientemente la vettorazione e la moltiplicazione per veder estendersi o ricomparire le problematiche virali.
ABPV (paralisi acuta ) e DWV(virus delle ali deformate) possono giocare un ruolo essenziale per ciò che riguarda la mortalità invernale delle famiglie.
Siede, e al. hanno studiato l’impatto del ABPV sulla capacità di invernamento delle famiglie. Le famiglie sopravvissute all’inverno sono state comparate come carico dello specifico virus a quelle morte durante l’inverno. E’ stato verificato che l’infezione da ABPV è più spesso osservabile e in quantità maggiore nelle famiglie che periscono durante l’inverno.
Aumeier ha diviso le famiglie in studio in tre categorie e cioè famiglie morte prima di ottobre, famiglie morte prima del marzo successivo e famiglie vive.
Il differente livello di infezione virale (ABPV, KBV, SBV, DWV) e l’influenza dei virus sulla sopravvivenza all’inverno è stata valutata.
Le famiglie morte prima di ottobre presentano nel 100% dei casi la presenza del virus il quale risulta presente nel 92% delle famiglie scomparse prima di marzo. Solo nel 56% delle famiglie sopravvissute si riscontra la presenza del virus. La stessa tendenza è stata verificata per il virus DWV (presenza nel 67% delle famiglie morte prima di ottobre, presenza nel 31% delle famiglie morte durante l’inverno, presenza nell’ 11% delle famiglie sopravvissute). Soprattutto vi è anche una quantità decisamente maggiore di virus là dove possono essere rinvenuti ed è stata dimostrata una correlazione tra quantità di ABPV e infestazione da Varroa in Agosto.
Siede, e al. hanno studiato l’impatto del ABPV sulla capacità di invernamento delle famiglie. Le famiglie sopravvissute all’inverno sono state comparate come carico dello specifico virus a quelle morte durante l’inverno. E’ stato verificato che l’infezione da ABPV è più spesso osservabile e in quantità maggiore nelle famiglie che periscono durante l’inverno.
Aumeier ha diviso le famiglie in studio in tre categorie e cioè famiglie morte prima di ottobre, famiglie morte prima del marzo successivo e famiglie vive.
Il differente livello di infezione virale (ABPV, KBV, SBV, DWV) e l’influenza dei virus sulla sopravvivenza all’inverno è stata valutata.
Le famiglie morte prima di ottobre presentano nel 100% dei casi la presenza del virus il quale risulta presente nel 92% delle famiglie scomparse prima di marzo. Solo nel 56% delle famiglie sopravvissute si riscontra la presenza del virus. La stessa tendenza è stata verificata per il virus DWV (presenza nel 67% delle famiglie morte prima di ottobre, presenza nel 31% delle famiglie morte durante l’inverno, presenza nell’ 11% delle famiglie sopravvissute). Soprattutto vi è anche una quantità decisamente maggiore di virus là dove possono essere rinvenuti ed è stata dimostrata una correlazione tra quantità di ABPV e infestazione da Varroa in Agosto.
I risultati indicano chiaramente l’ influenza dell’infezione da virus sulla sopravvivenza all’inverno da parte delle famiglie di api.
Chantawannakul e al hanno rinvenuto sulle varroe cinque tipi di virus simultaneamente presenti. Yang e Cox-Foster verificano l’impatto dell’acaro su sopravvivenza, incidenza virale, caratteristiche fisiologiche delle api neonate. Risulta confermato che la parassitizzazione da varroa è collegata ad un’alta proliferazione del virus delle ali deformate (DWV) e ciò dà luogo ad una notevole diminuzione dell’aspettativa di vita dell’ape. Gli autori hanno poi provato ad infettare le api parassitizzate da varroa con un batterio test trovando che la sopravvivenza di queste è molto minore rispetto a quella di api che non hanno avuto contatti con la varroa. Gli autori concludono che il sistema immunitario delle api parassitizzate non è pienamente funzionale, rendendole estremamente vulnerabili. Gaultier ha studiato la presenza virale in vari organi delle api colpite e ha potuto verificare che la presenza del DWV può avere effetti sulle capacità di fertilità di regine e fuchi.
Chantawannakul e al hanno rinvenuto sulle varroe cinque tipi di virus simultaneamente presenti. Yang e Cox-Foster verificano l’impatto dell’acaro su sopravvivenza, incidenza virale, caratteristiche fisiologiche delle api neonate. Risulta confermato che la parassitizzazione da varroa è collegata ad un’alta proliferazione del virus delle ali deformate (DWV) e ciò dà luogo ad una notevole diminuzione dell’aspettativa di vita dell’ape. Gli autori hanno poi provato ad infettare le api parassitizzate da varroa con un batterio test trovando che la sopravvivenza di queste è molto minore rispetto a quella di api che non hanno avuto contatti con la varroa. Gli autori concludono che il sistema immunitario delle api parassitizzate non è pienamente funzionale, rendendole estremamente vulnerabili. Gaultier ha studiato la presenza virale in vari organi delle api colpite e ha potuto verificare che la presenza del DWV può avere effetti sulle capacità di fertilità di regine e fuchi.
Particolarmente in questi, la presenza virale fa si che l’intero tratto riproduttivo risulti gravemente compromesso. Soprattutto, il virus sembra avere profondi effetti sul tratto intestinale e ciò potrebbe portare a complicazioni nelle funzioni digestive che potrebbero, dati i deficit immunitari, implicare una maggior suscettibilità a patogeni quali il nosema, che anche in minime quantità potrebbe trovare una facilitata via di proliferazione in questi ospiti debilitati, per poi manifestare azione, una volta moltiplicatosi a livello esponenziale, anche su api definibili sane e normalmente in grado di resistere ad una discreta presenza del patogeno (Fries).
Secondo de Miranda vi è una consistente rimozione di larve e pupe in relazione all’esposizione a nutrici infettate da virus durante la stadio larvale.
Secondo Kukielka e al la densità di famiglie risulta associata all’aumento di rischio di presenza dei virus. I virus hanno poi un ruolo consistente nella sostituzione spontanea delle regine. Secondo Ostiguy e al le operaie sembrano percepire la presenza virale in loro e nelle loro sorelle e tentato di difendersi da questi patogeni sostituendo la regina.
Secondo Kukielka e al la densità di famiglie risulta associata all’aumento di rischio di presenza dei virus. I virus hanno poi un ruolo consistente nella sostituzione spontanea delle regine. Secondo Ostiguy e al le operaie sembrano percepire la presenza virale in loro e nelle loro sorelle e tentato di difendersi da questi patogeni sostituendo la regina.
Si ricorderà che questa è il primo vettore di virus nell’alveare dal momento che se è infetta trasmette i virus alla progenie le uova vengono deposte E’ osservata correlazione tra sostituzione spontanea delle regine e presenza di DVW. Quando la prevalenza virale nei fuchi è maggiore dell’80% le famiglie risultano sostituire la regina due o più volte. Hanno invece una percezione più bassa della presenza dei virus nelle uova. Quasi il 100% di queste deve essere infettato a fin che si arrivi alla sostituzione spontanea delle regine.
Gli autori riportano il rinvenimento di regine con ali deformate l’analisi delle quali ha mostrato la presenza consistente del virus delle ali deformate DWV. Yue e al..verificano come il virus delle ali deformate risulta, in assenza di varroa praticamente invisibile.
Il virus può comunque risultare persistente nel tempo a livello di infezione non apparente diventando sintomatico al crescere dell’infestazione da varroa o all’indebolimento immunitario della famiglia.
Il virus può comunque risultare persistente nel tempo a livello di infezione non apparente diventando sintomatico al crescere dell’infestazione da varroa o all’indebolimento immunitario della famiglia.
La sostituzione delle regine con regine provenienti da altre famiglie e particolarmente importante per gli allevatori di regine. Il fatto che la regina porti dentro di sè una carica virale può complicare parecchio la gestione della profilassi antivarroa e delle altre patologie.
Allo stesso modo, la presenza negli apiari di fuchi contaminati va a costituire la diffusione virale potenzialmente ovunque nel raggio di quasi otto chilometri.
Allo stesso modo, la presenza negli apiari di fuchi contaminati va a costituire la diffusione virale potenzialmente ovunque nel raggio di quasi otto chilometri.
Yanez e al dimostrano che i fuchi infetti da Virus non hanno particolari svantaggi nella riproduzione e dunque possono risultare un consistente veicolo di infezione virale delle regine per tutto il periodo in cui vi è fecondazione di regine.
Gaulthier, a seguito di insistenti segnalazioni da parte degli apicoltori francesi di problematiche consistenti nell’allevamento delle regine, ha intrapreso insieme ai suoi collaboratori un colossale studio su centinaia di regine di diversa origine.
La dissezione delle regine ha mostrato lesioni ai tessuti interni, particolarmente agli ovari, in almeno il 50% dei casi presi in esame.
Gaulthier, a seguito di insistenti segnalazioni da parte degli apicoltori francesi di problematiche consistenti nell’allevamento delle regine, ha intrapreso insieme ai suoi collaboratori un colossale studio su centinaia di regine di diversa origine.
La dissezione delle regine ha mostrato lesioni ai tessuti interni, particolarmente agli ovari, in almeno il 50% dei casi presi in esame.
Gli esami al microscopio elettronico sembrano dimostrare come le infezioni virali possano essere responsabili di alterazioni agli ovarioli che conducono a problematiche nella deposizione. Per di più sono anche state riscontrate carenze di sperma nella spermateca ( verosimilmente in conseguenza dell’ ”indebolimento “ dei fuchi che sono il primo bersaglio della varroa ).
Anche in Francia l’allevamento sperimentale di celle reali in condizioni controllate ha mostrato una larga percentuale di insuccessi confermando in tutto l’esperienza di campo degli apicoltori. E’ dunque di estrema importanza per tutti cercare di ridurre il più possibile la presenza negli apiari dei virus delle api.
Anche in Francia l’allevamento sperimentale di celle reali in condizioni controllate ha mostrato una larga percentuale di insuccessi confermando in tutto l’esperienza di campo degli apicoltori. E’ dunque di estrema importanza per tutti cercare di ridurre il più possibile la presenza negli apiari dei virus delle api.
Ribière e al..dimostrano, per il momento relativamente al virus CBPV, che l’RNA del virus é presente nelle feci delle api. L’infettività di queste feci é stata testata mediante inoculazione intra toracica e più semplicemente ponendo api cavia in gabbiette precedentemente abitate da api infette. Il virus é stato sistematicamente ritrovato nelle feci delle api infestate sia artificialmente che naturalmente oltre che sul “pavimento “ delle famiglie naturalmente infette.
Lo studio dimostra che le feci costituiscono causa di infezione virale e che questa via di trasmissione può condurre alla aperta manifestazione della paralisi cronica nella famiglia. Questa é la prima conferma che le particelle virali di CBPV presenti negli escrementi delle api infette possono infettare altre api provocando la aperta manifestazione della patologia attraverso la semplice condivisione di superfici.
Nell’attività delle api i virus hanno dunque due modalità di diffusione: verticale e orizzontale. Nella diffusione verticale i virus sono trasmessi dalla regina alle uova. Nella diffusione orizzontale il virus invece viene trasmesso da nutrici che nutrono le larve e attraverso la pappa veicolano anche i virus. Desai, ha dimostrato che nutrendo larve per via orale con grandi quantità di DWV in assenza di acari si causa deformità alle api. Questo significa che la trasmissione del virus attraverso le api stesse risulta micidiale anche in assenza di varroa.
Savorelli Gianni – Prodotti per apicoltura
Via Sangiorgi, 50 47522 Cesena ( Fc )
tel 0547.602018 fax 0547603070
cell 339 6634688
email gsavore@tin.it
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