martedì , 28 Novembre 2023
Il calendario dell'apicoltore: novembre
Foto di Pasquale Angrisani

Il calendario dei lavori: novembre

Anche quest’anno novembre è arrivato con le sue giornate brumose e corte con poche ore di sole. Alle porte bussa insistente l’inverno. Ormai le ore di volo delle api si sono ridotte e dentro i nidi la covata è cessata o almeno ridotta al minimo.

Nelle ore calde verso il mezzogiorno si vede ancora qualche ape tornare con dei granelli di polline e certamente porteranno qualche goccia di nettare, ma non c’è da illudersi sono gli ultimi residui di qualche fiore resistente alle prime gelate. Si vedono ancora i settembrini in fiore, qualche terreno coperto di Ravizzone giallo, nei prati qua e là qualche fiore di cicoria, c’è l’edera molto appetibile per le api.

Tutto questo anche se visitato rende ben poco a causa delle gelate notturne che di giorno in giorno spengono gli ultimi sprazzi di vitalità dei fiori. Dentro l’alveare si presume che tutto sia in ordine sperando che l’apicoltore diligente abbia già preparato le sue api per affrontare l’inverno. La nutrizione in questo mese non si deve assolutamente fare, pena l’accumulo di eccessiva umidità.

Anche l’invernamento, almeno nelle zone di montagna, deve essere ultimato e chi non avesse provveduto in tempo, deve affrettarsi senza indugi e poi lasciare le api tranquille al calduccio del glomere che incomincia a formarsi con le prime gelate notturne.

Se non c’è assoluta necessità per qualche motivo particolare è bene non aprire né lavorare attorno alle arnie; le api hanno bisogno di calma e tranquillità durante i mesi freddi.

È il momento, tempo permettendo, di provvedere a tutti quei lavori di sistemazione in apiario e alla preparazione di telaini e fondi per la diagnosi della Varroa, trappole da polline, tinteggiatura di arnie già usate, pulizia e flambatura in modo da essere pronti con l’aprirsi della nuova stagione senza dover correre all’ultimo momento.

A proposito di Varroa: in primavera si era raccomandato a tutti gli apicoltori di fare la ricerca diagnostica per stabilire la presenza, o meno, della Varroa, ma purtroppo tanti non hanno dato ascolto dicendo: «Quando arriverà vedremo cosa fare!».

Pertanto quest’autunno si è constatato la moria di molti alveari già infestati da tempo, quale risultato finale dovuto a questo comportamento.

Ape carnica con varroa sull'addome
Ape operaia con due varroe sul dorso. Ecco qui innestarsi l’importanza della ricerca e della diagnosi precoce, in modo da stabilire il grado di infestazione e se necessario intervenire con gli opportuni trattamenti.

Sono stati trovati focolai abbastanza isolati un po’ in tutte le vallate del Trentino; perciò non c’è da illudersi, se non è presente, presto lo sarà in tutti gli apiari e se siamo preparati la potremo facilmente contenere, altrimenti sarà un flagello.

Dopo attenta valutazione e ricerca da parte dell’ Istituto Zooprofilattico e dell’Ufficio del Veterinario Provinciale, sono state emanate delle direttive sanitarie che devono essere applicate e rispettate da tutti con tempestività; c’è molta disponibilità e sensibilità anche da parte dei Veterinari di zona, ma se si vuole un risultato concreto ci vuole senz’altro la collaborazione di tutti gli apicoltori ed inoltre è cosa molto importante non tenere nascosti eventuali focolai riscontrati, primo per sé stessi e secondo per l’obbligo morale verso il prossimo. È necessaria molta più comunicazione e apertura fra apicoltori, di quanta se n’è avuta in passato. Non possiamo più farci i fatti nostri senza interessarci di niente, perché questo purtroppo è, e sarà, un problema di tutti; anche nel rispetto delle vigenti legge che per altro contemplano delle gravi sanzioni per mancata denuncia di eventuali focolai di malattie.

Ho constatato durante delle visite fatte ad amici apicoltori ancora molte (per non dire quasi tutte) arnie sprovviste di fondo a rete per diagnosi e ho sentito gli umori degli apicoltori: qualcuno asserisce che è una spesa eccessiva, qualcuno non ha il tempo; qualcuno ha arnie a fondo fisso nelle forme più svariate.
Vorrei dare qui un suggerimento e qualche misura, in modo di poter usare i fondi già esistenti, sempre che siano in buono. stato, come porta cassetto e come riparo per l’inverno. Basta avere un po’ di tempo e un po’ di buona volontà e con la minima spesa si ottiene un ottimo fondo a rete. Per prima cosa pulire il fondo e passarlo alla fiamma per togliere eventuali residui di qualche malattia.

Preparare un telaio di cm. 2 e mezzo di larghezza per cm. 4 di altezza della misura di cm. 50 per cm. 43 per arnie da 10 telaini e da 50 per 50 per arnie da 12, aperto sulla parte anteriore. Unirlo praticando nella parte posteriore un incastro di 2 cm., inchiodarlo sul vecchio fondo, praticare verso l’interno un po’ di svaso per fissarvi su tutto il perimetro la rete a maglie larghe (più di 3 mm.) per il predellino di volo basta applicare sopra quello già esistente un’asticella a pareggio del nuovo rialzo oppure è forse meglio tagliare di netto il sottostante; fare i montanti da 60 cm., praticarvi un incastro di 2 cm. per 10 cm. di profondità e avremmo così rinnovato esteticamente anche il predellino di volo.

Così terminato il fondo a rete con poca spesa preparare a parte un cassetto in lamiera zincata, va benissimo quella che si usa per i tetti delle arnie, che è molto malleabile e non arrugginisce: tagliarla con una cesoia a 40 cm. in larghezza e a 51 in lunghezza, piegare tutto intorno un bordo rialzato di cm. 1 e mezzo; questo si infila sopra il vecchio fondo sotto la rete, serve ottimamente anche per la raccolta del polline; per chi usa il piglia polline basta misurare la lunghezza del piglia polline e come fermo applicarvi un filetto trasversale che non da alcun fastidio alle api.

Abbiamo così ottenuto con poca spesa e senza spreco, un ottimo fondo per diagnosi ed inoltre gli apicoltori potranno approfittarne per dedicarsi alla raccolta del polline che è garantito anche nelle annate scarse di nettare ed inoltre ben remunerato.

Sempre in tema di ricerca e diagnosi per la Varroa io consiglierei anche di prepararsi i telaini trappola per fuchi che fanno parte di quel tipo di lotta biologica utile per abbassare il numero di acari presenti; fin tanto che è possibile è meglio ritardare l’uso di prodotti chimici, se vogliamo limitare l’inquinamento.

Un ottimo telaino trappola che non impegna molto, si ottiene usando un telaino da melario a celle femminili applicandovi sotto un altro telaino uguale, ricavato da un filetto di cm. 2 per 1, alto cm. 14 e fissato con un semplice fil di ferro a «U», ci pensano le api a propolizzarlo. Questo, privo di foglio cereo sarà subito costruito tutto a celle maschili che appena tutte opercolate dovrà essere sostituito con un altro, oppure senza dover ritagliare sprecando covata e miele gocciolante, basta fondere tutto in sceratrice e rimettere.

Altro telaino trappola molto comodo e utile è il seguente: dividere un telaino da nido in tre sezioni uguali, mediante due asticciole larghe cm. 2, nella prima sezione anteriore inserire un pezzo di favo a celle maschili (certo non sarà difficile da trovare), nella parte centrale inserire armato un pezzo di foglio cereo a celle-maschili che si trova in commercio, la parte posteriore lasciarla vuota, ci penseranno le api: avremo così la prima parte subito occupata dalla regina, la seconda nel frattempo verrà completata e successivamente per ultima la terza, in quanto dovrà essere costruita.

Non appena la prima sarà opercolata la si ritaglia, la seconda segue circa 10 giorni dopo e poi la terza, tolta la prima basta girare il telaino e la sostituzione iniziale continua fin tanto che le api producono cera e allevano fuchi; nei nostri climi si potrà sfruttare questa trappola per due volte tenendo conto che ci sarà il ‘bisogno di rinnovare qualche telaino del nido.

È stato riscontrato da esperti e studiosi nel campo della lotta contro la Varroa, che il 50% del risultato si ottiene con i prodotti usati nei trattamenti se fatti bene, e l’altro 50% si ottiene dal fondo a rete con cassetto diagnostico e dai telaini trappola, proprio per la predilezione che dà la Varroa alla covata maschile.

Ricordarsi quando si montano i fogli cerei di metterli non più in alto nella scanalatura, ma in basso e nella parte posteriore, così si evitano molte costruzioni di celle da fuco, altra cosa importante eliminare tutti gli eventuali telaini a celle maschili laterali, costringendo l’allevamento di fuchi sul telaino trappola, che sarà posto al centro del nido.

Basta fare il conto di lavorare con 9 favi e il diaframma o 11 e il diaframma sostituito dal telaino trappola.

Raccomandazione importante, non fare un dramma per l’arrivo della Varroa, se diagnosticata in tempo e tenuta sotto stretto controllo si potrà convivere e produrre ancora, come già dimostrato in altri paesi colpiti prima di noi.

Ci vuole impegno e diligenza e cosa più importante comunicatività e solidarietà fra apicoltori, gli isolati e i renitenti andranno senz’altro via via sparendo proprio ad opera della Varroa. Augurandomi che questo non succeda e che si trovi al più presto quell’equilibrio che purtroppo in certe zone manca ancora, auguro a tutti buon lavoro e buona prosperosità Apistica.

Pietro Francescatti

Info Redazione

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