venerdì , 1 Dicembre 2023
Sviluppo della colonia in tarda estate
Damien Tupinier / Unsplash

Sviluppo della colonia in tarda estate

Quanto più forte sarà stata la forza della colonia in estate, tanto più alta sarà la percentuale di api che perderà in seguito. A fine settembre, la forza della colonia oscilla tra le 8.000 e le 15.000 api; entro la pausa invernale, a novembre, subirà un’ulteriore perdita di circa 2.000–3.000 unità nella maggior parte dei casi si tratta delle ultime api estive che abbandonano la colonia. Nelle colonie di produzione la popolazione diminuisce considerevolmente in agosto, mentre le giovani colonie raggiungono la loro forza massima poco prima dell’invernamento. Le colonie piccole e quelle con una regina giovane nutrono, in autunno, molta più covata rispetto alle grosse.

Lo sfarfallamento delle api invernali varia di anno in anno: alcune nascono già in luglio, altre in agosto e, in quantità più numerosa, in settembre. All’ avvicinarsi dell’autunno aumenta quindi costantemente il numero di api che sverneranno. Le longeve api invernali in autunno restano sui favi, si cibano di polline e partecipano poco alla cura autunnale della covata e alla bottinatura. Cominciano soltanto a inverno inoltrato con l’attività di cura della covata e con la raccolta del cibo e il loro effettivo diminuisce lentamente in primavera.

Diverse ricerche documentano una stretta correlazione tra la forza all’invernamento e allo svernamento delle colonie, ovvero più una colonia è forte all’avvicinarsi dell’inverno, maggiore sarà la probabilità che in primavera si sviluppi senza intoppi (figg. 29, 30 e 31). Si dovrebbe dunque decidere quali colonie saranno svernate già prima della nutrizione, tenendo conto che la forza minima necessaria allo svernamento oscilla tra 5.000 e 8.000 api e dipende, tra le altre cose, dall’ubicazione della colonia. Le popolazioni sane, più deboli, possono essere unite o rafforzate con un nucleo, mentre le colonie debilitate dovrebbero essere eliminate prima dell’invernamento. In tarda estate, la dimensione del nido di covata non è un indicatore valido della grandezza della popolazione di api invernali, poiché una parte consistente delle api è probabilmente a vita breve e non sarà invernata. Per la riuscita dello svernamento e per un veloce sviluppo primaverile è consigliabile realizzare una forza d’invernamento pari o superiore a 10.000 api. Se a causa di un raccolto tardivo le colonie sono troppo deboli, si dovrebbero invernare solo quelle la cui popolazione è sufficiente, ovvero composta da più di 5.000 individui e non rafforzarle con giovani colonie ma aspettare almeno la primavera.

Sviluppo della colonia in tarda estate
Fig. 29 – Invernamento e svernamento di colonie di api – valori singoli. Il Centro di ricerche apicole ha registrato, tra il 1979 e il 2006, la forza di 1060 colonie, nelle fasi di invernamento e di svernamento, in 32 luoghi della Svizzera, rilevando una dipendenza significativa tra le due fasi (inizio ottobre / seconda metà di marzo). In condizioni normali dunque, più forte è la colonia al momento dell‘invernamento, migliore sarà il risultato dello svernamento (P < 0.001; r2= 0.52). Tale regola può però decadere in seguito a malattie o a cattivo nutrimento. Le colonie più forti hanno, anche in caso di condizioni negative, maggiori possibilità di sopravvivenza.
Sviluppo della colonia in tarda estate
Fig. 30 – Invernamento e svernamento di colonie di api – valori medi annui. Anche facendo una media annuale dei valori della figura 28 (n = 7 – 186), risulta una forte correlazione tra le popolazioni di invernamento e di svernamento (P < 0,001; r2 = 0,66). Resta tuttavia sorprendente la presenza di grandi differenze tra un anno e l‘altro, probabilmente riconducibili a influssi ambientali.
Sviluppo della colonia in tarda estate
Fig. 31 – Invernamento e svernamento di colonie di api – differenze tra ubicazioni. Le differenze rilevate per diversi anni (n = 20 fino a 226), in parte sullo stesso apiario, tra le popolazioni medie di invernamento e di svernamento di 11 alveari sono significative (p < 0.01). Tali risultati dimostrano quanto le condizioni ambientali dell‘ubicazione influiscano sullo sviluppo delle colonie.

Svernamento
Dopo il lungo periodo della pausa invernale in cui le colonie sono prive di covata, a fine gennaio inizio febbraio, le regine cominciano a deporre le uova con ritmi di deposizione individuali, in cui fasi più intense si alternano a periodi meno produttivi. L’inizio della deposizione non pare essere determinato né dalle condizioni atmosferiche né da quelle di raccolto. Pare piuttosto che le colonie seguano un andamento definito a livello genetico, a sua volta influenzato da una molteplicità di fattori esterni.

A partire dal mese di marzo, le api invernali sopravvissute devono dedicarsi a pesanti lavori di organizzazione: affinché il passaggio a colonia estiva si svolga alle migliori condizioni, esse devono essere in grado di allevare sufficienti quantità di covata. Per le popolazioni più deboli il carico è particolarmente importante poiché, per raggiungere il tasso di crescita necessario, ognuna di loro deve allevare più covata rispetto alle sorelle di una colonia più grande.

In tale fase di transizione sono diversi i fattori, in parte anche interconnessi tra loro, che hanno un ruolo essenziale per lo sviluppo della colonia: fecondità della regina, approvvigionamento nutrizionale interno ed esterno, forza della colonia, malattie, condizioni atmosferiche, ecc.

In primavera, l’apicoltore si aspetta che la forza della colonia aumenti costantemente. Se lo sviluppo primaverile è stentato, molto spesso lo si attribuisce a malattie o cattive condizioni meteorologiche e raramente ci si pone la domanda se la popolazione invernale è in grado di sostenere il veloce aumento della popolazione. In questo contesto, hanno uno ruolo decisivo l’aspettativa di vita e l’andamento della mortalità delle api invernali. Il fatto che la durata media di vita scenda al di sotto dei 30 giorni costituisce, da solo, fattore determinante per uno sviluppo negativo (dimostrato con modelli di calcolo). L’andamento della mortalità delle api invernali è decisivo per il rapido rinvigorimento in primavera, ovvero molte api invernali devono poter sopravvivere il più a lungo possibile in primavera. Un altro fattore da considerare è che, in primavera, il tasso di sfarfallamento della covata si attesta, molto spesso, solo tra il 75 e l’ 80 per cento e, in caso di mancanza di polline riconducibile a periodi di cattivo tempo, tale percentuale può essere decisamente inferiore.

Per sfruttare appieno un raccolto precoce, alle condizioni svizzere si dovrebbe disporre, all’inizio di maggio, di 20.000 api. Tale numero è però raggiungibile solo se sono presenti almeno 10.000 api invernali al momento dello svernamento e se, in marzo e a inizio aprile, la regina depone in media dalle 500 alle 750 uova al giorno. Il tasso di sfarfallamento, inoltre, deve essere superiore al 60 per cento. Per curare una covata di queste dimensioni, saranno necessarie almeno 12.000 api. L’aspettativa media di vita della nuova generazione dovrà essere di almeno 30 giorni. Per poter allevare in breve tempo la quantità di covata occorrente, si deve altresì provvedere a un cospicuo approvvigionamento proteico (riserve prodotte naturalmente dal corpo delle api, scorte di polline e raccolto). Nel caso in cui il raccolto precoce venga utilizzato solo per lo sviluppo strutturale e le colonie impiegheranno poi soprattutto il raccolto di bosco, sarà possibile rinvigorire anche colonie più deboli, che contano cioè da 8.000 a 10.000 api invernali al momento dello svernamento.

Fig. 28 – Infezioni miste e accorciamento dell‘aspettativa di vita. In primavera, può accadere che le colonie vengano infestate da più agenti patogeni (infezioni miste) quali nosema, acari della trachea, setticemia, rickettosi e virus. Nella primavera 1969 sono stati prelevati dalle colonie 30 e 32, a intervalli regolari, campioni di api vive. In fase di esperimento si sono ricercati gli agenti patogeni sunnominati (ad eccezione dei virus) nella metà di queste api, mentre per l‘altra metà si è rilevata la durata media di vita, detenendole in una piccola arnia a Liebefeld, in un‘incubatrice. In caso di infezioni miste, alla presenza di nosema e altri agenti patogeni (N) la durata di vita (L) è risultata inferiore (Wille, 1967; Wille, 1973). In tali condizioni, possono sorgere ostacoli nella cura della covata e quindi un maggior rischio di malattie della covata nelle colonie.

In primavera, un ulteriore ostacolo per le api è costituito dalle diverse malattie delle colonie: molto spesso infezioni batteriche miste o fungine accorciano l’aspettativa di vita delle api invernali. Tra le più diffuse troviamo la nosemiasi.

Secondo Wille, un incremento del 3-4 per cento di individui malati causa, in marzo, una diminuzione media della sopravvivenza di 10 giorni mentre, per ottenere una flessione della stessa portata in aprile e maggio sarebbe necessario un tasso di malattia delle api del 10 per cento. Di rilevanza, in caso di infezione mista, è la quota di nosema: più questa è alta, meno a lungo sopravvivranno le api (fig. 28).

Perdite di questo tipo si hanno soprattutto da metà aprile a metà maggio. La mancanza di api operaie si nota, all’interno della colonia, solo alcune settimane dopo, quando cioè l’allevamento della covata non è sufficiente a compensare le lacune causate dall’accorciamento dell’aspettativa di vita.

Autori: Anton Imdorf, Kaspar Ruoff, Peter Fluri
Informazioni: Peter Gallmann
e-mail: peter.gallmann@alp.admin.ch
Fonte: ALP forum N. 68 | Novembre 2011

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