Ad agosto secondo la tradizione apistica sarebbe questo il momento del raccolto da parte dell’apicoltore e cioè: smielatura, controllo delle regine cambiate e marcatura, controllo dei nuclei e degli sciami per verificarne la forza e il progredire.
Purtroppo da qualche anno a questa parte, almeno in certe vallate, la smielatura è stata scarsa se non addirittura deludente in certi posti. Molto di tutto questo è dovuto all’inclemenza del tempo freddo e piovoso proprio nel periodo della grande fioritura. Certo che con queste premesse l’ape fa quel che può e quel poco che il tempo permette; l’apicoltore non può certo sostituirsi alla natura, non ci resta altro che raccogliere quello che ci dona e sperare in tempi migliori.
Ma vediamo un po’ cosa si può fare in questo periodo e quali lavori sono indispensabili.
Sappiamo che la stagione del grande raccolto almeno in fondovalle e a media montagna è già passata, resta ancora qualcosa in alta montagna con gli ultimi fiori del rododendro e molti altri della tarda estate ma questi saranno sfruttabili solo per il nomadista o per chi ha la possibilità di spostare le api in alta quota, con il rischio, se il tempo è piovoso, di dover correre con i nutritori (non sarebbe la prima volta).
Si deve calcolare che con la fine di luglio si chiude la stagione apistica e le api si preparano già alla raccolta del propoli; loro sentono già con l’accorciarsi delle giornate l’arrivo dell’autunno; per chi ha preparato le reti da propoli è il momento di metterle in funzione.
È bene non attendere troppo anche per la smielatura, controllare nei melari se il miele è tutto opercolato; ma non basta, si devono notare gli opercoli un po’ ritirati, il miele matura anche dopo opercolato. Per questa operazione è consigliabile l’uso dell’apiscampo, si evita così il pericolo di saccheggio e perdita di tempo; introdurlo la sera fra melario e nido, il giorno seguente si possono tranquillamente levare i melari, che saranno tutti liberati dalle api, e portarli in magazzino ben coperti. Devono essere smielati subito per evitare l’indurimento del miele con conseguente rottura di molti favi.
In riguardo al miele ci sarebbe un lungo discorso da fare: Ho visto in molti casi miele scoperto nei maturatori e nei secchi, miele non filtrato per guadagnare tempo e depositato nei maturatori con l’intento di filtrarlo in un secondo tempo.
È sbagliato tutto questo: anzitutto il miele è un alimento e deve essere ben riparato da polvere, mosche, formiche e altri insetti e deve essere filtrato all’atto della smielatura altrimenti resterebbe impregnato di molte impurità; cerchiamo dunque di trattare bene questo alimento così prezioso da essere chiamato «nettare degli Dei» e non conservarlo, anche dopo invasettato, in locali umidi e polverosi, diamogli un posto d’onore, dentro casa avremo la dispensa o un locale asciutto o un armadio atto allo scopo.
Per quanto riguarda la raccolta del polline certamente se non è finita lo sarà fra poco tempo. Per chi vuole proseguire per quel poco che rimane è bene prima controllare i nidi e accertarsi che ci siano sufficienti scorte per l’inverno altrimenti si rischia l’estinzione della famiglia; senza nettare in qualche modo si può rimediare ma senza polline l’alveare è destinato a morte.
Questo periodo dopo la fine del raccolto è anche il momento più pericoloso per i saccheggi. Gli alveari pieni di api e covata cercheranno di aggredire i più deboli e senz’altro i nuclei o i piccoli sciami. Bisogna stare molto attenti, prima di tutto non versare miele o sciroppo sulle arnie o per terra vicino ad esse, tenere le porticine molto strette specialmente dove si nutre è controllare che non vi siano fessure incustodite. Non lasciare mai a portata delle api telaini o pezzi di cera sporchi di miele, pulire bene gli attrezzi usati durante i lavori, chiudere bene armadi e porte dei magazzini.
Quando ci si accorge dell’inizio di saccheggio è bene chiudere subito gli alveari colpiti e portarli lontano almeno un chilometro in luogo riparato. Se il saccheggio avviene su alveari abbastanza forti molte volte si riesce a fermarlo coprendo l’arnia saccheggiata con un sacco bagnato e spargendo dell’acqua con annaffiatoio per circa mezz’ora. Con il fumo non si fa niente, in poche ore, quando il saccheggio è violento, la famiglia viene distrutta. Il migliore rimedio a questo flagello è la prudenza, là dove l’apicoltore è diligente si manifesta ben di rado.
In questa stagione si controlla lo stato di forza e la prolificità delle regine, consapevoli che per affrontare il lungo e rigido inverno abbiamo bisogno di alveari forti, sani e con regine giovani e feconde.
Sappiamo che, a causa del mancato raccolto, subito dopo la smielatura dentro i nidi c’è un forte calo di covata che poi riprenderà più tardi in autunno per avere api giovani la primavera successiva. Dobbiamo pure controllare gli sciami e i nuclei e se non sono sufficientemente forti, almeno su cinque telaini, è meglio riunirli ad altri. È l’ora anche della marcatura delle regine d’annata, questa è un’operazione importante perché potremo sapere dal colore l’età della regina.
Qualcuno trova degli intoppi in questa operazione, per la difficoltà di prendere la regina. È ben vero che ci sono molti aggeggi per tale scopo ma vi assicuro che funzionano uno peggio dell’altro e nel migliore dei casi o non si riesce o addirittura si schiaccia la regina.
Il miglior sistema è ancora la mano dell’apicoltore non munita di guanti o per lo meno che siano molto sensibili (tipo da chirurgo) o molto fini. Individuato il telaino con la regina si cerca di appoggiarlo in qualche modo come un leggìo, si schiaccia con le dita un po’ di miele sul favo e si prende la regina per le ali tenendola ferma, con un pennellino, in vendita per questo scopo, si lascia cadere leggermente sul dorsaletto una goccia del colore adatto per l’annata (per il 2022 è il giallo). Il miele ha lo scopo prima di tutto di bloccare la regina invischiandone le ali e poi di confondere l’odore delle nostre mani, non è il primo caso che qualche regina venga aggomitolata e uccisa dalle api subito dopo la marcatura proprio a causa dell’odore lasciato dalla mano dell’uomo.
Francescatti Pietro
Buongiorno, volevo chiedere: a metà luglio si deve fare il blocco di covata per poi effettuare il trattamento gocciolato con ossalico, se ho su i melari come faccio a fare il trattamento? Posso fare il gocciolato e lasciare i melari fino alla smielatura?