In un mio precedente articolo1 , ho già contestato questo dogma che si ripete pedissequamente in tutti i testi di apicoltura e, riaffrontando questo tema, non voglio semplicisticamente “rottamare” tecniche largamente diffuse (ed accettate quasi ovunque in modo acritico e dogmatico) ma scoprire la verità, mettendo in luce la criticità dello spostamento dei tre chilometri.
Durante la danza, nel tratto rettilineo, l’ape muove con rapidità l’addome a destra e a sinistra, vibrando contemporaneamente le ali. La frequenza di queste evoluzioni sul favo, il numero degli “scodinzolamenti” lungo la linea retta e il numero di volte che viene percorso tale tratto, indicano la distanza della fonte nettarifera dall’alveare.
Più l’ape è lenta e più la sorgente nettarifera è lontana.
Per una distanza della sorgente nutritizia di 100 metri percorrono il tratto rettilineo circa 9 – 10 volte in un quarto di minuto, per 500 metri 6 volte, per mille metri soltanto 4 – 5 volte, per duemila metri 3 volte ed infine per tremila metri 2 volte nello stesso periodo di tempo.
È stata questa una delle scoperte dell’etologo austriaco prof. Karl Von Frisch2, premio Nobel per la fisiologia e la medicina nel 1973, ricevuto grazie agli studi sul comportamento e linguaggio gestuale che coinvolge tutto il corpo delle api.
All’apertura degli alveari le api effettueranno dei brevi voli circolari antistante gli alveari per memorizzare la nuova posizione locale attraverso il riconoscimento di erba, arbusti e alberi. Successivamente i voli si fanno più lunghi e più larghi per memorizzare mediante altri punti di riferimento come montagne, strade, campanile, fiume ecc. la nuova posizione spaziale degli alveari.
Viceversa, nel caso in cui le famiglie siano spostate entro il raggio preesistente di volo delle bottinatrici di c.a. 3 Km, è possibile affermare, con estrema certezza, che tutto quello che si legge in letteratura non corrisponde a verità.
Le api come tutti gli esseri viventi, essendo dotate di memoria e di un notevole grado di orientamento, riconoscono come un insieme di immagini fotografiche la vecchia mappa del territorio impressa nella loro mente e attraverso punti di riferimenti non ancora dimenticati ricalcolano partendo dalla posizione del sole e da un punto a loro familiare la preesistente direzione per far ritorno al vecchio alveare.
Questo si può costatare dal disegno a sx quando gli alveari sono spostati di c.a. 3 km. Si nota che la parte della superficie asservita dalla nuova postazione va ad intersecare la superficie della prima postazione; questo comporta che, durante i voli di esplorazione o di bottinamento del polline, nettare, acqua e resina, le api bottinatrici, che si trovano nella zona rossa del disegno e che non hanno ancora dimenticato il vecchio posto, trovandosi in una zona a loro familiare, faranno ritorno nella prima postazione, indebolendo così la famiglia.
Quindi, per non far perdere alle famiglie spostate le bottinatrici, la distanza minima deve essere almeno di 6 km (cfr. disegno a dx). A questa distanza, dalla postazione iniziale, le bottinatrici trovandosi in un territorio completamente sconosciuto, si dovranno adattare totalmente al nuovo ambiente e quindi ritorneranno tutte nella famiglia contribuendo al suo sviluppo.
Pasquale Angrisani
L’osservazione di Pasquale Angrisani è chiaramente ineccepibile, permettetemi di fare una premessa per quel che può essere il mio piccolo parere di apicoltore hobbista, ritengo che Pasquale Angrisani, che da anni seguo con interesse attingendo culturalmente dai sui articoli, è inserito tra gli apicoltori che leggo qualora mi investa un dubbio. Questa premessa è necessaria per non fraintendere quanto scriverò.
Un calcolo matematico, come ho detto, ineccepibile, il compasso non sbaglia applicato alle conoscenze che abbiamo da K.v.Frisch a oggi. Ma io ho una teoria che ho sperimentato ma non intendo esporre in questo breve spazio, dalla quale però si estrae una domanda: pensiamo veramente che le api siano solo macchine programmate e che zona nettarifera, regina e soprattutto covata non riescano a correggere il programma di volo sulla sua carta nautica, per cui la distanza diventa unico elemento necessario per la correzione della suo piano di volo? Con simpatia Giacomo Perretta