È semplice constatare se i fogli cerei, normalmente in commercio, sono stati realizzati totalmente con la pura cera d’api: se ne mette una piccola quantità in un bicchiere da laboratorio unitamente a un po’ di trementina, e poi si fa scaldare a bagnomaria; se la cera è impura sul fondo del bicchiere si formerà un deposito.
Per sofisticare la cera possono essere aggiunte diverse sostanze; ne elenchiamo alcune fra le più comuni: vaselina, paraffina, oli minerali, stearina, sego, resine, sostanze inorganiche diverse (gesso, talco, barite, calce ecc.).
Un controllo immediato si può avere trattando pochi grammi (15-20) di cera con anidride acetica: mentre la cera si scioglie, le altre sostanze rimangono inalterate; vale quest’esperimento per la vaselina, per la paraffina, per gli oli minerali, ecc.
La stearina viene scoperta creando una soluzione alcolica nella quale la cera e la stearina vengono sciolte: si aggiunge poi acqua. Se vi sarà stearina il filtrato della soluzione alcolica s’intorbida, poiché la stearina è solubile in alcool e non in acqua o soluzioni alcoliche annacquate. Il sego lo si scopre bruciando un po’ di cera: l’odore acre sprigionato dalla bruciatura della glicerina del sego, con formazione di acroleina, è tipico delle sostanze grasse a base di sego.
Con saggi chimici, inoltre, è possibile scoprire le resine e le sostanze organiche mescolate alla cera. Le sostanze d’origine minerale vengono scoperte calcinando la cera: se la cera è pura non vi sarà residuo alcuno. Altre caratteristiche della cera: La struttura è compatta e leggermente granulare, rammollisce a 35°C; è insolubile nell’acqua, solubile nell’etere solforico, nella benzina e nel petrolio. Ha sapore dolciastro e, se pura, è bianca: se la colorazione-tende al giallo vi è presenza di propoli.
Tratto dal libro di Melchiorre Biri (De Vecchi Editore)