Trascorso ormai l’inverno che tutto sommato non è stato quest’anno peggiore dei suoi più recenti precedessori, è giunto il momento di prepararsi alla ripresa dei lavori primaverili in apiario. Chiuso l’anno precedente con I’invernamento, si raccoglie ora l’eredità di come si è operato allora. Vi è infatti una stretta correlazione tra invernamento e condizione primaverile degli alveari; qualcuno ha condensato questo concetto dicendo appunto che il miglior lavoro primaverile è quello che si fa nel precedente autunno!
Con il termine visita primaverile sono in realtà raggruppati più interventi in apiario. La prima visita vera e propria ha un carattere essenzialmente orientativo: ci si interesserà allo stato complessivo degli alveari, alla valutazione degli elementi essenziali alla sopravvivenza, alla presenza di eventuali irregolarità. Dopo l’accertamento di questi caratteri si procederà, risolte subito le eventuali necessità urgenti, a programmare le operazioni richieste nel corso di successivi interventi, con lo scopo ultimo di portare tutti gli alveari ad uno sviluppo adeguato ed omogeneo, in coincidenza con le fioriture che interessano.
Come sempre avviene per le attività legate a fattori naturali non si può fare per i lavori primaverili uno stretto riferimento al calendario. La grande variabilità e instabilità climatica propria della primavera, le diverse condizioni della nostra penisola richiederebbero indicazioni diverse da regione a regione. Così se nelle valli e pianure si comincia a lavorare a fine febbraio, inizio marzo, nel mezzogiorno si anticipa di un mese, mentre si ha un mese e più di ritardo nelle zone appenniniche e alpine.
Ci sono tuttavia degli elementi molto precisi che, indipendentemente dalle date, ci informano del momento più opportuno per gli interventi in apiario.
Passati i rigori invernali compaiono le prime gionate di sereno e nelle ore centrali si percepisce il gradevole tepore del sole. La vegetazione mostra i primi segni di rinascita e anche gli alveari mostrano un certo fermento. Già a fine gennaio col prolungarsi delle giornate la deposizione riprende e di conseguenza cominciano a crescere le esigenze alimentari. Così mentre nocciolo, salice, farfara, colchico, erica, ontano e altre specie botaniche fioriscono, le api cominciano i primi voli e si può osservare una raccolta di polline.
Quando queste condizioni si prolungano per qualche giorno, nelle ore centrali di una bella giornata inizieremo la prima visita in apiario. La temperatura ottimale richiesta si aggira sui 15°C, mai comunque meno di 10°C. Poiché all’interno la covata misura circa 30°C si dovrà operare cercando di evitare dispersioni termiche. Dovremo limitare il tempo di intervento allo stretto necessario e coprire l’arnia con un telo dalla parte non sottoposta al controllo. Con l’uso moderato del fumo si procederà ad una visita generale senza completa scomposizione dell’alveare.
Gli accertamenti da compiere in ordine di importanza decrescente consistono nel verificare la quantità di scorte alimentari, la densità di popolazione, le condizioni dei favi e dello spazio interno, la presenza di avversità o irregolarità e nell’eseguire l’esame della covata e della regina.
SCORTE ALIMENTARI
È noto che la primavera corrisponde al periodo più critico per gli alveari. Generalmente alla prima visita le scorte risultano abbondanti, ma i consumi elevati debbono ancora sopraggiungere. È da febbraio in poi che gli alveari consumano i due terzi delle scorte complessive. La presenza di covata, i maggiori consumi, la ripresa delle attività, l’instabilità climatica costituiscono tutti incrementi al consumo quando l’autosufficienza nelle importazioni è ancora abbastanza lontana.
Vi è pertanto la necessità che in ogni favo popolato vi sia la presenza di una ricca corona di miele opercolato su entrambi i lati del telaio. Se la famiglia si estende su almeno 5 favi, tutti con la quantità richiesta, si può stare tranquilli. Se si constata la carenza di scorte, ma le api sono numerose, si può ovviare in diversi modi: inserimento di favi di scorta prelevati da altre famiglie con eccedenza di miele o la somministrazione di candito. Se oltre alla scarsità di scorte si trova anche una penuria di api (4 favi), sarà più opportuno procedere alla riunione.
DENSITÀ DI POPOLAZIONE
Si misura nel numero di favi presidiati dalle api ed è sufficiente anche un parziale sollevamento dei telaini. Si deve considerare regolare lo spopolamento, riferito al numero di favi presenti in fase di invernamento di due telaini. Si può così verificare una popolazione scarsa se inferiore ai 5 favi popolati (nel qual caso si procederà alla riunione) o un eccessivo spopolamento relativamente alle condizioni esistenti in autunno. In entrambi i casi sono diverse le cause che sarebbe bene individuare subito. Ricordiamo la fame, la diarrea, le malattie delle api adulte, l’inefficacia o la morte della regina. Si possono anche verificare cause particolari come un raccolto tardivo che occupando favi da nido non consente una sufficiente deposizione di covata destinata a produrre le api invernali. Altre volte può trattarsi di fatti contingenti come un errato invernamento, il ribaltamento dell’alveare o la presenza di fattori di disturbo (parassiti, umidità, vento, rumori, topi, ecc.). Naturalmente per ognuna di queste cause accertate deriverà un comportamento da attuare con più o meno urgenza secondo i casi. Gli alveari con api e scorte sufficienti saranno lasciati indisturbati fino al momento di effettuare la nutrizione stimolante.
I FAVI
Il controllo dei favi e dello spazio interno inizia sin dal primo intervento. I favi non più presidiati dalle api verranno allontanati e il diaframma spostato. Molto spesso questi favi contengono tracce di miele, sarà sufficiente romperne gli opercoli affinché le api li possano ripulire tranquillamente. Spostati all’estremità verranno allontanati la visita successiva.
IRREGOLARITÀ E AVVERSITÀ
La lunga inattività invernale può favorire l’insorgere di diversi inconvenienti in apiario che si riveleranno alla prima visita. Così la carenza di provviste può trasformarsi in vera e propria fame che richiede un rimedio urgente. Possiamo ancora riscontrare fenomeni di diarrea (frequente dopo inverni lunghi), accumuli di umidità con muffe e fermentazioni, ingresso di topi, e così via.
LA REGINA E LA COVATA
Nel corso della prima visita questo controllo non è essenziale. È sufficiente accertarsi delÌa presenza della regina anche indirettamente, verificando la presenza della covata. La sua ricerca diretta porterebbe infatti ad un eccessivo raffreddamento. Se dall’esame dei telaini si individuano condizioni irregolari (assenza, presenza anche su favi non popolati, rugosità, gibbosità e putrescenza) si eseguirà un accertamento più scrupoloso. Di volta in volta i rimedi saranno diversi: riunione, sostituzione della regina non appena possibile, eliminazione in caso di peste, ecc.
Eseguiti correttamente questi primi interventi in apiario non resta che attendere l’avanzare della stagione primaverile e sperare in un clima propizio.
Dott. Lorenzo Benedetti.
Fonte: “L’Ape nostra Amica anno VIII n. 2”
Sono una principiante ma ho tanta buona volontà ho letto i vostri argomenti sono facili da comprendere bravi.