Con l’avanzare dei giorni in questo mese assistiamo all’avvicinarsi della primavera, dopo l’inverno le giornate si fanno più lunghe e durante le ore del giorno si gode di una temperatura abbastanza mite; incomincia a far capolino l’erica carnea, il nocciolo, il salice e nelle posizioni soleggiate più favorevoli spuntano già primule e violette. Saranno questi fiori a far iniziare la nuova vita dentro l’alveare.
Dove avremo regine giovani e forti sarà già incominciata la deposizione ancora a gennaio; mi è capitato più di una volta di visitare qualche arnia dopo il 10 gennaio e trovarvi una bella rosa di covata. Contrariamente a ciò che qualche apicoltore crede, cioè che lo sviluppo troppo precoce sia un danno, è invece molto importante e utile per avere api giovani pronte a produrre pappa reale per nutrire la covata al momento del risveglio totale delle famiglie. Avremo così alveari efficienti e forti nel tempo del grande raccolto; l’importante è seguirli e all’occorrenza aiutarli con la nutrizione.
A proposito, in questo mese si può già incominciare a somministrare del candito specialmente dove si sa che le scorte scarseggiano; non usare ancora sciroppo, è troppo presto.
Prima di tutto però è utile accertarsi della consistenza delle scorte, dove si hanno già i fondi a cassetto lo si può fare senza aprire le arnie. Basta levare il cassetto e leggere il fondo in questo modo: le api incominciano sempre il consumo delle scorte nella parte anteriore centrale andando lentamente verso la parte posteriore. Si noteranno così sul fondo in corrispondenza dei favi due o tre strisce di opercolo rosicchiati. Se questi sono centrali e arrivano appena a metà alveare, si può stare tranquilli, c’è ancora abbondanza, ma se si nota che arrivano fino in fondo e si allargano troppo sui lati è meglio fare una visitina di accertamento e poi nutrire con candito.
Molto utili saranno i favi di scorta prelevati in autunno e forniti graffiati da un lato con una forchetta e messi vicino al glomere. Sarà bene in questo mese fare una visita a tutto l’apiario per accertamento. Si potrà così stabilire lo stato di salute, consistenza del glomere e scorte ed eventuale orfanità. Basta scegliere una bella giornata soleggiata e nelle ore più calde si può tranquillamente visitare.
Prepararsi un pezzo di coperta o un sacco, aprire piano il coprifavo senza scossoni e ricoprire subito con la coperta, si scosta poi quel tanto che serve per esaminare le scorte laterali. Le api in questo periodo sono ancora in glomere e se si vuole esaminare la consistenza si può fare alzando piano i favi senza farli uscire dall’arnia, si alzano a metà e si rimettono subito al loro posto. Non è opportuno far alzare in volo troppe api, si perderebbero durante le notti ancora fredde. Osservate sui favi laterali l’eventuale formarsi di muffe e nel caso levare i favi intaccati o vuoti di lato e restringere i nidi. Se è il caso dare ancora un pò di aria alle porticine per evitare l’accumulo di umidità in questa stagione molto pericolosa proprio per gli sbalzi di temperatura e il calore prodotto dal glomere. Fatta questa prima visita rimettere tutto in ordine come prima poiché il tempo è ancora inclemente.
Abbiamo già detto in altri articoli della necessità di preparare i fondi a cassetto per la lotta alla Varroa; cerchiamo ora di approfittarne per la raccolta del polline. Da qualche anno il raccolto del nettare scarseggia, al contrario il polline è sempre presente. Inoltre con la raccolta si ovvierebbe all’intasamento di polline nei favi, lasciando più spazio alla covata. Il polline è molto pregiato e ricercato dalla farmaceutica, dalla cosmesi e per l’alimentazione umana. Per praticare questo tipo di raccolto bisogna avere un minimo di attrezzatura sia in apiario sia in casa, vediamo in che cosa consiste. Innanzitutto bisogna avere alveari forti e sani, arnie munite di rete e cassetto, non usare sciami, nuclei o alveari deboli per questa produzione. Sul mercato esistono diversi tipi di trappole pigliapolline, io consiglio la Fedrizzi perché è sicura, redditizia e, se usata con accortezza, si può essere certi che non mancherà mai il polline dentro l’arnia. Personalmente la uso modificata. Ho eliminato la museruola anteriore, basta far entrare la trappola per 20 cm. nel fondo bloccandola con un traversino da 1 cm per 2 cm.
Si lascia sporgere, dalla parte anteriore dell’arnia, 1 cm. e su questo si applica un’assicella da 5 cm. di altezza per 1 cm. di spessore nella quale si sarà praticata un’apertura di 6 cm. di larghezza per 8 mm. di altezza. Le api usciranno tutte da quell’apertura e rientreranno da sotto la griglia. Si lascia quest’apertura per una settimana a destra e poi si mette a sinistra per un’altra settimana, questo serve per disorientare le api, altrimenti si abituano all’entrata ed entrerebbe troppo polline nel nido. Facendo così si evita l’affollamento all’entrata ed inoltre se ci sono regine che devono uscire per il volo di fecondazione possono rientrare tranquillamente.
Il polline, come sappiamo, è un alimento molto delicato e soggetto ad una facile degradazione, perciò va raccolto possibilmente tutte le sere o almeno ogni due giorni. Deve essere posto subito in frigorifero ben distribuito su un piano ampio ed essiccato al più presto. Allo scopo ci sono in commercio degli ottimi essiccatoi anche a livello familiare. Il polline non deve essere essiccato a temperature superiori ai 45° per non perdere le sue proprietà più importanti, è pronto quando resiste alla pressione delle dita come granelli di sabbia.
Deve essere conservato in vasi a chiusura ermetica e lontano dalla luce. Provate ed avrete tanta soddisfazione da questo raccolto che oltretutto è più remunerativo del miele e comporta meno lavoro e fatica da parte dell’operatore apistico. Come sempre buon proseguimento e auguri di buon lavoro.
Pietro Francescatti