Questo mese si affaccia alle porte preannunciando l’inverno che purtroppo sarà lungo per noi ma anche per le nostre api e certamente sarà anche portatore di malattie e orfanità specialmente per quegli apicoltori che non avranno provveduto in tempo a sostituire le vecchie regine e che non avranno controllato scorte e salute degli alveari.
È il mese in cui fare il bilancio dell’annata apistica, e vedere se il raccolto è stato soddisfacente o no, altrimenti bisogna ricercarne le cause e essere pronti a rimediare eventuali errori commessi. È ben vero che quest’anno non è stata un’annata tanto favorevole per l’eccessivo caldo. È successo di tutto: dalla perdita di molte regine durante i voli di fecondazione alla non accettazione di celle reali al raccolto scarso di polline e nettare che in certe parti è risultato abbondante ma ricco di umidità in altre molto scarso o nullo.
Tutto questo è stato causato dall’andamento stagionale poco favorevole con primavera fredda ed estate siccitosa, che ha favorito pure l’evolversi di diverse malattie come peste europea, nosema e molte micosi. Anche la peste americana ha fatto la sua parte, per fortuna abbastanza ben controllata da parte degli apicoltori. Si è riusciti a far fronte a molti casi che presi in tempo si sono risolti con soddisfazione sia da parte degli apicoltori colpiti sia degli organi preposti alla tutela del patrimonio apistico.
Ma lasciamo questo argomento e vediamo ora cosa si può e si deve fare in questo mese per preparare gli alveari ad affrontare il lungo inverno.
Prima cosa penso che già tutti in settembre avranno controllato bene i nidi assicurandosi della presenza della regina e la consistenza della rosa di covata e avranno provveduto pure alla sostituzione di quelle regine troppo vecchie e poco prolifiche. Farlo ora è già tardi e non si riesce più a formare un buon nucleo di api per l’invernamento. Meglio perciò dove si riscontra poca consistenza con api magari su 3 o 4 telaini poche scorte e regine vecchie e poco prolifiche riunire ad altro alveare, meglio pochi e forti che molti e deboli; si rischierebbe di andare contro l’insuccesso anche nella prossima primavera o addirittura non superare neanche l’inverno, perciò non fatevi lusingare dalle molte arnie con poche api.
Seconda cosa è importante controllare bene le scorte di polline, miele e bilanciare le scorte a seconda della forza della famiglia e per fare questo basta controllare che ogni telaino coperto d’api abbia a disposizione una corona superiore di circa quattro dita di larghezza naturalmente coadiuvato dal polline che sarà quasi sempre nella parte bassa del favo. I rimanenti telaini è meglio toglierli dal nido e metterli in magazzino. Si dovranno graffiare a fine inverno quando non c’è ancora raccolto, sarà così la migliore nutrizione stimolante per l’avvio della nuova covata. Togliere dal nido pure eventuali telaini vuoti evitando così il formarsi di tarme o di micosi.

Bisogna inoltre restringere i nidi con diaframmi laterali portando le api su 8-7 o anche 6 telaini, nei nidi più deboli. Riempire i vuoti restanti con materiale coibente è ottima cosa e poco costosa. Il cartone, ritagliato da scatoloni usati assorbe tutta l’eventuale umidità e alla primavera si può eliminare. Troverete il cartone umido ma le pareti dell’arnia asciutte. È comodo anche il polistirolo però ha l’inconveniente che viene rosicchiato dalle api lasciando una polvere fastidiosa all’interno senza però fare alcun danno; basta mettere davanti verso i telaini un foglio di cartone.
Non mettere niente all’esterno dell’arnia perchè non serve, anzi creerebbe soltanto della condensa di umidità causata dal freddo esterno e dal calore interno dell’arnia. È proprio questo scompenso che crea il formarsi delle micosi specialmente sui telaini abbandonati dalle api e poi la primavera con lo sviluppo della covata e il polline laterale non custodito avremo il formarsi delle muffe verdastre e bianche. Queste portate in giro dalle api nutrici, possono dare una mortalità di covata fino anche al 40-50% proprio per il formarsi delle due principali forme di micosi; è una (Ascophaera apis) detta anche muffa del polline e l’altra (Aspergillus Flavus) che dà la covata calcificata e covata petrificata con conseguente perdita di larve sia in cella aperta che in cella opercolata. Avremo così sempre alveari deboli e api molto irritabili e poco laboriose, prese come sono nell’asportare le larve morte e le restanti parti di polline ammuffito. È questa la porta aperta anche per il formarsi della peste Europea che alle volte viene confusa con i sintomi delle micosi proprio per la presenza di larve morte in cella aperta e la covata mal distribuita sui telaini causa l’alta mortalità della stessa. Perciò attenzione, tutto dipende da un buon invernamento.
Il vecchio detto è sempre valido per le api: testa calda e piedi freddi. Il coprifavo deve essere pure riparato con materiale caldo e asciutto senza esagerare e la porticina si deve poterla regolare: è consigliabile 1 volta e mezza il glomere e cioè circa 15 o 20 cm. a seconda della forza. Non va bene neanche troppo chiusa perché non favorirebbe il ricambio dell’aria e troppo larga può formare della condensa all’interno dell’arnia e di conseguenza umidità eccessiva molto dannosa alle api.
Terza cosa per chi non l’avesse già fatto, far subito analizzare almeno gli alveari sospetti per acariosi e nosemiasi poiché questo è il periodo più critico e di maggior sviluppo di questa malattia.
Quarta cosa sappiamo tutti che la varroa è presente, se ben in minima parte, nel nostro territorio: credo che tutti gli apicoltori ormai sappiano di che cosa si tratta o almeno in parte quali sono i mezzi che abbiamo a disposizione per combatterla (per la verità sono ben pochi e di poca efficacia contro questo terribile acaro). lo vorrei lanciare un appello da queste righe a tutti gli apicoltori: prima di tutto non drammatizzare e pensando alla Varroa magari dimenticare tutte le altre malattie che danno pure molti problemi e poi cercare di adottare tutti quei sistemi di lotta biologica.
Vorrei raccomandare inoltre prima di usare prodotti chimici, magari indiscriminatamente, di affidarsi sempre ai consigli dei nostri esperti in quanto ben si sa che questi prodotti sono altamente tossici e alcuni anche pericolosi per l’uomo; Non basta trattare come qualcuno si è espresso. Le api non sono un melo o un ciliegio. Sono insetti delicati e produttori dei migliori doni della natura, miele, polline, pappa reale e noi dobbiamo cercare di mantenere questi prodotti il più puliti possibile. Perciò attenzione e cautela. Affidarsi sempre al parere degli esperti e lo torno a ripetere non fare un dramma per la Varroa, nei paesi dove già da anni è presente convivono e producono ugualmente. Certo sarà un onere in più per gli apicoltori ma là dove saranno organizzati e ben preparati si potrà lottare, convivere e produrre e dove resteranno isolati e disorganizzati certamente per questi sarà la fine dell’apicoltura.
Scusate della lungaggine e forse poco chiara esposizione di quanto sopra. Cordialmente.
Francescatti Pietro
Molto interessante ed utile
Molto chiaro invece e molto utile.grazie