La pandemia da Sars-CoV2 ha messo in ginocchio il nostro pianeta. La natura ci ha inviato un messaggio, ricordandoci con prepotenza quanto siamo piccoli davanti a essa. Abbiamo voluto prenderci tutto, mari, monti e foreste, togliendo spazio alle altre forme di vita attorno a noi. In questo modo, siamo entrati in contatto con specie che prima erano isolate da noi. E il virus Covid-19, che si è rivelato un maestro nel saltare da una specie animale alla nostra, si è diffuso in tutto il mondo.
C’è un aspetto però che viene poco considerato sulla diffusione del Covid-19, ovvero il ruolo giocato dall’inquinamento. Diversi studi hanno dimostrato come l’aria inquinata delle città abbia favorito la circolazione del virus, andando ad aumentare il rischio di contagio. Avete presente quando sentite parlare sui giornali o in televisione che “è stata superata la soglia dei PM accettabile”? Ecco, i PM non sono altro che l’insieme di particelle liquide e solide che nell’aria rappresentano la prima fonte d’inquinamento nelle nostre città. I PM si formano principalmente da attività antropiche come combustione e traffico di veicoli urbani. I PM, detti anche polveri sottili, vengono costantemente monitorati dalle autorità, cercando di tenere sotto controllo il tasso di inquinamento nelle città.
Per misurare i livelli di PM nell’aria, i ricercatori hanno pensato di utilizzare addirittura le api da miele (Apis mellifera). Questi insetti si sono rivelati importanti bioindicatori per il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico. In maniera brillante, un gruppo di scienziati ha cercato di capire se le colonie di api da miele, che vivono in aree con alto tasso di smog e inquinamento, possano essere usate anche per individuare il virus Sars-CoV-2. Vediamo allora assieme il ruolo delle api come bioindicatori del Covid-19.
Le api come bioindicatori del Covid-19, ma non solo
L’importanza delle api nel nostro ecosistema è un tema sempre più attuale nella nostra società. Le api sono infatti anche efficienti impollinatori, fondamentali nel garantire la biodiversità sul nostro pianeta. Trasportando il polline da un fiore ad un altro (Fig. 1), le api sono responsabili della riproduzione di una grossa varietà di vegetali. Immaginate cosa succederebbe se dovessimo fare a meno delle api; una quantità enorme di piante sparirebbe, lasciando cicatrici insanabili sul nostro pianeta. Fortunatamente, diversi programmi di protezione delle api si stanno diffondendo in tutto il mondo, cercando di salvare questi straordinari insetti.
Una questione di morfologia e stile di vita: le api come biondicatori
Che cosa rende le api da miele degli ottimi bioindicatori? In primo luogo, la loro morfologia. Le api hanno infatti una cuticola rivestita da una fitta peluria nel quale può rimanere intrappolato particolato di diversa natura. Principalmente, la peluria trasporta polline da un fiore all’altro, favorendo la già citata impollinazione vegetale. Inoltre, le api possono trasportare, assieme al polline, anche pericolosi patogeni per le piante come il colpo di fuoco batterico. Non solo, le api si portano dietro anche pericolosi pesticidi e, i residui trovati sulla loro cuticola, possono indicare se vi è un uso smodato di sostanze repellenti o meno. Numerosi studi hanno però anche evidenziato la capacità delle api di collezionare metalli sulla cuticola e particolato di origine inquinante, come le polveri sottili (Fig. 2).
In secondo luogo, lo stile di vita delle api favorisce il loro uso come bioindicatori. Infatti, le api da miele vivono in grosse colonie formate da migliaia di individui. I membri della colonia si muovono con grande frequenza nell’area del nido, spingendosi anche per chilometri di distanza dalla loro casa. Infine, escono dal nido per raccogliere il nutrimento numerose volte. Tutte queste frequenti uscite nell’ambiente cirocstante e la tipica morfologia della cuticola per collezionare il polline, rendono le api perfetti bioindicatori per un diversificato numero di organismi e sostanze (dai virus ai PM).
Lo studio: le api come bioindicatori del Covid-19
Un gruppo di ricercatori ha deciso di scoprire se le api da miele, durate i loro viaggi dal nido ai fiori, potessero anche portarsi dietro il temibile virus che ci ha cambiato la vita. L’esperimento consiste nell’applicare dei comuni tamponi con glicerolo, utilizzati per i test di diagnostica tutti i giorni, all’ingresso di un’arnia (Fig. 3). Le api, ritornando al nido, entravano in contatto con la parte di raccolta dei tamponi, lasciando su di essi eventuali tracce di virus, tra cui, quello del Covid-19. I tamponi sono stati poi immediatamente analizzati tramite biologia molecolare, amplificando specifiche regioni dell’RNA del Covid-19 tramite reazione a catena della polimerasi retro-trascrizionale (RT-PCR). I risultati ottenuti sono allo stesso tempo sorprendenti e inquietanti. Tutti i tamponi analizzati sono risultati positivi al virus Sars-Cov2.
Questo vuol dire che le api, durante uno dei picchi della pandemia, in un’area con tasso d’inquinamento elevato, avevano intrapollato nelle setole sulla cuticola anche il virus del Covid-19. La scoperta pone delle basi importanti su cui riflettere, dalla pericolosità di avere ambienti con inquinamento troppo elevato alla capacità delle api di essere usate come bioindicatori del Covid-19.
Conclusioni
La scoperta delle api come bioindicatori del Covid-19 è intrigante dal punto di vista del monitoraggio della diffusione del virus in aree urbane inquinate, come le città. Questo, sia chiaro, non vuol dire che le api siano state infettate dal virus, ma che semplicemente lo trasportavano su di esse, come il particolato inquinante (PM) o i virus vegetali che abbiamo citato prima. Il lato più inquietante, è la conferma di come l’inquinamento giochi un ruolo nella diffusione dei contagi, rendendo il virus capace di legarsi alle polveri sottili e di essere più resistente nell’aria. Il fatto che anche le api lo trasportino, ci conferma ulteriormente come il virus circoli in maniera ancor più pericolosa dove i tassi di inquinamento sono più elevati.
Una scoperta che vuole essere un monito importante per la gestione della Terra. Prendersi cura del nostro pianeta vuol dire prendersi cura di noi stessi. Ridurre i livelli di inquinamento, anche nel nostro piccolo, ha un effetto benefico sulla nostra salute.
Infine, che scoperte come queste siano una dedica a medici, infermieri e biologi che ogni giorno lottano per contenere il virus e, soprattutto, la disinformazione. Il virus esiste, è lì fuori, addirittura sulle nostre api.
Fonte: Microbiologia Italia
Fonti
- Cilia G, Bortolotti L, Albertazzi S, Ghini S, Nanetti A. Honey bee (Apis mellifera L.) colonies as bioindicators of environmental SARS-CoV-2 occurrence. Sci Total Environ. 2022 Jan 20;805:150327. doi: 10.1016/j.scitotenv.2021.150327. Epub 2021 Sep 14. PMID: 34543793; PMCID: PMC8438869.
- Comunian, S., Dongo, D., Milani, C., Palestini, P., 2020. Air pollution and covid-19: the role of particulate matter in the spread and increase of covid-19’s morbidity and mortality.Int. J. Environ. Res. Public Health https://doi.org/10.3390/ijerph17124487.
Fonti immagini
- Immagine 1: Di Muhammad Mahdi Karim – Opera propria, GFDL 1.2, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6699147
- Immagine 2: Da Negri I, Mavris C, Di Prisco G, Caprio E, Pellecchia M. Honey Bees (Apis mellifera, L.) as Active Samplers of Airborne Particulate Matter. PLoS One. 2015 Jul 6;10(7):e0132491. doi: 10.1371/journal.pone.0132491. PMID: 26147982; PMCID: PMC4492680. Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
- Immagine 3: Da Cilia G, Bortolotti L, Albertazzi S, Ghini S, Nanetti A. Honey bee (Apis mellifera L.) colonies as bioindicators of environmental SARS-CoV-2 occurrence. Sci Total Environ. 2022 Jan 20;805:150327. doi: 10.1016/j.scitotenv.2021.150327. Epub 2021 Sep 14. PMID: 34543793; PMCID: PMC8438869. all rights reserved.