sabato , 7 Settembre 2024
Schema che mostra le fasi dell'ape operaia, da uovo ad adulto

Riflessioni sulla strategia sanitaria

Riduzione della presenza di varroa – sono a oggi proponibili 3 possibilità.

Per chi lo ha usato una volta sola a fine autunno Bioxal gocciolato o sublimato con temperature di 13 /15 °C in relativa presenza di covata ( ancora poco infestata ).

Ovviamente questo intervento è efficace solo su parte della varroa all’esterno della covata ( in fase foretica ). E’ ancora foretica la quasi totalità della varroa e l’efficacia del trattamento deriva in larga parte dalla modalità di esecuzione ( temperatura ottimale , gocciolato ben distribuito, sublimatore adeguato ).

La veicolazione del principio attivo da parte delle api è indispensabile e l’errore frequentemente compiuto è l’uso ( anche ripetuto e ossessivo ) a temperature troppo basse e con api in glomere con impossibilità del principio attivo di circolare come necessario e con conseguenza che il presso che unico risultato raggiunto è la diminuzione della aspettativa di vita delle api.

Bioxal gocciolato abbinato ad un formulato a base di Timolo ( di preferenza una vaschetta di apiguard, la quale può essere rinnovata dopo 10 giorni ).

Si ha necessità di temperature di 15°C per almeno alcune ore durante il giorno essendo la temperatura di evaporazione del timolo appunto di 15 °C.

In questo caso non è consigliato l’uso del bioxal per sublimazione ,dato che si dovrebbe mettere il prodotto a base di timolo e in contemporanea nebulizzare . La cosa può risultare intollerabile.

Il metodo consente di abbinare l’efficacia del bioxal sul breve ad una polizza di assicurazione costituita del timolo per una decina oppure ventina di giorni. Il limite è ovviamente costituito dalla temperatura esterna che può far si che l’evaporazione del timolo sia estremamente relativa. Si è suggerito questo prodotto a base di timolo perchè è quello che lascia meno odore nell’alveare successivamente al trattamento e da ciò deriva minore possibilità di trasferimento di odori al miele del primo raccolto.

Apilife Var e Thymovar in questo senso , in conseguenza del tipo di supporto su cui sono formulati, tendono ad impregnare il legno , che poi rilascerà a sua volta per un tempo indeterminato. Certo si può pensare di avvolgere o appoggiare questi medicinali su carta stagnola ,evitando la contaminazione del legno ma con in parallelo perdita di efficacia dovuta al calo di superficie di evaporazione.

La terza possibilità è l’inserimento di una striscia di ApiVar ( principio attivo Amitraz e rilascio per 42 giorni ). Questa opzione, considerando una striscia per 5/6 favi di api è verosimilmente la migliore fra quanto proponibile ( a chi non è in biologico ) avendo costo analogo a bioxal + una vaschetta di apiguard ( o equivalente prodotto ovvero Apilife var e thymovar ), ma con un tempo di rilascio doppio ovvero 42 giorni.

Come già visto anche la striscia ha necessità di temperature di 13/ 15 °C, ovvero del movimento delle api per far circolare il principio attivo. Apistan – questo medicinale è assolutamente sconsigliato per l’uso primaverile essendo esso fondamentale per il trattamento tardo estivo in conseguenza del suo lunghissimo periodo di rilascio ( fino a 10 settimane ) e con ciò essendo l’unico in grado di “ coprire “ da eventuali reinfestazioni da Varroa.

Tuttavia, in conseguenza della possibile farmaco resistenza al suo principio attivo , deve essere alternato con altri principi attivi ( oltre che ad essi facoltativamente associato in tarda estate ). In primavera non può fare niente di più di altri formulati, ma il suo uso primaverile porta invariabilmente a perdere efficacia in tarda estate Il MAQS( Acido formico a evaporazione controllata ) sarà molto utile in primavera avendo una temperatura di evaporazione di 12°C, ma il ministero,colpevolmente, non ha ancora provveduto al mutuo riconoscimento.

Tuttavia nessun varroacida sarà mai risolutivo “ a sè “ perchè la pericolosità della varroa sta nella diffusione virale che provoca.

Sono i virus ad uccidere l’ape o nei casi all’ape più favorevoli a limitarne la quantità e qualità della vita . Non la varroa che all’ape più di tanto non fa. IL contenimento della presenza numerica di varroa nell’alveare deve perciò essere tassativamente realizzato in funzione del contenimento della diffusione virale.

Riduzione della presenza di Nosema nello stomaco delle api – vi sono attualmente due prodotti in commercio: Feed gold e Apiherb ,che sostanzialmente si equivalgono come efficacia e come prezzo ( con tutti i limiti che possono avere ). Qualcosa, se la tasca lo permette, sarebbe opportuno fare essendo chiaro ( e con ovvio disaccordo dell’amico Giuseppe Caboni ) che alveari infetti da nosema producono meno e sono più soggetti a “ sinistri “.

Per questi fungistatici non vi è un dosaggio minimo e nemmeno uno massimo. I risultati sono proporzionali all’investimento ovvero più se ne somministra e meglio è.

La spesa è il fattore limitante Riduzione della presenza ambientale dei patogeni – Tutti i vari patogeni dell’alveare permangono anche sui favi e sui corpi delle api prima di essere da queste inghiottiti, oltre che ovviamente sul materiale apistico. Vari studi hanno dimostrato il rallentamento della loro propagazione e proliferazione a seguito disinfezione dei favi e dei corpi delle api stesse.

Allo scopo è stato sviluppato un formulato , applicabile al termine di ogni visita, che agonizza in registrazione quanto e peggio del MAQS. A voler lavorare al meglio serve “ un mucchio di roba “. Purtroppo questa è la realtà dell’apicoltura attuale ……tuttavia gli alveari ricompensano abbondantemente dell’investimento sostenuto per ridurre il carico di patogeni che li opprime con produzioni maggiori e non morendo….. Come in tutti gli altri settori ormai anche in apicoltura si deve prima investire ( per avere api sane ) per poi vedere i risultati ( sia produttivi che di mantenimento del capitale ).

Si ricorda che oggigiorno la varroa per il suo legame coi virus è pericolosa per la quantità massima di presenza raggiunta in estate , che dà luogo alla dinamica virale che accoppa le api in inverno . Si ricorda anche che è il numero di patogeni ( e la quantità per ogni specie ) presenti in estate a portare a morte l’alveare in inverno ( Ravoet 2013 articolo presentato al gruppo come primo articolo in assoluto ). Da ciò deriva che è necessario evitare l’accumulo di patogeni nell’alveare e anche che una volta che si sono accumulati non c’è più nessun modo per ridurre l’entità dei danni da loro provocati.

Nei migliori dei casi si riscontreranno produzioni ridotte . Nei peggiori mortalità consistenti . Una conduzione che non tenga conto di questo è destinata a scarsi successi e spese vane

Savorelli Gianni – Prodotti per apicoltura
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