Siamo ormai giunti al capolinea della stagione apistica. La stagione attiva, già con agosto, si è praticamente conclusa. Le belle giornate primaverili, con lo spiegamento di stupende e meravigliose fioriture, sono ormai un bel ricordo.
Fra poco inizia il suo ciclo astronomico la terza stagione dell’anno: l’autunno. I temporali estivi ci hanno già preannunciato il suo arrivo. Settembre potrà continuare ad essere bello ma arriveranno presto anche i periodi piovosi con quella pioggerellina fine fine che ci darà le prime impressioni di freddo. Le foglie degli alberi, fra non molto, assumeranno il classico color rosso oro autunnale e, ad una ad una, cadranno come morte ai piedi degli stessi. In questo modo le spoglie piante si preparano al grande sonno invernale mentre i rami si apprestano a sopportare l’imperversare delle bufere per risvegliarsi in primavera più rigogliosi di prima.
Anche il buon apicoltore, prima che la natura si addormenti, dovrà pensare a predisporre gli alveari per la campagna successiva. Se vogliamo creare le premesse di un precoce sviluppo degli alveari nella prossima primavera dobbiamo pensare ora ad effettuare un saggio invernamento delle api.
Iniziamo subito. Per chi non l’ha ancora fatto, ricordiamo che è tempo di togliere i melari e smelare i favi contenenti miele per restituirli da ripulire alle api prima di depositarli in magazzino. Poi diamo un’occhiata all’interno dei nidi per verificare la forza numerica di ogni colonia ed individuare quelle da riunire; normalizziamo le famiglie orfane; valutiamo le scorte, mettiamo ordine e controlliamo lo stato sanitario di ogni singolo alveare.
Un’ occhiata all’interno dei nidi
Contiamo i favi presidiati dalle api. Le famiglie con 7-8 favi ben coperti di api ed aventi una striscia superiore di 6-7 cm. di miele da entrambe le parti superano facilmente il forzato periodo della clausura invernale. Quelle che ricoprono solo 4-5 favi rischiano di perire, essendo poco popolate per riscaldare sufficientemente l’ambiente interno, Meglio riunire queste famiglie ad altre deboli o di media forza col metodo del doppio foglio di giornale bucherellato ed utilizzare la regina, se ancora giovane e valida, per sopperire a qualche orfanità.
Le famiglie che dovessimo trovare orfane durante questa visita, se ancora meritevoli di un’altra giovane regina feconda, normalizziamole introducendone una che preleviamo dai nuclei formati durante la sciamatura o che acquistiamo dal commercio, Altrimenti riuniamole. E’ questo il momento per rimediare ad eventuali orfanità, perché le condizioni meteorologiche e la stagione non troppo avanzata permettono ancora l’ovideposizione e lo sviluppo di giovani api. In contrarie circostanze meglio riunire le famiglie orfane ad altre provviste di regina.
Della valutazione delle scorte di miele abbiamo già detto sopra. Ad una famiglia ben sviluppata necessitano circa 14-15 kg. di miele e una buona scorta di polline. Alle famiglie bisognose di nutrimento somministriamo abbondanti dosi di sciroppo di zucchero di soccorso (soluzione ,60% zucchero, 40% acqua). Oltre alla nutrizione artificiale possiamo rinforzare queste famiglie anche con l’inserimento di favi di miele presi da famiglie forti che ne hanno in sovrappiù
I favi vecchi e malformati, come sempre, spostiamoli ai lati esterni segnandoli con una puntina da disegno. Vicino a questi collochiamo quelli vuoti che eventualmente dovessimo trovare al centro dell’alveare mentre quelli colmi di miele li fiancheggiamo ai favi semivuoti.
Eventuali favi contenenti miele di mielata consigliamo di inserirli al centro del nido affinché venga consumato dalle api prima dell’invernamento. controlliamo attentamente anche lo stato sanitario di ogni singola colonia. In caso di riscontro di sintomi di peste americana, europea o di altre gravi malattie, oppure anche di semplici sospetti, non esitiamo a far analizzare campioni di favo o di api dal Laboratorio apistico Regionale. Le colonie ammalate, specie di peste americana, dobbiamo distruggerle col fuoco.
La visita, che i manuali di apicoltura chiamano di pre-invernamento, è terminata. Se abbiamo operato con discernimento dobbiamo attendere solo l’arrivo di qualche bella giornata di sole che segue dopo alcune notti fredde per effettuare l’ultima visita: quella di invernamento.
Ultima visita dell’annata apistica
Togliamo i favi lasciati liberi dalle api, accostiamo il diaframma vicino all’ultimo presidiato dalle nostre care amiche e riempiamo il vuoto venutosi a creare con materiale coibente. Pezzi di cartone ondulato tagliati a mo’ di diaframma senza orecchiette o giornali piegati a metà, accostati uno accanto all’altro, sono molto indicati all’uopo.
La carta grezza dei giornali quotidiani è da preferirsi a quella lucida delle riviste periodiche in quanto assorbe meglio l’umidità. Anzi, quest’ultima, è per niente consigliabile.
Dopo aver disposto gli alveari uno accanto all’altro per proteggerli meglio dal freddo, regoliamo la porticina dentata con una apertura di volo di 10-15 cm. circa a seconda della forza numerica e dell’umidità della zona. Meglio anche inclinare leggermente in avanti gli alveari per facilitare il rapido scarico dell’umidità. Per evitare il formarsi di eccessiva umidità all’interno dei nidi consigliamo di regolare il disco di lamiera sito sul coprifavo nella posizione bucherellata di arieggiamento e coprire completamente la tavoletta coprifavo di uno strato o di un cuscino di pula di riso.
L’apertura degli alveari in questo periodo dì stagione inoltrata non permetterà alle api di sigillare le fessure fra nido e coprifavo. Prima di incappucciare la parte superiore del nido con un foglio di carta da giornale ed apporre un caldo cuscino di paglia fra il coprifavo stesso e la tettoia, stucchiamo bene, con terra bagnata, le eventuali fessure.
Qualcuno potrà obiettare e magari ironizzare che sarebbe meglio mettere anche il cappotto alle api e il golf alla regina e ritenere inutile questa perdita di tempo. Noi non siamo di questo avviso. La vecchia regola apistica « Piedi freddi e testa calda» va seguita proprio in questi frangenti.
Trattamento materiale depositato in magazzino
Per ultimo, il materiale depositato in magazzino. Sia i favi sia i melari dobbiamo pulirli dalla propoli e dagli accenni di cera e, a secondo delle caratteristiche dei favi, conservare gli stessi nei melari impilati uno sopra l’altro. Formiamo cioè delle cataste contenenti favi trasparenti e più numerosi; delle altre con i soli favi contenenti miele ed infine altre ancora con favi da melario che hanno contenuto covata ma ancora buoni da utilizzare. Tranne che alle cataste contenenti favi con miele, pratichiamo alle altre i trattamenti solforici. Un paio di trattamenti a distanza di dieci-quindici giorni uno dall’altro bastano per l’eliminazione di eventuali tarme della cera.
Di Luigi Montanari e Marco Lavagnini
Fonte: “l’Ape nostra Amica” anno IV n. 5