Anche quest’anno siamo arrivati a maggio, mese decisivo per il grande raccolto e propizio per la sciamatura. Chi ha operato bene nei mesi precedenti preparando e controllando con solerzia le famiglie, si può predisporre a raccoglierne i frutti.
Nel fondovalle ormai la fioritura dei frutteti è già passata ed in montagna è ancora troppo presto per il grande raccolto ma le fioriture dei prati portano il loro grande contributo di nettare e polline a garanzia del progredire delle famiglie.
Con l’inizio del mese di maggio deve essere sospeso ogni tipo di nutrizione, in particolar modo nelle famiglie che andranno a melario altrimenti si correrà il rischio che il residuo della nutrizione venga trasportato nei melari e inevitabilmente sottoponendolo ad analisi verrà facilmente individuato il saccarosio, pregiudicando l’operato dell’apicoltore e la qualità del prodotto. Nelle giornate di cattivo tempo si potranno nutrire solamente gli sciami naturali o artificiali e gli eventuali nuclei formati per garantire la continuità della covata; è sufficiente un quarto di litro a giorni alterni di soluzione zuccherina 1 a 1 (spiegazione nel mese precedente) preferibile al candito che con il caldo tende a sciogliersi imbrattando molte api.
Questo periodo deve essere dedicato anche alla costruzione di nuovi favi ed è bene approfittarne dato il breve periodo che abbiamo a disposizione. Teniamo presente che con i climi dell’Italia settentrionale l’attività delle ceraiole è ridotta ad appena due mesi e precisamente maggio e giugno e per le famiglie è rilevante la necessità di cera nuova. Disporre di nuovi favi vuol dire evitare o ridurre nell’alveare malattie e avere quindi api più vigorose, in quanto dai vecchi favi, causa il continuo restringimento delle celle dovuto alle mute, nascono api più piccole e meno attive.
È indispensabile sostituire almeno 2 – 3 telaini ogni primavera per evitare inoltre che si annidino spore e germi di ogni genere ed introdurre 1 – 2 volte il telaino trappola in modo da eliminare il maggior numero di varroe in attesa dei trattamenti chimici autunnali. Qualcuno dirà: ma se facciamo cera non facciamo miele!
L’apicoltore che conosce bene la vita delle api sa che questo non è vero in quanto l’ape lavora per età e non per casta, pertanto se noi non diamo fogli cerei da costruire, al momento opportuno le ceraiole o stanno ferme a fare la barba o rosicchiano vecchi favi per riciclarli, con perdita enorme di tempo e da qui l’importanza di controllare quell’equilibrio delle famiglie di cui abbiamo già parlato nei mesi precedenti, come ad esempio stabilire almeno approssimativamente la proporzione fra bottinatrici, api giovani e covata opercolata.
In questo mese abbiamo due eventi molto importanti da controllare o da effettuare: la sciamatura e la posa dei melari che quasi sempre avvengono nello stesso periodo e sono difficili da conciliare in quanto non sempre si riesce a fermare la sciamatura con la posa dei melari perchè in uno stesso momento le famiglie possono aver bisogno di spazio, di rinnovare la casa, di cambiare la regina o possono essere influenzate dalla presenza di malattie patologiche o infestazioni da acari come varroa e acariosi. In questi ultimi casi il bisogno di sciamare è impellente e in qualsiasi modo noi operiamo esse sciameranno ugualmente anche con nidi ridotti, dando chiaramente sciami piccoli e poco affidabili.
Non è consigliabile levare e distruggere le celle reali se non si è certi del motivo per il quale sono state costruite e a meno che non siano famiglie già predisposte e guidate per la sciamatura. In questo caso, trattandosi di famiglie fortissime e in ottima salute è bene sfruttare la sciamatura facendo nuovi nuclei o arniette da fecondazione, lasciandone però a sufficienza dentro l’arnia.
La formazione di nuclei in questa stagione è molto semplice e non sussiste alcun problema per l’accettazione o il saccheggio poichè questo è un periodo di grande importazione. Basta prelevare da arnie forti e sane e precisamente: da un’arnia un favo con covata opercolata, api e naturalmente senza regina, da un’altra un favo con covata mista e api e questi due favi si collocano in arniette da nuclei o anche in arnia normale con due diaframmi, si aggiunge un altro favo (anche due se si hanno a disposizione) con polline e miele e si porta l’arnia lontano dall’apiario, si chiudono le porticine con rete per 2 – 3 giorni, si mette il nutritore per non far mancare l’acqua indispensabile e si dà il solito sciroppo 1 a 1. La cella va prelevata con delicatezza ritagliando una parte di favo e va innestata nella parte anteriore del favo dove è presente la covata mista; possibilmente va protetta con salvacella o al limite avvolta in carta stagnola, lasciando libera l’estremità che non viene mai rosicchiata dalle api. Avremo in questo modo delle ottime regine da sciamatura naturale che sono le migliori e avremo anche in breve tempo delle ottime famiglie che se ben controllate e guidate potranno invernare su 6 – 7 favi. Per produrre api regine si possono altrimenti usare le arniette di fecondazione, tipo Apidea o altre e con un pugno di api si possono ottenere delle ottime regine che altrimenti andrebbero perdute, utili queste per la sostituzione in apiario di regine vecchie e improduttive.
Usando però queste arniette è bene adottare qualche accorgimento se si vuoi ottenere un buon risultato; molto importante è preparare il piccolo nucleo, armare i piccoli telaini possibilmente con pezzi di favo già costruiti fissandoli al supporto con cera colata, mettere sempre candito nel nutritore in quanto con il liquido si rischia la perdita di molte api, andare in apiario con l’arnietta pronta, prelevare da qualunque arnia un favo coperto d’api prendendolo preferibilmente ai lati o nel melario per evitare che ci sia la regina, spruzzare su questo favo un po’ d’acqua utilizzando un nebulizzatore da fiori in modo da non permettere il volo, spazzolarlo dentro l’arnietta, chiuderla lasciando aperta la rete di areazione e portarla per due giorni in cantina o in un luogo scuro e fresco affinchè le api si calmino e si abituino alla nuova casa. Trascorsi i due giorni, si portano le arniette in un prato o comunque in un luogo lontano dall’apiario e si posano sull’erba liberando l’entrata; a questo punto si innesta la cella reale e si attende lo sfarfallamento. Bisogna stare molto attenti alla fecondazione e appena la regina comincerà la deposizione si toglierà, altrimenti potrebbe sciamare e sicuramente si perderebbe perchè nell’arnietta ci sono pochissime api.
Il giorno successivo al prelievo si potrà innestare un’altra cella e proseguire così l’allevamento usando anche celle da innesto artificiale o comunque prodotte forzatamente anche con il blocco della covata.
Nel mese precedente avevo promesso di parlare anche della sciamatura artificiale, mi limito a descrivere i due metodi più facili e sicuri, adatti anche per gli eventuali principianti.
Il primo consiste nello sfruttare la sciamatura naturale prima che questa avvenga: se durante la visita alle famiglie ci si accorge dell’allevamento di molte celle reali che stanno per maturare, si interviene subito prelevando il telaino con la regina e le api e collocandolo in arnia sterile o pulita, alla quale si aggiungono 5 – 6 fogli cerei, si mette l’arnia al posto del ceppo che va allontanato di qualche metro e va diviso in due parti uguali sia di covata sia di celle reali; succederà che le bottinatrici torneranno tutte al vecchio posto e le potremo così trattare contro la varroa, dai due nuclei avremo nel frattempo due ottime regine da sciame naturale che se vogliamo, dopo la fecondazione, possiamo anche riunire e mandare a melario. Possiamo anche sfruttare quelle celle reali in più per le arniette di fecondazione.
Altro metodo, detto per contribuzione, è quello di sfruttare 3 – 4 famiglie senza perdere il raccolto: numeriamo pertanto queste famiglie per facilitare l’operazione, avremo quindi la n.1 – n.2 – n.3 – n.4 più un’arnia vuota (n.5); preleviamo dalla n.1 il telaino con la regina e lo mettiamo nell’arnia vuota, dalla n.2 togliamo un favo di covata opercolata senza api, dalla n.3 un favo con scorte e api e aggiungiamo altri favi in modo da arrivare a 8 favi, magari un altro con scorte; mettiamo quest’arnia (la n.5) al posto della n.4 e questa la allontaniamo di qualche metro, essa perderà così tutte le bottinatrici a favore della n.5, nella n.1, che sarà orfana, possiamo innestare una cella reale se questa è disponibile, oppure lasciamo fare alle api che in poco tempo alleveranno delle belle api regine, basta tener sotto controllo e nell’ eventualità che le api non si accorgano dell’orfanità intervenire subito con un favo di covata fresca prelevato da qualsiasi arnia. Avremo così questa situazione: la n.1 orfana che presto andrà a melario avendo creato anche il blocco della covata, la n.2 e la n.3 non si accorgeranno della perdita di un favo e basterà mettere il diaframma e il melario, la n.5, avendo la regina e tutte le bottinatrici della famiglia n.4, andrà sicuramente a melario anche se un po’ più tardi e la n.4, avendo perduto le bottinatrici, starà ferma per qualche giorno ma a poco a poco sfarfallerà la covata ed essendoci tutte le scorte e la regina, in poco tempo si stabilirà e raggiungerà gli altri alveari.
In questo modo abbiamo aumentato l’apiario ed evitato la sciamatura su 4 famiglie senza perdere il raccolto.
Ci sarebbero altri metodi sia di sfruttamento della sciamatura naturale sia per la sciamatura artificiale che però non consiglio di adottare se non siete dei buoni esperti. L’uso ad esempio delle tre porte non è molto pratico e non dà i risultati che si possono ottenere con i sistemi sopra citati.
Lascio a voi decidere quale sistema si addica meglio alle vostre capacità e al vostro apiario augurandovi un buon lavoro e dei buoni risultati.
Francescatti Pietro