Le nostre api stanno soffrendo e noi apicoltori con loro. Il cambiamento climatico in atto ha stravolto il ritmo delle fioriture, che non è più in sintonia con il ciclo biologico di questi insetti. Quest’anno, dopo molti mesi di siccità, quando le api sono andate a visitare i fiori primaverili non hanno trovato nettare.
Niente nettare = niente miele, alimento naturale e salutare per eccellenza, il principale dolcificante usato dell’uomo per millenni, celebrato da tutte le civiltà, antiche e moderne.
Niente Api = mancata impollinazione dei fiori di moltissime piante, sia spontanee sia coltivate e quindi niente mele, ciliegie, susine, meloni, pesche, zucchine, carote, cavoli, ecc. L’elenco di tutti i frutti e degli ortaggi che sparirebbero dalle nostre tavole è ancora lungo. Ecco perché salvaguardare api e apicoltori significa proteggere sia l’ambiente sia ciò che mangiamo!
Niente Api = riduzione della biodiversità, quindi niente prati pieni di fiori, niente boschi ricchi di alberi e arbusti.
Purtroppo, gli insetti impollinatori selvatici sono quasi scomparsi in molti ambienti antropizzati, e ora anche le api sono a rischio.
Noi apicoltori siamo i custodi delle api: le alleviamo, ci accorgiamo di quanto sta succedendo e abbiamo cura di loro, ma ormai siamo anche noi allo stremo, come le nostre api.
Oltre all’inquinamento, alle malattie, alle recenti incombenze burocratiche, il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova la possibilità di sopravvivenza delle aziende apistiche.
Dall’inizio degli anni 2000 c’è stato un calo sensibile e progressivo delle produzioni di miele. In base alle nostre osservazioni, dal 2001 al 2022 c’è stata una riduzione del 70%, in maniera molto più accentuata dal 2018 in poi. Negli ultimi cinque anni c’è stato un crollo verticale, con punte minime nel 2019 e nel 2023. Si sono alternate stagioni con produzioni scarse e/o con raccolte primaverili molto ridotte e tutto lascia supporre che questa tendenza proseguirà anche in futuro, assieme al cambiamento climatico in atto.
Quest’anno non si è prodotto miele di tarassaco e neanche di acero, e dopo la siccità in alcune zone ci sono state anche forti grandinate. Il raccolto estivo è in corso, ma complessivamente si può dire che abbiamo osservato una riduzione delle produzioni del 70%. In montagna abbiamo dovuto nutrire le api fino a metà giugno, fornendo 8-10 kg di alimento zuccherino per ogni alveare.
Non riusciamo più a sostenere il peso economico del loro mantenimento e ben presto saremo costretti ad abbandonare il nostro lavoro. Negli ultimi anni molti giovani, anche laureati, hanno intrapreso l’attività apistica come attività principale, investendo risorse finanziarie di rilievo, ma negli ultimi 5 anni la situazione si è stabilizzata al peggio.
Prima di rinunciare però vogliamo fare un appello, per cercare di salvare l’apicoltura, perché lottare per la difesa delle api significa lottare per la difesa dell’ambiente e del nostro futuro come esseri umani.
Chiediamo a gran voce che venga riconosciuto all’apicoltura il ruolo strategico che ricopre a pieno titolo, per la tutela dell’ambiente e dell’agricoltura.
Abbiamo bisogno di aiuti urgenti, per tamponare il deficit economico in cui ci troviamo, ma soprattutto necessitiamo di misure compensative strutturali, perché il cambiamento climatico proseguirà, inesorabile.
Di barbara
Fonte: ambasciatorimieli