a) Come scegliere l’area dove collocare l’apiario
«Se si tratta di un apiario stanziale, si tratta in particolare di prevedere sia nello spazio che nel tempo la disponibilità di nettare e polline. In questi casi, lo spirito d’osservazione è un grande vantaggio: quando percorrerete la zona selezionata, verificate nel raggio di 3 chilometri la presenza di grandi aree verdi selvatiche o coltivate (foreste, boschi, brughiere, colture, prati, siepi, parchi urbani, giardini…).
In seguito, focalizzate l’attenzione sulle principali specie vegetali presenti e le superficie associate. Esse apprezzano innanzitutto le grandi superfici fiorite (castagneti, boschi di acacia, filari di tiglio, brughi macchie di colza, girasole, erba medica o favette, frutteti, prati naturali fioriti…). Completate la vostra valutazione aggiungendo i periodi di fioritura delle piante presenti. Un luogo ideale per l’apiario deve presentare una successione di fioriture da febbraio-marzo a ottobre senza interruzioni. Soprattutto nelle regioni calde e secche è da prendere in considerazione anche la presenza di corsi d’acqua, stagni e altre possibilità di approvvigionamento idrico accessibili alle api. Infine, fate attenzione alle coltivazioni che circondano l’area, ai metodi di produzione e all’uso di pesticidi da parte degli agricoltori.
Prima di prendere qualsiasi decisione, non esitate a parlare con gli agricoltori confinanti per informarli della vostra intenzione di collocare un apiario nella zona».
La collocazione di un arnia o di un apiario deve essere effettuata in un luogo adeguato. Scegliete un bella zona appartata e fiorita da febbraio a ottobre. Bisogna ugualmente tenere presente che il luogo deve assicurare alle api una libera circolazione, senza tuttavia diventare un disturbo insopportabile per il vicinato.
Ciò implica la ricerca di un luogo che risponda ad alcuni precisi principi:
- Permettere un accesso facile all’apicoltore e ai visitatori.
- Assicurare la tranquillità necessaria alle colonie che vi abitano e la vicinanza a fonti alimentari (che sono indispensabili).
- Ridurre i fattori nocivi, specialmente i rischi di punture (persone e animali che circolano nelle vicinanze) creando siepi o staccionate che rispettano il regolamento previsto.
- Adattare la densità delle colonie all’ambiente (quantità e tipi di fioriture, presenza di grandi vie di comunicazione e infrastrutture paesaggistiche come siepi o alberi, altri apiari…) e agli obiettivi di utilizzo dell’apiario. Per le esigenze alimentari, se si considera che l’ambiente non assicuri sufficienti fioriture
durante la stagione, limitare il numero a circa dieci colonie sullo stesso sito. - Trovare l’orientamento migliore in relazione al sole, Generalmente si preferisce orientare l’entrata delle arnie verso sud, sud-est.
È inoltre necessario evitare siti con condizioni estreme: troppo caldi oppure troppo ombreggiati, umidi, soggetti a inondazioni, troppo ventosi o alla mercé di correnti d’aria.
b) Valutare la ricchezza di fioriture presenti nell’area
È una valutazione indispensabile: nessun apicoltore può sfuggire alla ricerca di un luogo ideale per le sue colonie. Se si tratta di un apiario stanziale, si tratta in particolare di prevedere sia nello spazio che nel tempo la disponibilità di nettare e polline. In questi casi, lo spirito d’osservazione è un grande vantaggio: quando percorrerete la zona selezionata, verificate nel raggio di 3 chilometri la presenza di grandi aree verdi selvatiche o coltivate (foreste, boschi, brughiere, colture, prati, siepi, parchi urbani, giardini…).In seguito, focalizzate l’attenzione sulle principali specie vegetali presenti e le superficie associate.

Le api domestiche apprezzano innanzitutto le grandi superfici fiorite (castagneti, boschi di acacia, filari di tiglio, brughiere, macchie di colza, girasole, erba medica o favette, frutteti, prati naturali fioriti…). Completate la vostra valutazione aggiungendo i periodi di fioritura delle piante presenti. Un luogo ideale per l’apiario deve presentare una successione di fioriture da febbraio-marzo a ottobre senza interruzioni.Soprattutto nelle regioni calde e secche è da prendere in considerazione anche la presenza di corsi d’acqua, stagni e altre possibilità di approvvigionamento idrico accessibili alle api.
Infine, fate attenzione alle coltivazioni che circondano l’area, ai metodi di produzione e all’uso di pesticidi da parte degli agricoltori. Prima di prendere qualsiasi decisione, non esitate a parlare con gli agricoltori confinanti per informarli della vostra intenzione di collocare un apiario nella zona.
c) Le risorse fondamentali dell’alveare
Per la vita dell’alveare sono necessari una serie di importanti elementi.
Il nettare, la fonte del miele
Il nettare è identico alla linfa elaborata dalle piante. Ricco di zuccheri, fonte di energia per le api, viene prodotto dalle nettàri, sorta di ghiandole generalmente collocate alla base della corolla dei fiori Raccolto dall’ape bottinatrice con la ligula, durante il trasporto all’alveare viene custodito in una piccola tasca interna all’insetto detta ingluvie. Scambiato numerose volte (secondo un fenomeno definito come “trofallassi” tra le api, e arricchito delle sostanze che esse secernono tramite le ghiandole salivari, il nettare diventa miele; a questo punto viene depositato in fondo alle celle. Ed è proprio all’interno delle cellette che a poco a poco esso si addensa, grazie all’evaporazione dell’acqua che contiene, passando dall’80% di presenza di acqua nel nettare bottinato a meno del 20%, percentuale che rende il miele adatto alla conservazione (un miele troppo ricco di acqua fermenterebbe). A questo punto, gli alveoli vengono quindi sigillati – gli apicoltori dicono opercolati – con un sottile strato di cera; il miele, così immagazzinato, può conservarsi numerosi anni.Oltre che del miele, le api si approvvigionano anche della melata reperibile sulle piante: si tratta di una sostanza zuccherina, secreta da insetti succhiatori (afidi) che succhiano la linfa di alcuni alberi, in special modo delle conifere (abetaie delle Alpi e degli Appennini, dove si produce appunto il miele di melata di abete), ma anche di alberi decidui (come la quercia).
Il polline: indispensabile alla crescita delle giovani api
È anch’esso prodotto dai fiori sotto forma di granelli molto piccoli ed è la componente maschile deputata alla fecondazione delle piante. È una sostanza ricca di proteine e fenoli che le api utilizzano unicamente per l’alimentazione delle larve: essa contribuirà a costituire il loro scheletro al momento della metamorfosi. Durante il bottinaggio, le api se ne ricoprono completamente.

Acqua, acqua!
È un bisogno essenziale per le api, che ne consumano molta (50 litri all’anno per alveare) innanzitutto per se stesse e poi per la preparazione del cibo delle larve. Ma l’acqua è anche utilizzata per regolare la temperatura all’interno dell’arnia nella stagione calda. La temperatura della colonia non deve mai superare i 35-37°C.
Per raggiungere questo scopo le api operaie fanno il pieno d’acqua all’esterno e poi la rigurgitano nell’alveare, mentre le api ventilatrici muovono l’aria con energia: l’acqua viene così fatta evaporare garantendo in tal modo la riduzione della temperatura interna dell’alveare.
La pappa reale, un cibo da regina
Quando l’uovo diventa larva, dopo tre giorni di incubazione, non c’è ancora alcuna differenza tra una larva di regina e una di operaia. Difatti, durante i primi tre giorni della loro esistenza, le larve sono alimentate allo stesso modo dalle giovani operaie che producono, segnatamente a partire dalle loro ghiandole ipofaringee e salivari, un alimento particolarmente ricco di proteine, la pappa reale.
È in seguito che quest’alimentazione si differenzia: solo la futura regina continuerà a ricevere pappa reale. Le altre saranno nutrite con acqua, polline e miele.
L’esatta composizione della pappa reale rimane un enigma per i ricercatori. Ad ogni modo, è questa che permette alla giovane larva di diventare una regina. Costei, durante tutto il corso della sua vita adulta continuerà a essere nutrita quasi esclusivamente con pappa reale.
Grazie a questa dieta esclusiva, l’ape regina potrà godere di una maggiore longevità, sino a quattro o cinque anni, una morfologia più imponente (una volta e mezzo le dimensioni di un’ape operaia) e la forza di deporre fino a 2000 uova al giorno (una volta e mezzo il proprio peso!).
La cera
È il materiale di base per la costruzione delle celle. Prodotta dalle api, grazie alle loro ghiandole epidermiche o ciripare collocate sotto l’addome. La cera è dapprima un liquido, che poi si solidifica a contatto dell’aria su minuscole placchette situate sugli anelli dell’addome, formando così piccolissime scaglie che le api radunano e ammassano per realizzare i favi, che inizialmente sono di colore bianco. Per produrre 1 kg di cera, le giovani api consumano circa 10 kg di miele.
Il propoli: ottimo per sigillare le fessure
Le api non si accontentano di valorizzare le risorse generosamente offerte dai fiori, quali il nettare e il polline. Esse utilizzano vantaggiosamente anche una resina prodotta dalle gemme di alcune specie arboree (pioppo, castagno, ontano, betulla, salice ecc.), che raccolgono e mescolano alla cera. È il loro cemento: il propoli, utilizzato per sigillare le fessure che si formano in diversi punti dell’arnia. Le api se ne servono anche per imbalsamare i cadaveri degli intrusi – topi, farfalle ecc. – che si sono introdotti nell’alveare per saccheggiarlo e sono stati uccisi.
È anche un vero e proprio bastione difensivo sanitario per la colonia; in quanto il propoli è un antibiotico naturale e un antisettico molto potente, in grado di proteggere la colonia da numerose infezioni.
di Pandolfi dr. Giampaolo
Fonte: Apicultori Veneti, informative-News, maggio 2023.