Dopo 10-15 giorni dal primo controllo, si procederà ad una seconda serie di visite in apiario rivolte ad attuare o completare il programma definito con il primo intervento. Nella sostanza, sono ancor valide tutte le indicazioni generali sui tempi e modalità di esecuzione, si procederà soltanto ad un controllo più dettagliato degli elementi prima elencati e si comincierà a seguire e favorire lo sviluppo degli alveari puntanto soprattutto sulla loro omogeneità.
La popolazione sarà stazionaria, ma la covata sarà notevolmente più estesa. Le differenze di sviluppo possono farsi più marcate e sarà necessario continuare il lavoro di pianificazione, il cui perno riguarda l’età e il valore della regina. Le scorte saranno diminuite e se non si rilevano fonti di importazione significative si procederà alla nutrizione con candito. Solo quando le api si saranno pienamente risvegliate si potrà passare alla nutrizione con sciroppo.
In merito ai favi si provvederà alla rotazione verso l’esterno di quelli scuri e man mano che le famiglie lo richiedono si aumenterà lo spazio interno. È però necessario utilizzare favi già lavorati o con miele o anche vuoti mentre si rimanderà l’uso di fogli cerei. La regina sarà oggetto di un giudizio definitivo e accurato. Se si hanno regine marcate non sussistono dubbi sulla loro età, altrimenti se non se ne conosce l’età, si procede ad una valutazione del soggetto (lucidità dell’addome, turgore, condizioni delle ali, agilità, ecc.) e soprattutto della covata (regolarità, estensione, eccesso di maschi, ecc.). Tutti i soggetti insoddisfacenti saranno sostituiti non appena possibile.
PREPARAZIONE AL RACCOLTO
I vari dati e le condizioni raggiunte nel corso delle prime visite in apiario ci consentono ormai di completare il programma di massima. Gli alveari su cui puntare per la produzione sono quelli più sviluppati, usciti bene dall’inverno e rapidamente ripresisi in primavera. È generalmente presente anche una regina giovane. Su questi alveari dovremo attuare soltanto una normale vigilanza e successivamente si provvederà alla nutrizione stimolante e al controllo della sciamatura. Si considererà poi una seconda fascia di alveari in condizioni medie.
Su questa si dovrà intervenire in vario modo per portarli alle condizioni di sviluppo del primo gruppo. Si aggiungeranno favi con covata provenienti da famiglie troppo forti e precoci, si attuerà una intensa nutrizione con candito e con sciroppo in un secondo tempo, e si sostituiranno appena possibile le regine vecchie. Rimane infine una terza categoria di alveari che per molti motivi non hanno tenuto il passo con lo sviluppo dell’apiario. Si tratta di famiglie derivate da riunioni, rimaste orfane, con regine molto vecchie o sofferenti per altre cause. È chiaro che alveari di questo tipo richiedono maggior lavoro e materiale ed è difficile riuscire ad avere da essi una produzione significativa.
Come già ricordato poco sopra, lo scopo finale di tutte le operazioni rimane sempre la pianificazione dello sviluppo degli alveari. In questo modo avremo il vantaggio di uniformare gli interventi richiesti con risparmio di tempo, lavoro e materiale. ottenendo nel contempo la più estesa pate- cipazione dell’apiario alla raccolta.
Un altro principio da tener presente prevede una leggera anticipazione dello sviluppo (mediante la nutrizione stimolante) rispetto al sopraggiungere delle fonti nettarifere. In questo modo le colonie avranno elevate schiere di bottinatrici, pronte all’importazione. Se invece la colonia si sviluppa di pari passo con l’aumentare delle fioriture si avrà poca resa, in quanto il nettare è consumato per lo sviluppo. In altre parole la produzione diventerebbe non il risultato dello sviluppo, ma la sua causa.
VIGILANZA SANITARIA
Concluso l’argomento strettamente tecnico legato alla stagione primaverile, è necessario fare un breve richiamo alla diagnosi primaverile della varroasi. Se in autunno si è provveduto ad inserire i telaini da fondo per la raccolta dei residui invernali è ormai giunto il momento di esaminarli. A differenza dei telaini posti in sede a fine estate, quelli messi in autunno accumulano moltissimi residui cerosi che ostacolano fortemente l’indagine e la rendono incerta. In alternativa alla ricerca diretta delle eventuali Varroe proponiamo un sistema più comodo, sicuro e rapido, eseguibile contemporaneamente su più campioni. Si procede alla completa raschiatura dei residui con una spatolina da stuccatore e si procede quindi ad un loro impasto con mezzo o un bicchiere intero di olio di semi da cucina. A questa prima miscela semifluida e molto grossolana si aggiunge ancora olio, fino ad avere una miscela molto fluida che verrà lasciata per qualche minuto a riposare dentro un comune vaso da miele di plastica. Si osserverà infine la superficie del liquido a luce viva e ad occhio nudo. Poiché il peso specifico della Varroa è inferiore sia a quello dell’olio che a quello della cera, eventuali parassiti vengono a galla. Si ricordi che anche le Braule si comportano ugualmente’ per cui è necessario prestare attenzione nell’esame.
Eseguiti correttamente questi secondi interventi in apiario non resta che attendere l’avanzare della stagione primaverile e sperare in un clima propizio.
Dott. Lorenzo Benedetti.
Fonte: “L’Ape nostra Amica anno VIII n. 2”
…saluti a tutti gli apicoltori…io nn lo sono ma consumo il frutto del vostro lavoro…ho un kg d propoli grezzo vorrei venderlo mi consigliate come fare?…grazie b.fortuna a tutti e alle api soprattutto…