lunedì , 9 Settembre 2024
Lavori del mese: marzo
Ape da miele, Apis mellifera. [Carl Dennis, Auburn University, Bugwood.org]

Lavori del mese: marzo

Come ben sappiamo questo è il mese più delicato e pericoloso per lo sviluppo dei nostri alveari infatti si sa che marzo è sempre un mese capriccioso, con l’alternarsi di belle giornate a giornate piovose e fredde e spesso anche qualche abbondante nevicata. L’apicoltore diligente ed accorto avrà senz’altro fatto la prima visita accertandosi della presenza della covata e della consistenza delle scorte, rimettendo poi tutto a posto come prima in quanto è meglio aspettare ancora per lo svernamento completo. Dentro i nidi troveremo qualche favo vuoto, è meglio toglierlo, specialmente se è annerito, spostando verso il centro i favi più chiari; se sono forniti di miele graffiarli su un lato, dopo qualche giorno graffiare l’altra facciata. Il miele è un ottimo stimolante per le api ed inoltre molto utile per la deposizione di covata fresca.

Sarà probabile trovare qualche alveare orfano, in questo caso è inutile tentare di far allevare regine dalla covata fresca, è ancora troppo presto, è meglio riunire ad altri, se sono sani.

Nel mese di marzo si provvede alla nutrizione stimolante, inducendo così la regina ad una abbondante deposizione, utile per avere al momento della grande fioritura alveari forti e ben forniti di bottinatrici. Per questo è importante conoscere il ciclo di sviluppo dell’ape, si può così calcolare il tempo necessario per avere le api bottinatrici e di conseguenza ottenere dentro l’alveare l’equilibrio necessario fra bottinatrici e nutrici. Qui entra in campo l’importanza della nutrizione a tempo giusto e nella giusta quantità. Marzo è anche il tempo di pensare ai travasi e alla pulizia delle arnie vecchie, questo è un grande aiuto per la lotta contro molte malattie specialmente la nosemiasi. È tempo anche di analisi ed eventuali cure là dove sono state riscontrate delle patologie.

Vorrei ora chiarire un pò l’importanza della nutrizione: quando e come deve essere fatta. Innanzitutto è bene chiarire che la nutrizione è detta di bisogno quando per varie ragione abbiamo alveari con scarse o scadenti provviste, stimolante quando si vuol ottenere una forte deposizione da parte delle regine e questo può avvenire sia in autunno che in primavera, a seconda dello scopo che si prefigge l’apicoltore. In autunno, prima dell’invernamento, subito dopo il raccolto, serve da stimolante per invernare api giovani e abbondanti che troveremo poi a primavera vigorose e pronte a dar vita a nuove famiglie. In primavera generalmente si inizia per bisogno e in seguito come stimolante.

Ci sono due tipi di alimentazione: la nutrizione liquida e la nutrizione solida.

La nutrizione liquida: ci sono svariati modi per praticarla, con vari tipi di nutritori, fra i quali l’apicoltore sceglie in base alla propria comodità. In questo tipo di nutrizione si devono rispettare certi parametri:

  • non si deve mai fare con temperature troppo fredde, le api hanno bisogno di poter volare tutto il giorno per ridurre l’eccessiva umidità;
  •  quando si pratica in autunno è bene levare prima qualche favo pieno di miele da conservare in magazzino per darlo poi graffiato in primavera, porre nell’alveare al loro posto qualche favo vuoto o semivuoto;
  • non riempire eccessivamente i nutritori, dare solo il nutrimento che viene consumato in una notte;
  • integrare lo sciroppo, dopo aver invertito lo zucchero, con vitamine come: aglio, limone, lievito di birra, vino bianco, Pollinvit; non fare confusione mettendo tutto ma mettere solo uno di questi integratori altrimenti si rischia che lo sciroppo venga rifiutato dalle api;
  • nel caso si dovessero aggiungere medicinali nello sciroppo, non aggiungere altri ingredienti per non alterare l’efficacia del medicamento usato;
  • l’autunno e la primavera presto è opportuno fornire uno sciroppo al 60%, pena l’eccessivo accumulo di umidità, e somministrarlo tiepido;
  •  durante questo tipo di nutrizione bisogna stare molto attenti; tutti sappiamo quale piaga sia il saccheggio, specialmente in autunno, cercare di non versare liquido in terra o sopra le arnie, restringere bene le porticine e fare attenzione che i coprifavi chiudano bene specialmente nei nuclei e negli alveari deboli;
  • se questa nutrizione è smodata in autunno c’è il rischio anche della cristallizzazione dello sciroppo dentro i favi soprattutto ai lati dove non è riscaldato dalle api con scarsa possibilità di utilizzo; se troppo smodato in primavera può provocare intasamento dei favi.

Concludendo la nutrizione liquida se fatta con oculatezza e sotto stretto controllo è molto utile altrimenti può essere dannosa. Si pratica la nutrizione a seconda del bisogno e dello scopo che si vuoi ottenere che può essere: la sciamatura anticipata, la formazione di sciami artificiali, la preparazione per il raccolto di polline o la formazione di famiglie per la produzione di pappa reale o per l’allevamento di api regine.

Veniamo ora al candito (o nutrizione solida). Questo tipo di nutrizione ha il difetto di richiedere una preparazione molto lunga e laboriosa, ma presenta moti vantaggi: assenza di saccheggio in tutte le stagioni durante il suo impiego; il candito si conserva bene per lungo tempo; il nutrimento viene posto direttamente sopra le api che non lo devono andare a cercare, il freddo non ostacola perciò la nutrizione, composizione a grana fine con una bassa percentuale di acqua, sufficiente a favorirne l’utilizzazione. Questi  vantaggi  sono apprezzabili soprattutto per salvare le famiglie deboli e gli
sciami tardivi. Il candito può essere preparato anche in casa e certamente sarà migliore di quello in commercio, se non altro per la materia prima impiegata.

Ecco una ricetta per la preparazione di un buon candito (6 kg.).
Attrezzatura necessaria: un fornello a fiamma (gas o legna); una pentola di almeno 35 cm. di diametro; una spatola piatta di legno; un termometro a mercurio con scala fino a 150 °C; un vassoio in lamiera, legno o altro di circa cm. 40 x 50 alto cm. 3-4; carta oleata da porre sopra il vassoio.

Procedimento: preparare 5 chilogrammi di zucchero ed un litro di acqua, portare sulla fiamma e mescolare senza fermarsi perché lo zucchero non caramellizzi fino a completo scioglimento. Fare attenzione, quando inizia l’ebollizione si formerà una schiuma che può fuoriuscire dal recipiente se non abbastanza grande. A questo punto la temperatura sarà di circa 100 °C e salirà molto rapidamente, si dovrà portare fino a 115 °C, massimo 118 °C. A questo punto ritirare dal fuoco. Ora c’è la parte più noiosa, si deve mescolare continuamente fino a che ha inizio la cristallizzazione. Aggiungere 500 g. di lievito di birra e, se si ha a disposizione, 500 g. di miele. Mescolare il tutto e versare nel vassoio sulla carta oleata. Quando il tutto è completamente raffreddato si taglia a fette e si somministra alle api.

Si può mettere anche nel nutritore togliendo l’umbone. Anche se la preparazione è un po’ brigosa provate, senz’altro rimarrete soddisfatti. Come sempre buon lavoro.

Francescatti Pietro

honeystickers

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