In tutta Italia ormai, a ottobre il raccolto nettarifero è finito. Le famiglie di api si apprestano ad affrontare l’inverno: se in qualche zona più mite non sono stati tolti i melari, questi vanno tolti al più presto per dar modo alle api di organizzare il nido per l’inverno.
In questo mese, occorre concentrarsi su quei lavori in apiario che sono fondamentali per impostare la stagione apistica a venire. S’incomincia a preparare gli alveari per l’inverno: questa fase si chiama preinvernamento che consiste nell’esaminare le condizioni generali degli alveari.
Un ottimo invernamento, è la premessa per un buon inizio della stagione apistica.
I controlli consistono: nell’ispezionare esternamente gli alveari e proteggerli dai venti gelidi del Nord; nel vedere se vi è disponibilità di provviste contenenti miele, polline e numero di favi presidiati dalle api per almeno tre quarti; nel ricercare eventuali presenze di malattie e lo stato della regina.
I favi nel nido devono avere nella parte alta dei telaini una fascia di miele di buona qualità, a forma di luna capovolta, di circa sette – otto centimetri. Quelli che contengono melata vanno asportati perché non sono adatti all’alimentazione invernale, essendo poco digeribili. Se troviamo alveari o sciami artificiali con scarsità di provviste, questi vanno alimentati con un’alimentazione solida.
Di solito si ricorre alla somministrazione del candito, quando non abbiamo favi di miele opercolato disponibili prelevati da altre famiglie che ne hanno in sovrappiù o dai favi che abbiamo in magazzino. In questo periodo è da escludere un’alimentazione liquida perché le api, con le basse temperature, non riescono a concentrarla per l’inverno e questo provoca un’alta umidità interna negli alveari, con rischio di malattie come la nosemiasi e l’amebiasi.
Durante le visite dobbiamo restringere il nido: togliendo i favi in sovrappiù e lasciando solo quelli effettivamente presidiati dalle api. I favi neri o ammuffiti, che contengono ancora un po’ di miele, dopo averli graffiati con una forchetta, saranno spostati all’estremità del nido oltre il diaframma per indurre le api a ripulirli e tolti nella prossima visita.
Le api, per un corretto preinvernamento, devono coprire a seconda la zona, un minimo di sei o sette favi da nido. Dopo aver ristretto il nido i favi in sovrappiù, per proteggerli dalla tarma della cera, dovranno essere portati in magazzino e subire lo stesso trattamento dei favi da melario. Dopo che le api si sono spostate all’interno dell’alveare per formare il glomere, la porticina va posizionata frontalmente e ristretta a una grandezza pari alla metà della dimensione del glomere. Nelle zone umide le porticine vanno mantenute larghe pari alla dimensione del glomere. Per favorire la ventilazione è consigliabile creare un altro foro opposto alla porticina d’ingresso. Per le api è valido il detto “testa calda e piedi freddi”.
Possiamo iniziare a coibentare gli alveari, inserendo sotto la soffitta un foglio di poliuretano espanso, senza esagerare troppo per non ridurre la traspirabilità degli alveari, altrimenti creeremo l’effetto opposto e cioè la creazione di molta umidità all’interno degli alveari.
I fondi antivarroa vanno di nuovo inseriti e saranno tolti durante il periodo estivo per favorire l’arieggiamento dell’alveare.
D’ora in avanti gli alveari vanno inclinati sul davanti, per favorire la fuoriuscita di condensa che si forma durante l’inverno all’interno degli alveari o alla ripresa primaverile.
Gli alveari devono essere riparati dai venti freddi mediante staccionate o ripari simili e l’apiario nel suo insieme deve essere lasciato tranquillo. Se non è stato fatto il trattamento risolutivo contro la varroa, si deve farlo al più presto.
Pasquale Angrisani
I vostri consigli sono perfetti. Vorrei chiederle se il dosaggio dell’alimentazione per i nuclei artificiali è esatto. Sto utilizzando del candito con circa 1 kg e mezzo di Miele di Erica, 3 kg di zucchero, due cucchiai di marmellata di limone. E’ giusto?
Grazie
Il dosaggio corretto prevede l’uso di tre parti di zucchero e una di miele, comunque il dosaggio può variare a secondo della consistenza del miele.
E’ importante che il prodotto finale sia morbido ma non fluido per poterlo inserire nei sacchetti di plastica da mettere sopra i coprifavi.
E’ consigliabile preparare sempre un candito proteico aggiungendo il 10 % di polline, precedentemente raccolto, che ha lo scopo di sostenere le famiglie quando queste non trovano nuovo polline nell’ambiente circostante o perché è di scarsa qualità.
Aggiunga durante la fase d’impasto, 3 g. di acido citrico, per ogni kg di candito per facilitare l’inversione dello zucchero da parte delle api.
Grazie
Salve. Vorrei sapere se posso aggiungere latte in polvere nel candito con una parte di miele e tre parti di zucchero a velo e se è si in quale quantità?
Grazie
Certamente Giuseppe, puoi aggiungere del latte in polvere al candito.
Ti allego una ricetta per preparare il candito, l’ho presa dal libro di Alfonso Crivelli” Diventare Apicoltori”:
5 Kg di zucchero a velo;
1.5 Kg di miele;
150 gr. Lievito di birra liofilizzato;
15 gr. di latte scremato in polvere;
150 gr. di farina di castagno o di soia sgrassata;
4 o 5 tuorlo di uova.
L’impasto deve avere una consistenza compatta e non appiccicoso.
Cordialità
Mi scuso per la
domanda stupida, ma da oggi pomeriggio ho il terrazzo invado dalle api che si sono concentrate sulla pianta di alloro e di lavanda. Sono andate via appena si è fatto buio ma non avevo mai visto una cosa simile abitando in città… possibile che ad ottobre sciamino? Uno sciame era passato a giugno ma senza fermarsi. Grazie