giovedì , 14 Novembre 2024
Crisi e opportunità per il settore apistico in Italia: analisi e dati aggiornati

Crisi e opportunità per il settore apistico in Italia

Il settore apistico in Italia si trova ad affrontare una serie di sfide significative che minacciano sia la produzione che la sostenibilità delle aziende coinvolte. Con oltre 72.000 apicoltori e più di 1 milione di alveari, questo settore ha visto un aumento della produzione, ma le difficoltà legate ai costi di produzione e alla concorrenza di mieli esteri di bassa qualità mettono a rischio il suo futuro. Un recente rapporto del CREA offre uno spaccato dettagliato sullo stato attuale dell’apicoltura, le sue opportunità e le minacce da affrontare.

Il contesto attuale dell’apicoltura italiana
L’apicoltura italiana si caratterizza per la sua crescita continua, come evidenziato dai dati del censimento Istat del 2020, che ha registrato un aumento del 57% degli alveari rispetto al 2010. Questo incremento è il risultato di un numero crescente di aziende agricole, che attualmente superano le 22.000 unità. Nonostante il notevole aumento della produzione, che nel 2022 ha raggiunto le 23.000 tonnellate, la domanda supera di gran lunga l’offerta, costringendo il paese a importare 26.500 tonnellate di miele, per un valore di circa 100,8 milioni di euro.

La concorrenza internazionale, in particolare dai mieli di bassa qualità provenienti dall’estero, rappresenta una seria minaccia per i produttori italiani, già appesantiti da un aumento dei costi di produzione. I cambiamenti climatici, inoltre, si dimostrano un fattore determinante che influisce negativamente sulla salute delle api e sulla produttività degli alveari, rendendo la situazione ancora più critica.

Geografia della produzione apistica: differenze regionali
La distribuzione delle aziende apistiche in Italia mostra un forte predominio delle regioni del Centro-Nord, dove si concentra oltre la metà della produzione nazionale. Al contrario, le aziende meridionali, pur essendo numericamente inferiori, tendono ad avere dimensioni maggiori. Tuttavia, la superficie agricola utilizzata rimane molto ridotta; nel 74% dei casi si tratta di aziende con un orientamento misto, che combinano attività agricole e apistiche. Queste dimensioni, che nel 50% dei casi non superano l’ettaro, pongono ulteriori sfide gestionali e produttive.

Le aziende nel Centro-Nord usufruiscono di una rete di supporto e di servizi che facilita le pratiche di allevamento e coltivazione. Le misure attuative della programmazione 2023-2027, previste per affrontare le problematiche del settore, prevedono risorse significative, con oltre 83,8 milioni di euro di investimenti, una parte dei quali stanziata dalla Politica Agricola Comune.

Investimenti e prospettive future
Il comparto apistico ha recentemente attirato crescente attenzione istituzionale e commerciale. Con la programmazione di fondi per il periodo 2023-2027, si mira a rafforzare le capacità produttive e a garantire migliori condizioni di mercato per i produttori locali. Di questi fondi, il 30% proviene dalla PAC, mentre il restante 70% è cofinanziato con risorse nazionali, a sottolineare l’impegno del governo nel sostenere una filiera essenziale per l’economia rurale.

L’Italia è ricca di biodiversità apistica, vantando circa 30 varietà di mieli uniflorali e diverse tipologie di millefiori, fortemente caratterizzate da peculiarità territoriali. Questa varietà rappresenta una potenziale risorsa per i produttori locali, che possono puntare su un posizionamento di mercato di qualità, differenziandosi dai mieli di massa di importazione.

La relazione tra i produttori e i consumatori sta cambiando, con un crescente interesse per i prodotti locali e sostenibili. Tale cambiamento potrebbe rappresentare un’opportunità per il settore apistico italiano di riequilibrare le forze in campo e consolidare la sua posizione di mercato a livello nazionale e internazionale.

Elisabetta Cina
Fonte: gaeta

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