venerdì , 17 Maggio 2024
Come produrre api regine di qualità a livello amatoriale
Foto di Antonio Angrisani

Sostituzione della regina: perché, quando, come. Seconda parte.

Dunque, prima di arrivare ad affrontare l’argomento della sostituzione della regina, abbiamo ritenuto opportuno soffermarci su tante considerazioni che l’apicoltore spesso sottovaluta o addirittura tralascia. Sono invece le riflessioni che distinguono il valido apicoltore dall’ «individuo che possiede le api»; (conosco molti individui che possiedono api, senza conoscerle a fondo. Pochi di loro producono medie elevate di miele … e solo per merito delle api stesse e della natura generosa che le circonda).

I metodi per sostituire le regine sono moltissimi. Considerando le «varianti», ne potrei descrivere una ventina… ma anche qui crediamo che sia più importante capire il meccanismo biologico che presiede al ricambio, piuttosto che imparare meccanicamente le cose da fare.

Esaminiamo allora i fattori che favoriscono o meno un cambio di regina. Conoscendoli e mettendoli in relazione con il nostro caso concreto, potremo scegliere un metodo e scartarne un altro e … l’esperienza farà il resto. “

La ricerca ha dimostrato che le api avvertono la presenza della regina nell’alveare da molteplici fattori biochimici. Quelli prevalenti sono i feromoni dalla regina stessa e dalla covata. (Come tutti gli apicoltori sanno, la presenza di covata femminile giovane  uova e larve  dà alle api la certezza della non orfanità … Le api lo sanno meglio di noi e anche a seconda della presenza di larve e uova, che potremmo dire « profumate», accettano la nuova regina).

Elenco dei fattori che favoriscono l'accettazzione delle api regine

Per questo, in un alveare orfano da più di 8-10 giorni, se si deve fornire una nuova regina è molto meglio accompagnarla con un paio di favi di covata giovane.

Molte sostanze chimiche speciali vengono secrete da altrettante ghiandole socrine ed endocrine della regina.

Possiamo immaginare i feromoni come sostanze fortemente aromatiche, che caratterizzano il sapore del cibo scambiato in continuo tra le api (trofallassi) e un po’ meno intensamente, anche l’odore che circola nell’alveare.

Il meccanismo del sapore è il più importante. Le operaie che accudiscono la regina la nutrono spesso … e ricevono da lei una certa quantità di feromoni secreti dalle ghiandole endocrine. Le operaie nutrici della regina si scambiano con molta frequenza. Così in continuazione nutrici che hanno ricevuto una dose di feromoni vanno a scambiare cibo con altre operaie… e cedono loro una frazione di «sapore di regina», che di bocca in bocca si diffonde (sempre più diluito, ma pur sempre avvertibile) alla totalità della popolazione dell’alveare.

Si stima che il passaggio di feromoni reali alle decine di migliaia di individui di un alveare ben sviluppato richieda dalle 24 alle 36 ore di tempo. Dunque un alveare forte, prima di «accorgersi» di essere orfano o di avere una nuova regina, impiega un certo tempo. Un’altro meccanismo di cessione di feromoni esocrini reali alle operaie della corte, avviene tramite le frequenti «leccate» di queste al corpo della regina (ghiandole addominali del III, IV, V, VI urotergite): un altro «sapore reale» che circonda nell’alveare e tramite la trofallassi.

Infine dobbiamo ricordare che la regina emette feromoni che stimolano irresistibilmente le api giovani a nutrirla, altri feromoni che inibiscono lo sviluppo dell’apparato oviproduttore delle operaie, e altri ancora che regolano la ripartizione dei compiti e quindi le funzioni vitali dell’alveare.

Probabilmente molti altri fattori sono ancora ignoti alla ricerca scientifica sulle api, ma gli elementi che abbiamo elencato sono più che sufficienti a guidarci nella meccanica del ricambio. Innanzitutto sappiamo che una buona regina giovane ha un potenziale feromonico più elevato di una regina anziana.
Sappiamo anche che le api, di norma, si oppongono ad un cambio brusco di regina e che (sempre di norma) reagiscono male alla compresenza di due regine di comparabile potenziale.

Il meccanismo di «rifiuto» si estende anche alle api operaie estranee: le accompagnatrici in gabbia con una nuova regina sono fortemente caratterizzate da un sapore estraneo per l’alveare che le deve accettare. Di più: saranno le prime a rispondere alle richieste reali di pappa, ostacolando il flusso feromonico dalla nuova regina all’alveare. La tendenza al rifiuto (e all’aggressività reciproca) è tanto più elevata quanto più anziane sono le operaie dalle due parti (in gabbia e fuori) e quanto più a lungo un alveare è rimasto orfano

Possiamo concentrarci ora sulla situazione ideale che dovremmo realizzare per favorire al massimo il cambio di regina nel nostro alveare. Per agire in maniera ottimale dovremmo far calare gradualmente la presenza della vecchia regina innalzando con la stessa gradualità la presenza della nuova. In questo tempo dobbiamo impedire alle api più aggressive dell’alveare le operaie anziane di «aggornitolare» la nuova regina.

La tendenza all’aggomitolamento sarà inibita man mano che il dominio feromonico si estenderà nella popolazione e si stabilizzerà la nuova condizione. I feromoni della nuova covata saranno determinanti nei giorni successivi alla libera circolazione della regina nell’alveare. In ogni caso la prima settimana sarà critica: l’alveare non deve essere mai disturbato in questa fase. Dunque il metodo ideale  che non esiste  di inserimento della nuova regina dovrebbe massimizzare i fattori di accettazione e minimizzare quelli di rifiuto.

Traiamo le conseguenze logiche di quanto sin’ora esposto.
  1. Togliamo all’alveare la regina preesistente. Eliminiamola se molto vecchia e poco valida. Conserviamola con uno sciametto se giovane e ancora molto valida.
  2. Le api si accorgeranno della mancanza della vecchia regina a poco a poco. Impiegheranno da pochi minuti (baby-nucleo) a un paio di giorni (famiglia al massimo di sviluppo numerico) per percepire il calo del «sapore » caratteristico delle loro regina.
  3. Contemporaneamente all’asportazione della vecchia, possiamo introdurre la nuova regina, purché non sia aggomitolabile: dunque protetta da una gabbietta o da una griglia.
  4. La nuova regina sarà posta a contatto preferenziale con api nutrici, dunque vicino a covata aperta: larve e uova. Se assenti, aggiungeremo le une e le altre prendendole da un altro alveare.
  5. Le accompagnatrici non sono più necessarie, anzi impacciano l’accettazione: eliminiamole dalla gabbietta. La regina, da sola, richiederà cibo «imperiosarnente»: le nutri ci esterne alla gabbietta, fornendoglielo, avvieranno il meccanismo di accettazione.
  6. Potremo liberare la regina dopo un paio di giorni meccanicamente … ma il nostro intervento e il fumo potrebbero creare confusione con il rischio di aggomitolamento … meglio allora prevedere un meccanismo automatico di rilascio: un tappo di candito abbastanza duro che le api riescano a rosicchiare in circa 36-48 ore.
  7. Più ridotta è la popolazione, più giovani sono le api che la costituiscono, più facile, rapida e stabile, sarà l’accettazione. Possiamo, al limite, far «perdere il volo» all’alveare spostandolo di qualche metro (aumenta la percentuale di api giovani) rimettendolo al suo posto dopo un paio di settimane.
  8. Per sicurezza estrema, possiamo fare uno sciame artificiale con 3 favi di covata aperta (api nutri ci), rinforzandolo con lo scrollo di tutte le api .di altri 2 o 3 favi. Introdurremo nello sciame la nuova regina: le api di volo rientreranno nel ceppo, le api di casa accetteranno la nuova regina con facilità. Dopo 10 giorni potremo asportare la vecchia regina dal ceppo e dopo 24 ore fare una riunione dello sciame con la tecnica del foglio di giornale.

Concludendo, i metodi sono tanti, ma i criteri da tenere presenti sono abbastanza pochi. Ragionando con un po’ di attenzione e di esperienza, saremo in grado di esaminare tutti i metodi di introduzione che troviamo descritti sui libri o raccontati dagli amici,e valutarli, sperimentarli e adattarli alle nostre esigenze e preferenze. Gli insuccessi sono sempre possibili… ma   a meno di errori grossolani saranno tanto rari da costituire l’eccezione, non la regola.

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Paolo Sartorelli “La città delle Api”

Info Redazione

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2 Commenti

  1. che crudelta’ eliminare una povera regina dopo quello che vi ha dato,vergognatevi.

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